25 febbraio: marcia per i diritti e la sicurezza nei trasporti.

Intervista a Savio Galvani, dirigente dell’Orsa

TRASPORTI – SOSTENIAMO LE LOTTE DEI LAVORATORI

I lavoratori delle ferrovie, a grande maggioranza, hanno scioperato per 24 ore, dalle 21.00 di giovedì 10 febbraio scorso, fino alle 21.00 del venerdì successivo. Questo sciopero, è stato indetto e portato a termine affinché venisse accolta la richiesta di sicurezza per chi lavora e chi viaggia, in particolar modo dopo il terribile incidente di Crevalcore, avvenuto lo scorso 7 gennaio ed in cui hanno perso la vita 17 persone. Ne parliamo con Savio Galvani, ferroviere di Rimini, nonché dirigente dell’Orsa.

Come mai questo sciopero di 24 ore?
Lo abbiamo fatto insieme ai sindacati confederali e, anche se gli ultimi atteggiamenti di Cgil – Cisl – Uil e gli altri sindacati autonomi non ci sono piaciuti affatto e le loro rivendicazioni fossero annacquate e piene di contraddizioni rispetto a quelle decise in assemblea, noi abbiamo scioperato lo stesso per non rompere il fronte unitario nella lotta.
In effetti, questa loro iniziativa è apparsa a tutti come un tentativo portato avanti a qualunque costo, anche resistendo alla precettazione del Ministro, per cercare di recuperare un minimo di credibilità con i ferrovieri ormai caduto piuttosto in basso, più che a sostegno di una vertenza vera e propria.
Anche perché i contenuti della vertenza non sono stati condivisi neppure dai delegati e dai quadri dei sindacati riuniti in assemblea il 27 gennaio scorso.
Infatti, in quella circostanza, quasi tutti gli interventi hanno sottolineato l’esigenza di modificare l’impostazione del documento elaborato dalle segreterie nazionali, senza per altro, ottenere alcun riscontro. Quell’assemblea si è conclusa in gran fretta e senza neppure un documento finale da votare, non è stato un bell’esempio di democrazia, ma solo l’ennesima occasione perduta.

Quali sono le critiche maggiori che muovete ai sindacati confederali?
Per noi è fondamentale che nel sindacato ci sia democrazia e, per praticare concretamente questa democrazia, è necessario che i vertici sindacali seguano le direttive che provengono dai lavoratori, che sono gli unici soggetti a poter stabilire istanze e rivendicazioni, in quanto vivono i disagi del lavoro quotidiano. È per noi inaccettabile che il sig. Pezzotta arrivi a sostenere che i lavoratori debbano adeguarsi alle direttive delle centrali sindacali, semmai deve essere il contrario! Ad esempio, è stato un fatto gravissimo che i dirigenti dei sindacati confederali nell’assemblea generale dei ferrovieri, svoltasi a Bologna il 12 gennaio scorso (a pochi giorni dal disastro di Crevalcore), abbiano stroncato il dibattito, non accogliendo la richiesta di scioperare dalle 21.00 di domenica 16 gennaio, fino alle 21.00 del giorno dopo: questa, difatti, era la volontà dei lavoratori, che in quella sede hanno ribadito con forza e decisione come sia fondamentale il diritto alla sicurezza sia per chi lavora, ma anche per chi viaggia.

Nello specifico, quali sono state le vostre rivendicazioni nelle varie mobilitazioni ed in quest’ultimo sciopero (rivendicazioni ancora attuali, perché nessuna delle vostre richieste è stata accolta), in particolar modo dopo la tragedia di Crevalcore?
Noi chiediamo nuovi investimenti nel settore ferroviario, in primo luogo per migliorare l’apparato tecnologico ed infrastrutturale complessivo (non soltanto orientato come ora alla sola realizzazione dell’alta velocità), troppo spesso carente ed insufficiente a reggere i traffici ferroviari odierni. Allo stesso tempo, si devono eliminare quelle che definiamo “tecnologie cattive”, come ad esempio il Vacma, cioè il sistema che obbliga il conducente del treno a schiacciare un pedale ad intervalli di pochi minuti per dimostrare di essere “vigile” (in realtà questo sistema, come si è visto a Crevalcore, può procurare distrazioni alla guida e quindi diventare pericoloso, non garantisce alcuna sicurezza, ma un inutile espediente per introdurre il macchinista unica alla guida dei treni). Un altro punto prioritario delle nostre rivendicazioni è una revisione degli orari di lavoro e dell’organizzazione del lavoro, necessaria per evitare turni massacranti che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti ed i turni a macchinista unico. Inoltre, come in altre categorie lavorative, anche nelle ferrovie stanno avanzando privatizzazioni ed esternalizzazioni, che noi rifiutiamo decisamente; così come vogliamo contrastare le diffuse forme di precariato presenti nel nostro contratto di lavoro. Infine, rivendichiamo il ritiro dei licenziamenti e delle sanzioni comminate ai ferrovieri che hanno denunciato le carenze di sicurezza nelle ferrovie: tutto ciò per garantire maggiori diritti e garanzie ai lavoratori e, di conseguenza, più sicurezza non solo per i ferrovieri, ma anche per i passeggeri.

Lei crede che sia possibile un fronte unitario tra i lavoratori delle ferrovie ed i passeggeri per poter contrastare l’azione governativa e far valere i diritti di tutti, alla luce anche delle recenti proteste (avvenute in Piemonte ed in Lombardia), portate avanti da alcune associazioni di utenti del trasporto ferroviario?
Non solo credo che questo fronte unitario sia possibile, ma anche necessario, soprattutto se vogliamo veramente incidere sui problemi veri di questa azienda! Insieme a tanti altri soggetti del mondo dei trasporti (non solo dell’ambito delle ferrovie), abbiamo promosso per il 25 febbraio prossimo una giornata di mobilitazione nazionale per i diritti e la sicurezza, a cui hanno già aderito le associazioni degli utenti. Credo che sia una buona occasione per confrontarci in merito alle problematiche legate ai trasporti e per tentare di cominciare ad organizzare iniziative di lotta comuni lavoratori – utenti, affinché le richieste di diritti e sicurezza provengano da un fronte unito, forte ed ampio.

Quali interventi richiederebbe ad un eventuale governo di centro – sinistra nel settore delle ferrovie?
L’eliminazione totale della precarietà (Legge 30 e pacchetto Treu), ripristino del sistema di regole certe (clausola sociale) per il servizio pubblico pre-esistente alle derive delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. Ma, soprattutto, bisognerà al più presto ridare ai lavoratori la possibilità di decidere sul proprio futuro, per mezzo di una legge sulla rappresentanza che renda obbligatori e vincolanti i referendum sui contratti e sugli accordi più importanti che regolano il rapporto di lavoro. Il Partito della Rifondazione Comunista dovrebbe porre con decisione anche questi importanti paletti programmatici, nel momento in cui discute di accordi di governo con il centro-sinistra.