di Mauro Gemma
Giustamente i comunisti in Italia hanno finora concentrato la loro attenzione e iniziativa di mobilitazione e denuncia sui drammatici costi umani che la scalata aggressiva dell’imperialismo e dei suoi servi fascisti in Ucraina, accompagnata dalle minacce nei confronti della Russia attaccata ai suoi confini, ha provocato tra la popolazione martoriata del Donbass.
Sarebbe ora sicuramente importante anche ricordare gli effetti drammatici, in termini di costi economici e di ricadute sulle condizioni di vita di molti cittadini del nostro paese, che la politica di guerra verso la Russia sta per produrre (e francamente stupisce che, dal fronte sindacale, non si sia neppure avviata qualche riflessione a riguardo).
Le sanzioni che la Russia ha deciso nei confronti dei paesi dell’Unione Europea, come comprensibile ritorsione ad altre misure di embargo, avranno conseguenze pesantissime per l’Italia, quantificate per ora in circa 200 milioni di euro (ma sono stime al ribasso, dal momento che fonti della Coldiretti parlano di danni per 700 milioni di euro link).
Non si tratta solo della possibilità di vedere drasticamente ridotte le forniture energetiche indispensabili al nostro paese. Interi settori produttivi (si pensi solo all’agro-alimentare, particolarmente messo a rischio dalle sanzioni russe) pagheranno costi inauditi. Un numero grande di piccole e medie imprese rischia addirittura il fallimento. Migliaia di lavoratori potrebbero perdere il loro stesso posto di lavoro. E la paura sta crescendo in molte parti del nostro paese. Chissà come stanno guardando al loro futuro, ad esempio, molti piccoli e medi imprenditori e lavoratori di quell’Emilia Romagna che rappresenta un serbatoio di voti per quel PD oggi attestato, più di altri partiti dell’arco parlamentare, su una linea di particolare aggressività verso le autorità di Mosca, a rimorchio dei settori più oltranzisti dello schieramento imperialista e senza alcuna considerazione per gli stessi interessi nazionali dell’Italia?
Per questa ragione, è anche nell’azione di denuncia puntuale alle lavoratrici e ai lavoratori italiani del ruolo devastante svolto in questa vicenda dal governo Renzi (e dal Partito Democratico, in primo luogo) che devono impegnarsi i comunisti del nostro paese.
I lavoratori italiani devono sapere chi è responsabile delle politiche aggressive e guerrafondaie che tanto insidiano anche le loro condizioni materiali di vita. E prendere coscienza.