4 agosto

Caro direttore, i famosi undici milioni di elettori nel referendum; il 15% di quelli delle elezioni europee; il grande popolo della pace eccetera non sembrano trovare una rappresentanza politica unitaria. E Dio sa quanto sia necessaria! Sono certo che tu mi risponderai che c’è Rifondazione, lo so, ti seguo con simpatia e non a caso scrivo al tuo giornale, ma non basta. Mussi e Berlinguer hanno la loro storia, Diliberto è allergico a Bertinotti, Pecoraro Scanio guarda solo il suo ombellico e Casarini non accetta di essere rappresentato da nessuno. Cremaschi dice cose giuste ma sembra non intendersi con Epifani. Non proseguo ma insisto, ci vuole unità nella sinistra di alternativa altrimenti Rutelli ci porta a fare gli assistenti di un centro sinistra che è la fotocopia del centro destra.

Mario Scarlatti, via e-mail

Caro direttore, ho letto sul “Corriere della sera” l’intervista rilasciata dall’on. Rutelli e non volevo credere ai miei occhi. Rutelli dice su per giù: «se andremo al governo sulla legge Biagi e Moratti non accetteremo condizionamenti da Rifondazione comunista». Io che sono un metalmeccanico mi chiedo cosa cambia, che senso ha fare accordi con l’Ulivo se poi alla fine fanno la stessa cosa che ha fatto Berlusconi. Capisco che Rutelli non rappresenta il centrosinistra, che ci sono varie anime, credo però che la discussione sul programma cominci in salita.

Ivano Mantovani, Ospitaletto (Bs)

Caro direttore, mentre nella sinistra di alternativa (quella che tu chiami sinistra-sinistra) c’è tanta discussione spesso inutile o utile solo a creare nuovi steccati nel resto del centro sinistra, invece, ci sono solo dichiarazioni come quelle di oggi, di Rutelli che fanno dell’Ulivo una copia della Casa delle Libertà.

Alfredo T., via e-mail

Caro Curzi, dopo il dalemiano Nicola Rossi (per cui, se torniamo al governo, non dovremo cambiare la legge del centrodestra sulle pensioni), poteva mancare Rutelli? Per lui – che già ha preannunciato dall’America che, se vince Kerry, la nostra partecipazione alla guerra in Iraq non sarà cancellata – la riforma Moratti, se vinciamo, non deve essere abolita, ma “sperimentata”. E la legge sul mercato del lavoro, se vinciamo, non andrà abolita, ma appena appena “ritoccata”. Stesso discorso accenna, in linea con Rossi, sulla legge previdenziale. E’ chiaro che, a queste condizioni, potremmo vincere le elezioni ma perderemmo politicamente e socialmente. Ha fatto bene Bertinotti a rispondergli subito per le rime. Ma rimane tutto in piedi l’angoscioso dubbio: è con questi berlusconiani sbiaditi che pensiamo di poter realizzare l’alternativa al berlusconismo?

Michele Di Giovanni, via e-mail