La proposta di Renzi sulla riforma del mercato del lavoro

Dichiarazione di Stefano Barbieri, segreteria nazionale PdCI

renzi popLa proposta di Renzi sulla riforma del mercato del lavoro per ora è solo una somma di appunti generici e molto sommari.

A fronte dei dati ISTAT, che confermano quanto diciamo da tempo e cioè che la disoccupazione ha ormai raggiunto livelli di massa particolarmente devastanti tra le giovani generazioni (41.6 %) stabilizzando di fatto la povertà per larghi strati della società italiana, storicamente mai così alti dal 1977 stabilendo così un nuovo record in negativo, sono necessarie riforme strutturali nette e investimenti pesanti al servizio di un piano industriale e per il lavoro del quale francamente non si vede traccia nella proposta avanzata dal segretario del PD.

Di certo manca l’indicazione di una scelta non più rinviabile quale quella dell’intervento pubblico nell’economia del Paese senza la quale nessuna proposta vincolata alla sola iniziativa delle aziende  e delle regole del mercato ha il minimo di senso e di credibilità.


Va capito poi dove si pensa di recuperare le risorse per investire nel mercato del lavoro se non ci si decide ad attivare una seria Legge Patrimoniale ed una tassazione degna di questo nome sulle rendite finanziarie e nessuna di queste due cose pare contenuta nelle proposte di Renzi.

Se si vuole dare prospettiva di lavoro ai giovani e competitività alle aziende, vanno cancellate le riforme Fornero sul lavoro e sulle pensioni, riforme certamente figlie delle politiche dei governi Berlusconi prima e Monti poi, ma di fatto continuate dal Governo mezzo destro e mezzo centrosinistro di Letta e Alfano.

Da sempre sosteniamo la necessità di una legge sulle rappresentanze sindacali che invece non è mai stata fatta, si tratta ora di capire come la vuole il PD nel momento in cui la propone, così come non si capisce come si intende affrontare la cancellazione delle 46 forme contrattuali previste e immaginiamo che le tutele crescenti di cui si parla nella proposta prevedano anni di precarietà e di libertà di licenziamento per i nuovi assunti fino alla stabilizzazione del rapporto di lavoro. Così non si esce dalla crisi e non si rilancia l’occupazione in Italia.

Serve un’altra idea dell’economia e del lavoro e noi proponiamo a tutte le forze della sinistra un confronto che parta da questi temi per costruire un fronte unitario che disegni un’altra idea di società.