Un anno gonfio, premonitore, il ’68 alle porte, anzi già dentro. Sangue all’Università, a Roma Paolo Rossi, uno studente socialista di Architettura, viene colpito a morte durante gli scontri che si verificano alla Sapienza, dove i militanti di estrema destra pretendono di invalidare le elezioni del parlamentino universitario.
La morte di Paolo Rossi porta la tensione alle stelle, l’Ateneo è in agitazione. Non solo a Roma, il 2 maggio in tutte le università italiane gli studenti scendono in piazza. Il ’68 annunciato. Dopo quattro giorni di barricate, il rettore Ugo Papi chiama la polizia a far sgomberare La Sapienza occupata. Il palazzo è investito in pieno, con il governo di centro-sinistra che rischia la crisi. I “capelloni” stanno per lasciare la scena al movimento studentesco.
Ma già l’inizio del nuovo anno è drammatico, profondo rosso, rosso di guerra. E’ il 9 gennaio, 7.000 elicotteri Usa, con una spettacolare invasione, lanciano sul Vietnam del Sud, contro i vietcong, l’Operazione Trappola, una nuova escalation di quella sporca guerra destinata a durare dieci anni, con milioni di vittime, il napalm e l’Apocalipse now. In maggio cade Da Nang e il governo-fantoccio di Kao Ky, invano e cruentemente sostenuto dagli americani; in giugno aerei americani effettuano un bombardamento a tappeto su Hanoi e Haiphong; in Italia, in Europa, in America milioni di persone danno vita a grandi manifestazioni di protesta.
Sullo sfondo del napalm Usa che agita la scena mondiale, c’è un’Italia inquieta e in mutazione, nella sordità dell’establishment.
Il governo è un brontosauro quadripartito saldamente in mano dc, con Moro presidente del Consiglio. E’ il governo che va a schiantarsi sulla scuola, quando, il 20 gennaio, alla Camera arriva la legge per l’istituzione della scuola materna statale (sino a questa data il campo è un esclusivo feudo dei vari ordini religiosi, qualcosa come 1.822 scuole, 35.000 suore e 1.260.000 bambini, un bel bottino, anche sotto il profilo del controllo delle coscienze). Foto d’Italia 1966: un pugno di ferro clericale a voto segreto affossa la legge (250 sì 221 no), ma la successiva votazione, effettuata a voto palese per evitare i franchi tiratori, ottiene il risultato opposto: la legge passa e Moro deve dare le dimissioni. Così come Rumor, al tempo segretario della Dc.
Acque agitate tra le varie correnti scudocrociate, ci vogliono due mesi perché Moro ce la faccia a varare il suo terzo governo, un altro quadripartito doc, con Nenni vice-presidente del Consiglio, Andreotti all’Industria, Fanfani agli Esteri, Taviani agli Interni, Colombo al Tesoro, Scalfaro ai Trasporti, i socialisti Giacomo Mancini ai Lavori pubblici e Giovanni Pieraccini al Bilancio. E’ il governo-monstre che fa lievitare i posti dei sottosegretari fino alla quota mai vista di 46 (ampiamente battuta nel 2006 dal governo Prodi…).
La Scuola materna statale, ma anche l’Ora legale, che è introdotta per la prima volta il 22 maggio. E anche la prima volta di Giovanni Agnelli che, dopo l’uscita di scena del duro deus ex machina Vittorio Valletta, a 45 anni diventa presidente della Fiat.
Ed è la prima volta anche dell’Obiezione di coscienza, quando un militare di leva, ormai prossimo al congedo, Maurizio Ferrini, si dichiara obiettore di coscienza, e contesta le stellette: arrestato e condannato dal tribunale militare a un anno e otto mesi. Grandi polemiche, grandi solidarietà ma anche grandi repulse; e don Lorenzo Milani, il parroco di Barbiana, quello della famosa “Lettera ad una professoressa”, scende decisamente in campo in difesa del movimento degli obiettori, in nome del Vangelo. Lo attaccano violentemente e lui contrattacca trovando spazio su Rinascita, la rivista ufficiale del Pci. Don Milani e il direttore del periodico vengono trascinati in giudizio con l’accusa di apologia di reato. Il coraggioso prete sarà condannato a cinque mesi di carcere: la sentenza gli arriverà il 28 ottobre 1967, quando lui è già morto.
Addio vecchio glorioso Psi. Il 30 ottobre al Palazzetto dello sport di Roma, previa fusione con il Psdi, nasce il Psu, Nenni presidente: dovrebbe essere un battesimo, ma è l’inizio di un funerale (reggerà infatti solo fino al 1969). Quanto al Pci – una forza che sfiora il 28 per cento – l’anno si apre, il 25 gennaio, con quell’undicesimo congresso che vede la “sinistra” di Ingrao perdere e la “destra” di Amendola-Napolitano vincere. Togliatti è morto da due anni e Longo è il nuovo segretario.
Il capitalismo va, il boom economico tira ancora, nasce il Cipe (Comitato interministerale per la programmazione economica), nasce la Montedison (con la “madre di tutte le fusioni”, quella tra la Montecatini e la Edison), il Sant’Uffizio, (meglio tardi che mai), manda in soffitta del tutto il “L’indice dei libri proibiti”, mentre a Pechino sulla grande piazza della “pace celeste” sfilano 5 milioni di giovani sventolando il libretto rosso della “rivoluzione terrestre”. Il mito dei 100 fiori e delle guardie rosse (in Cina arrivano ad essere 25 milioni) fiorisce anche da noi (a sinistra del Pci).
Un anno gonfio, foriero. Si rivela tragicamente profetico il film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”, tema la selvaggia speculazione edilizia che stravolge il Paese: il 29 luglio alle 4 del mattino una gigantesca frana si abbatte su Agrigento, spezza in due la collina, e fa slittare a valle migliaia di abitazioni. 9.970 persone restano senza casa, una inchiesta governativa appurerà che, a ridosso della Valle dei Templi, si sono costruite oltre 6.000 abitazioni senza licenza. E in novembre Firenze finirà sotto l’Arno.
Il 24 dicembre il Tribunale internazionale “Bertrand Russel” denuncia a tutto il mondo le atrocità degli Usa in Vietnam. Finisce l’anno.