Da Togliatti a Berlinguer

berlinguer togliattidi Alexander Höbel

Milano, Centro culturale Concetto Marchesi, 25 gennaio 2014

1. Non è semplice tentare di individuare il rapporto – fatto di continuità e differenze – tra queste due figure di dirigenti comunisti, dei quali quest’anno ricorrono due importanti anniversari, il 50° della scomparsa per Palmiro Togliatti e il 30° per Enrico Berlinguer. Le loro figure fanno ancora discutere appassionatamente i compagni e gli studiosi, con interpretazioni e giudizi anche molto diversificati. Vi è ad esempio chi vede in Berlinguer l’ultimo dei togliattiani, e chi invece evidenzia un suo distacco da quella impostazione. A mio parere la matrice togliattiana del pensiero e dell’opera di Berlinguer è innegabile; ma la continuità di fondo non deve farci perdere di vista le differenze, e anche i limiti della lettura del togliattismo data da Berlinguer.

Occorre, credo, evitare di cadere in due posizioni estreme, entrambe sbagliate: quella dell’apologia e della mitizzazione acritica, da un lato, e quella che tende a fare di Berlinguer una sorta di capro espiatorio, responsabile delle sconfitte e del declino del Pci (in particolare negli anni successivi alla sua morte), evitando così di analizzare più a fondo cause e fattori di quella che si configurò, a partire dal fallimento della solidarietà democratica, come una vera e propria impasse strategica. I tempi, insomma, cominciano a essere maturi per un giudizio equilibrato, il più possibile distaccato, un giudizio cioè di carattere storico, anche sull’opera di Berlinguer oltre che su quella di Togliatti.

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