Prepariamoci ad una dura e ferma opposizione

di Giorgio Raccichini, PdCI di Porto San Giorgio

bersani alfano abbraccioQuel che è accaduto in questi giorni in Parlamento è tremendamente preoccupante. Innanzitutto è stato falsato completamente il senso delle recenti elezioni, dal momento che la maggior parte dei partiti sta tradendo il mandato elettorale. Si sta profilando un vergognoso governo delle larghe intese che modificherà in senso presidenziale la Costituzione, continuerà l’opera di demolizione della scuola pubblica, proseguirà sulla via di un’austerità mortale per l’economia e per le politiche sociali, farà strage dei diritti dei lavoratori. Se aumenteranno ancora di più le tasse a carico dei ceti medio-bassi, se i Comuni si troveranno con l’acqua alla gola, se crescerà ancora di più la disoccupazione, non date per favore la colpa a tutta la politica. I Comunisti, che sostenevano Ingroia e avevano un programma nettamente contrario all’austerità e ai privilegi, avevano messo in guardia coloro che, spaventati da Berlusconi, si apprestavano a votare la coalizione di centro-sinistra. “Attenzione – dicevamo loro – il centro-sinistra ha eretto un muro contro Ingroia e contro di noi perché vorrebbe allearsi con il centro montiano”. Alla fine avevamo ragione, sebbene lo scenario risulta essere di gran lunga più grave di quello che avevamo paventato.


Bersani, in campagna elettorale, aveva pronunciato, riferendosi alla lista Rivoluzione Civile, queste esatte parole: «Che sinistra è quella che fa vincere la destra?»

Gli aveva fatto eco il picconatore del centro-sinistra, Renzi, con questa perla di saggezza: «Ogni voto dato a uno schieramento che è destinato a non governare è buttato via. Se Ingroia continua così, ci manda a sbattere. E devo dire che la sinistra radicale ha una grande tradizione in questo senso: ci ha fatto sempre perdere».

Il Partito Democratico è riuscito nell’impresa di far risorgere Berlusconi e di marginalizzare la sinistra. Con l’ignobile campagna del “voto utile” ha infatti pesantemente contribuito a tenere fuori dal Parlamento una forza di sinistra, cioè Rivoluzione Civile, che non avrebbe tollerato in nessun modo ciò che è accaduto in questi giorni in un Parlamento ridotto ad un postribolo, all’interno del quale risaltano solo l’onestà di SEL e la tenacia del M5S nel sostenere la candidatura di Rodotà, bocciato dalla maggior parte dell’arco parlamentare per il suo essersi dichiarato contrario al Fiscal Compact e all’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Così ebbe a dire Rodotà: «L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali».

Non ci resta che sottoscrivere le parole del compagno Diliberto: «Si è stabilito un precedente inaudito con la rielezione del medesimo Capo dello Stato che di fatto muta la natura della nostra Costituzione. Per giunta quale frutto di un patto tra centrodestra e Pd che rende cupo il quadro politico in vista del prossimo Governo. Prepariamoci ad una dura e ferma opposizione”.