“Contro la privatizzazione abbiamo costretto il sindacato a scioperare”. Parla un autista di Genova

di Fabio Sebastiani | da www.controlacrisi.org

Continua la lotta degli autisti di Genova. Ieri pomeriggio dopo la rottura delle trattative con il sindaco Doria, che ha tentato di far passare un’altra stagione di sacrifici, hanno proclamato un nuovo scipoero per oggi. Si tratta di una lotta dura, che sta infiammando al città di Genova ed ha visto la solidarietà anche dei lavoratori degli altre aziende partecipate. Una solidarietà che ha varcato i confini. Da Pisa,intanto, fanno sapere che sono pronti a scioperare anche loro. Da Roma, gli autisti aut organizzati dopo una prima fase della protesta, culminata con una manifestazione sotto le finestre del sindaco, hanno indetto una assemblea per dare una sterzata e puntare dritti all’obiettivo, che in questo caso riguarda le condizioni di lavoro e gli organici. “Siamo vicinissimo ai colleghi di Genova – dice la leader del movimento romano, Micaela Quintavalle,in una dichiarazione a Controlacrisi – . La protesta contro la privatizzazione delle aziende municipalizzate ormai è dilagante. Ricevo e-mail da Palermo, Firenze, Torino e tantissime da Genova. I media non hanno dato loro il risalto che meritano.

Di sicuro la tragedia in Sardegna ha spostato il fascio di luce polarizzata ma dobbiamo fare attenzione a questa forma di protesta che rischia di colpire tutta l’Italia. Noi partiremo da Roma nei prossimi giorni per sostenere la loro protesta e con forza gridiamo loro di resistere e non mollare. Solo uniti ed insieme ce la potremo fare. Vogliono la privatizzazione? Noi risponderemo con un movimento nazionale”. Controlacrisi ha intervistato Luca Bruzzo, uno dei tanti autisti di Genova che hanno deciso di rompere gli indugi e passare all’azione. A Genova la forza degli autisti è stata tale che hanno costretto il sindacato a dichiarare uno sciopero che in un altro momento non si sarebbero nemmeno sognati di dichiarare.

Quali sono le ragioni principali della vostra protesta?

Le ragioni principali sono quelle della privatizziaone e di un accordo non rispettato da parte del Comune di Genova. A maggio abbiamo firmato un accordo molto sofferto perché ogni dipendente ci ha lasciato 1.500 euro e ciqnue giorni di ferie. Il sindaco si era impegnato a ricapitalizzare. Non l’ha fatto, e non ha intenzione di farlo. Ieri (giovedì, ndr) ha detto che per salvare vouole ancora sacrifici. Ci siamo sentiti presi in giro.

Una lotta che vi ha visto e vi vede molto compatti oltre che numerosi.

Questa compatezza di cateoria non si vedeva da anni e questo movimento non ci si fermerà. Situaione critica, ma la cittadinanza ci è vicina. Abbiamo bisogno del manforte di altre città e altre cateogrie. Questo “sciopero fuori dalle regole”, chiamiamolo è la dimostrazione che siamo uniti. È stato voluto dalle organizzazioni sindacali. Dapprima non tutti erano convinti poi l’abbiamo fatto per non spezzare la cateogria. I sindacati stanno facendo il sindacato. Stanno portando i probemi della cetegoria dove li devono porare. Fino ad oggi facevano un lavoro diverso ma ora l’hanno capito.

Di privatizzazione parla tanto il Governo nazionale…

Vogliamo portare questa lotta a livello nazionale e dar vita a una vertenza sul traporto pubblico perché intanto non arrivano finanziamenti e i soldi vengono spesi in altre cavolate. Il trapsorto pubblico va finanziato e deve rimanere tale. Ma il sentore è che l’indicazione di svendere venga a livello politico per fare cassa.

A Roma gli autisti protestano anche perché non riescono ad andare in ferie e sono in sottorganico. Da voi è uguale?

Qui la situazione è diversa. Il Comune per rientrare dal bilancio in rosso spese oltre ai soldi che ci ha preso ha fatto un taglio del 30% del serivizio. Giornalmente abbiamo ferie di ufficio perché non ci sono turni da corpire.

Quali sviluppi prevedi?

Noi andiamo sicuramente avanti. Qualcuno dovrà cedere. Oltre a livello emotivo bisognerà usare la testa. Per ora, proseguiamo con lo sciopero ad oltranza e poi decideremo insieme. Qui ti posso dire che siamo stati noi lavoraotri a far fare al sindacato qullo che era necessario fare. Abbiamo iniziato e dobbiamo continuare. Ne abbiam passate di tutti i colori. Non dovevamo arrivare fino a questo punto, certo, ma qui c’è anche la respomsabilità del sindacato.