Pomigliano, Maurizio Landini: “La Fiat discrimina gli operai. Sul lavoro da Enrico Letta solo parole”

da www.huffingtonpost.it

landini podio“Quel che è successo a Pomigliano dovrebbe essere di monito per tutto il paese”. Maurizio Landini manifesta tutta la sua preoccupazione per lo scontro avvenuto ieri sera tra le forze dell’ordine e gli operai al di fuori dei cancelli dello stabilimento della Fiat. “Dopo quel che è successo a Terni, è un altro segnale preoccupante di quel che sta succedendo in Italia. Chiederemo un incontro con Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno deve tutelare il libero diritto a manifestare, e deve convocare un tavolo con la Fiat e i sindacati, perché l’azienda di Torino sta facendo delle cose che vanno contro i principi della Costituzione, discriminando i lavoratori”. Per Landini quel che succede a Pomigliano ha un significato nazionale: “Per questo sabato prossimo, per il quale l’azienda ha programmato un altro turno notturno di straordinario, stiamo pensando ad iniziative eclatanti che non riguardino solamente lo stabilimento campano ma siano di carattere generale”. Secondo il segretario della Fiom, “finora il governo di Enrico Letta ha prodotto soltanto annunci”.

“Il problema è vedere qualche atto concreto – spiega – e quello della Fiat è il primo banco di prova. Se il lavoro è veramente una priorità dell’esecutivo, il diritto dei lavoratori a manifestare deve essere tutelato”. Per far ripartire il mercato “occorrono investimenti pubblici e privati: per rimettere in moto l’economia si aprano 100 cantieri pubblici e si faccia un piano industriale serio che si concentri su temi specifici”.

Perché ieri siete scesi in piazza?

Perché l’azienda di Torino sta facendo delle cose che vanno contro i principi della Costituzione, discriminando i lavoratori. Quel che vogliamo salvaguardare è semplicemente il diritto di lavorare. A Pomigliano la metà degli operai è in cassa integrazione, e la Fiat chiede a quelli che sono in servizio di lavorare anche il sabato notte.

L’azienda si difende spiegando che molti dei lavoratori non sono ancora rientrati per le condizioni sfavorevoli del mercato.

Noi chiediamo invece che rientrino tutti, utilizzando i contratti di solidarietà al posto della cassa integrazione.

Perché si è arrivati allo scontro fisico con le forze dell’ordine?

La nostra era una manifestazione assolutamente pacifica. Con noi c’erano anche il vescovo e le mogli di tutti quei cassa integrati che rivendicano il loro diritto a riprendere a lavorare. È assurdo che la Fiat chieda l’intervento della polizia. Un segnale preoccupante, dopo quello che è successo a Terni qualche giorno fa.

Ha paura di un’escalation dello scontro sociale?

Diciamo che messi in fila non sono dati rassicuranti. Per questo chiederemo un incontro con Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno deve tutelare il libero diritto a manifestare, e deve convocare un tavolo con la Fiat e i sindacati, un tavolo di confronto che sia vero, perché il problema è generale, con l’Irisbus senza alcuna prospettiva e con lo stabilimento di Termini imerese che rischia seriamente di chiudere.

Perché parla di discriminazione?

Perché a Pomigliano gli operai iscritti alla Fiom la subiscono. E non solo a Pomigliano. I tre lavoratori reintegrati a Melfi li tengono in cassa integrazione pur di non farli lavorare. È una pratica concreta quella adottata dal Lingotto, noi chiediamo semplicemente che si rispettino i principi di libertà.

Ma il problema che denunciate non è generale?

Certo. Non manifestiamo in difesa dei nostri iscritti, ma per chiedere il rispetto degli impegni presi dall’azienda, chiedendo che faccia rientrare in servizio tutti i lavoratori con contratti di solidarietà, come sta facendo, per esempio, la Volkswagen. Bisogna coinvolgere l’intera forza lavoro nella gestione dell’impresa, anche per responsabilizzare tutti. Mi sembra al contrario che la volontà sia quella di mantenere le discriminazioni.

Per la prossima settimana è annunciato un tavolo tra governo e sindacati. Si aspetta un intervento sul tema?

Credo che sarà un incontro di carattere generale. Noi abbiamo la necessità di un confronto specifico con l’esecutivo. La situazione è drammatica, interi settori produttivi nel paese potrebbero sparire, per questo per il 28 giugno abbiamo convocato uno sciopero nazionale.

Dovreste essere ottimisti: Letta ha più volte ribadito che il lavoro è una delle priorità delle larghe intese.

Finora il governo Letta ha prodotto soltanto annunci. Il problema è vedere qualche atto concreto e quello della Fiat è il primo banco di prova. Se il lavoro è veramente una priorità dell’esecutivo, il diritto dei lavoratori a manifestare deve essere tutelato. Difendere il lavoro significa anche non permettere che la polizia venga a contatto con i lavoratori, come è successo a Terni e a Pomigliano.

Cosa chiedete all’esecutivo?

Che si renda conto che occorrono investimenti pubblici e privati per rimettere in moto l’economia e far ripartire il mercato del lavoro. Per questo diciamo: si aprano 100 grandi cantieri. Il paese ha bisogno di lavori di manutenzione reali nel campo delle scuole, delle infrastrutture, dell’edilizia pubblica, della tutela del territorio. E si faccia un piano industriale serio che si concentri su temi specifici.

E per quanto riguarda la Fiat?

Sergio Marchionne tre anni fa prometteva 20 miliardi di investimenti. Ne sono stati fatti solamente due e questo dovrebbe essere un segnale preoccupante per il governo e per tutto il paese, non solo per la Fiom. E poi bisogna assolutamente evitare altri sgradevoli contatti tra i lavoratori delle forze dell’ordine e quelli della fabbrica, anche per evitare derive pericolose.

Sabato prossimo è in programma un altro turno notturno.

Proprio perché riteniamo che il problema di Pomigliano interessi tutto il paese stiamo pensando ad azioni di protesta eclatanti a livello nazionale proprio in concomitanza con il turno di lavoro.

Quali?

Ne discuteremo e le prepareremo nel corso della settimana.