Socorro Gomes: Un appello alla resistenza e alla lotta dei popoli

traduzione a cura di Milena Fiore e Alexander Höbel per il sito www.centrogramsci.it
versione originale in http://www.vermelho.org.br/noticia.php?id_noticia=189750&;id_secao=9

socorrogomesPubblichiamo una traduzione del discorso tenuto dalla brasiliana Socorro Gomes, attuale  presidente del Consiglio mondiale della pace, all’Assemblea Generale del Consiglio, tenutasi tra il 20-23 luglio a Katmandu, in Nepal. Nel suo discorso, Socorro ha espresso una forte denuncia delle aggressioni imperialiste in atto in varie zone del mondo, analizzandone le motivazioni di fondo, e ha rilanciato l’appello del CMP alla resistenza e alla lotta dei popoli. Al termine dell’Assemblea la compagna Socorro è stata rieletta presidente del CMP.

In primo luogo, vorrei ringraziare per l’opportunità di essere in questo bellissimo paese, in cui vive il popolo lavoratore e combattente del Nepal, e per la generosa accoglienza che ci hanno dato, così come per gli sforzi compiuti per assicurare la riuscita dell’Assemblea del Consiglio Mondiale della Pace e della Conferenza Mondiale della Pace.

Saluto i delegati e le delegate, gli ospiti e gli osservatori che sono giunti da tutte le parti del mondo. Con il contributo di tutti, l’Assemblea relizzerà discussioni fruttuose, approverà risoluzioni e piani d’azione che eleveranno ulteriormente il livello di attività del Consiglio Mondiale della Pace.

Per me, è un motivo di grande onore e gioia indescrivibile tenere la relazione di apertura a questa Assemblea che rappresenta coloro i quali lottano e si impegnano per la pace, tra i quali i compagni nepalesi, che hanno dato prova dello spirito di solidarietà con i popoli fratelli, e di attaccamento ai valori di libertà, democrazia popolare, sovranità nazionale, repubblicanesimo e  alla lotta per la costruzione di una società libera dal dominio coloniale, in cui i diritti, il benessere per il popolo e l’indipendenza della patria siano completi.

Speriamo con tutto il cuore che il popolo nepalese raggiunga successi sempre maggiori per consolidare il nuovo regime repubblicano.

Per rovesciare la monarchia, le masse nepalesi sono state chiamate a superare l’arretratezza e modernizzare la nazione, cominciando con il costruire un nuovo regime politico. È straordinario notare come è stato attivo il ruolo delle masse popolari come protagoniste della storia, tanto durante la sollevazione rivoluzionaria quanto negli attuali sforzi per consolidare il nuovo sistema.

La vittoria del popolo nepalese è un contributo alla pace nella regione asiatica e in tutto il mondo.

Compagni e amici,

Il periodo trascorso dall’Assemblea di Caracas dell’aprile del 2008 è stato ricco di avvenimenti di grande importanza per la nostra lotta per la pace e per la lotta anti-imperialista dei popoli.

Come in quella riunione, anche in questa di Katmandu, riaffermiamo i principi e le bandiere della lotta del Consiglio Mondiale della Pace. Siamo una organizzazione anti-imperialista, votata all’azione militante, al lavoro di massa e unitario, al fine unire le forze nella lotta per la pace e contro i piani e le azioni di guerra delle potenze imperialiste.

Tra quella assemblea e questa di oggi, il mondo ha vissuto accadimenti drammatici che rafforzano le posizioni che stiamo assumendo. Continuano ad essere attivi obiettivamente i fattori che generano instabilità e conflitti, restano gravi le minacce alla pace mondiale. Le forze imperialiste continuano a ordire piani e ad attuare azioni per imporre la loro egemonia con mezzi brutali.

Il mondo è in una grave impasse. Una persistente crisi economica rende la vita quotidiana dei lavoratori insopportabile. Nessuno sa seil giorno successivo avrà assicurato il proprio lavoro e il sostentamento per se stesso e la propria famiglia. La sopravvivenza dei lavoratori diventa drammatica. I loro diritti sono oggetto di un’offensiva senza precedenti del sistema capitalista. Ciò che si prende dalla tavola dei lavoratori è dato alle banche.

I principali paesi capitalisti si trovano con le loro economie paralizzate, alcuni adirittura in recessione. I pacchetti di misure economiche e le iniezioni di denaro per salvare il sistema finanziario sono risposte che aggravano solamente la crisi economica e sociale.

Si susseguono gli incontri dei vertici dei raggruppamenti delle potenze imperialiste. Tra le righe dei discorsi demagogici dei governi di turno, al servizio dei monopoli del capitale finanziario, sulla ripresa di un ciclo di sviluppo, diventa leggibile che si è esaurito il repertorio delle misure suppostamente finalizzate a risolvere la crisi.

La logica dei pacchetti economici e finanziari è sempre più perversa, poiché essi comportano prezzi elevati per i lavoratori. Ciò che prevale è il taglio dei salari, la precarizzazione dei servizi pubblici, la riduzione dei diritti, la privatizzazione e la resa alle leggi cieche dell’economia capitalista. D’altra parte, il capitale finanziario agisce come un vero vampiro di risorse pubbliche.

I governi al servizio del capitale monopolista-finanziario propongono che la classe operaia paghi per la crisi mondiale del capitalismo, per garantire i privilegi della finanza internazionale.

I lavoratori e le persone subiscono le conseguenze della violenta offensiva antisociale intrapresa dalla grande borghesia monopolistica. Viviamo il dramma della disoccupazione, della fame e della miseria.

Queste politiche non possono non suscitare la rabbia dei lavoratori e dei popoli, che infatti realizzano proteste di massa, scendono per le strade e scioperano chiedendo a gran voce giustizia sociale.

Ovunque appaiono pericolose tendenze antidemocratiche. I governi al servizio del capitale monopolistico e finanziario sono mobilitati contro la lotta sociale e i movimenti popolari e delle classi lavoratrici.

La crisi è anche la base delle principali tensioni politiche sul piano internazionale. Inevitabilmente,  esplodono le contraddizioni iterimperialistiche e crescono le minacce di aggressione e di guerra contro paesi sovrani, con lo stesso ritmo con cui si sviluppa la militarizzazione.

Aumentano, dunque, i conflitti politici, le contraddizioni tra le stesse potenze imperialistiche, la concorrenza per i mercati e le sfere d’influenza, la rivalità per il dominio del mondo. Tutto questo si traduce in minacce alla pace e alla sicurezza internazionale.

Sono in corso significativi mutamenti nei rapporti di forza mondiali, con il declino storico degli Stati Uniti e l’emergere di nuove potenze economiche globali.

Si intensifica l’aggressività imperialistica. I focolai di tensione e di guerra regionali si moltiplicano in Asia, in Africa e in Medio Oriente.

È in questo quadro di crisi che aumenta l’instabilità politica e si intensificano le minacce per le nazioni sovrane e per i popoli. Nonostante la retorica “multilateralista” e pacifista delle potenze imperialiste, quello che si vede è l’aumento dell’aggressività e del militarismo di queste stesse potenze.

Negli ultimi quattro anni, gli ideologi neo-liberali e conservatori, al servizio di tali poteri, in particolare negli Stati Uniti, hanno costruito illusioni circa la democratizzazione delle relazioni internazionali e il rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e della pace.

Il Consiglio Mondiale della Pace non nutre illusioni del genere. L’amministrazione Obama ha sostanzialmente seguito il percorso del suo predecessore. Dal punto di vista degli interessi strategici, entrambi hanno difeso la supremazia politica e militare degli Stati Uniti nel mondo. Sia l’una sia l’altra fazione politica – repubblicani e democratici – si impegnano alternandosi nella difesa degli interessi imperialistici di questa superpotenza e lo fanno con tutti i mezzi, ricorrendo al militarismo e alla guerra.

Obama continua le guerre di Bush. Prosegue l’occupazione militare dell’Afghanistan, considerato dagli aggressori come il centro della cosiddetta “guerra al terrorismo”, un concetto che è stato incorporato nella dottrina della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e condiziona le loro azioni in politica estera, così come la loro strategia militare.

Seguendo la stessa logica di supremazia militare, gli Stati Uniti hanno quasi un migliaio di basi militari in tutto il mondo. La grande macchina da guerra degli USA costa 1.5 trilioni di dollari l’anno, il che costituisce il 43% della spesa militare a livello mondiale.

Uno dei pilastri della politica militare dell’imperialismo statunitense è l’aumento della presenza in America Latina e nei Caraibi. Gli esempi più significativi di ciò sono la presenza della Quarta Flotta della Marina di Guerra degli Stati Uniti e il crescente numero di basi militari.

Un’altra iniziativa recente dell’imperialismo statunitense, al fine di aumentare la propria presenza militare nel mondo, è stata la creazione del Comando Africano o Africom. Attraverso questo nuovo strumento, gli imperialisti americani pretendono di controllare militarmente il continente africano, oggi conteso con altre potenze. Richiama inoltre la nostra attenzione la lotta per il controllo dell’Oceano Indiano.

Nel tempo trascorso dall’assemblea di Caracas, è riemersa nell’agenda internazionale la questione nucleare. Nonostante la retorica sul disarmo e sulla non proliferazione, non è cambiata l’essenza della politica imperialista che consiste nel monopolio delle armi nucleari in combinazione con il ricatto contro i paesi che perseguono un semplice potere di dissuasione o utilizzano l’energia nucleare per scopi pacifici. Su questa base permangono le minacce alla Repubblica Popolare Democratica della Corea e all’Iran.

Nel maggio 2010, ha avuto luogo una Conferenza delle Nazioni Unite sulla Revisione della Trattato di non Proliferazione Nucleare. In questa occasione, il Consiglio Mondiale della Pace ha partecipato alle grandi manifestazioni popolari per il disarmo e ai forum in cui è stata illustrata la sua posizione sul tema.

Non è mai sufficiente proclamare la lotta contro la minaccia nucleare, bandiera storica del nostro movimento. In questa assemblea di Katmandu, ancora una volta diciamo al mondo che è necessario eliminare le armi nucleari, che costituiscono una minaccia per la sopravvivenza stessa dell’umanità.

Il Medio Oriente continua intanto a vivere una situazione tesa ed esplosiva. In questo periodo ci sono state rivolte popolari, lotte democratiche, scontri di piazza e la caduta dei regimi dittatoriali legati all’imperialismo nordamericano ed europeo. È stato soprattutto il caso delle lotte in Tunisia e in Egitto.

Il Consiglio Mondiale della Pace ha sostenuto e sostiene le giuste rivendicazioni delle masse popolari di questi paesi, le lotte democratiche contro la corruzione e la repressione. Allo stesso tempo, avvertiamo che l’imperialismo ha cercato e cerca di manipolare questi legittimi sentimenti per mantenere il controllo della situazione, rovesciare il potere dei governi che non si sottomettono ai suoi dettami e applicare i suoi vecchi piani di “ristrutturazione” del Medio Oriente, allo scopo di insediare al potere regimi docili e sottomessi, adattabili ai suoi interessi.

Allo stesso tempo, l’imperialismo continua a dare man forte ai regimi reazionari, nei paesi in cui sono installate le loro flotte di guerra e basi militari e che si trovano sulle rotte del petrolio.

Usando sempre manovre che dimostrano la sua doppia morale, l’imperialismo gioca secondo la sua convenienza la carta dell’“islamismo politico moderato”.

Lo Stato sionista di Israele continua a essere il principale sostegno delle potenze imperialistiche nella regione e il freno principale alla liberazione del popolo palestinese.

Questo Stato, militarizzato e detentore di armi nucleari, aumenta costantemente la sua politica aggressiva, intensifica la costruzione di insediamenti nei territori occupati e del muro di separazione, impone condizioni inaccettabili per i palestinesi, esige dagli altri paesi la priorità per la sicurezza di Israele, nega pregiudizialmente il riconoscimento di uno Stato palestinese libero e indipendente dotato di continuità territoriale e proprie forze armate. Con irrefrenabile appetito espansionista, espulsi i palestinesi dalla loro terra, non nasconde le proprie inclinazioni per la pulizia etnica e il genocidio. Israele, infine, ignora e viola sistematicamente il diritto internazionale e le risoluzioni dell’ONU riguardanti ilconflitto arabo-israeliano.
Nel periodo trascorso dall’ultima riunione del Consiglio Mondiale della Pace, accaddero due fatti importanti che riguardano il conflitto israelo-palestinese, uno fra il 2008 e il 2009 e l’altro l’anno scorso.

Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, Israele ha commesso crimini indicibili contro l’umanità durante l’attacco brutale, seguito da un blocco, sulla Striscia di Gaza. L’aggressione fu condannata in tutto il mondo.

L’altro fatto è stato l’aver impedito da parte degli Stati Uniti e Israele che venisse trasmessa normalmente e ottenesse l’approvazione alle Nazioni Unite la domanda presentata formalmente dall’Autorità Nazionale Palestinese per il riconoscimento dello Stato palestinese come membro a pieno diritto delle Nazioni Unite. La rivendicazione ha però ottenuto un ampio sostegno in tutto il mondo.

Attualmente, è in corso una escalation di pressioni, ingerenze e minacce di aggressione contro la Siria. Si configura lo scenario per un intervento militare sul paese. Le potenze imperialiste finanziano e armano orde di mercenari provenienti dall’Iraq, dalla Libia e dalla Turchia, con l’obiettivo di seminare il terrore e destabilizzare il paese.

Quello che le potenze imperialiste discutono adesso è se l’intervento debba avere la copertura di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ragione per cui insistono sul sostegno diplomatico dalla Russia e dalla Cina a tal fine.

Ultimamente, il presidente nordamericano, Barack Obama, e la segretaria di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, hanno amentato l’intesità della richiesta che il presidente siriano rinunci al governo del paese e prenda la via dell’esilio. In questo sono stati sostenuti dal presidente francese Francois Hollande, che ha ospitato una riunione a Parigi del gruppo che si autodefinisce “Amici della Siria”, che agisce in realtà come un nemico della nazione araba e raccoglie gruppi di opposizione refrattari al dialogo e ai metodi democratici.

Anche l’Iran è sotto la minaccia di un attacco da parte delle potenze imperialiste, che lo accusano di violare i diritti umani e di costruire la bomba atomica.

Ancora una volta, le forze imperialiste pretendono di giustificare la loro escalation, che può portare a una nuova guerra in Medio Oriente con falsi pretesti, allo stesso tempo formulano false teorie sulle relazioni internazionali. 

Attualmente è in voga il concetto del “diritto di proteggere” o della “responsabilità di proteggere”: con ciò si intende dare un’aria di giustizia e di azione collettiva della cosiddetta “comunità internazionale” a misure che violano la Carta dell’ONU e a tutti i suoi regolamenti, le norme e le convenzioni conformi al diritto internazionale. In realtà, siamo di fronte a un’altra offensiva contro i legittimi diritti democratici e nazionali, la sovranità e l’autodeterminazione delle nazioni e dei popoli.

Abbiamo già visto a cosa ha portato l’azione delle forze imperialiste in Libia. Col pretesto di sostenere l’opposizione al governo e di difendere la popolazione da interventi repressivi, queste forze in primo luogo hanno strumentalizzato una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che istituiva la creazione di una “no-fly zone”.

Quindi, tali potenze hanno usato questa risoluzione per effettuare i bombardamenti che hanno colpito città e villaggi e provocato migliaia di vittime tra la popolazione civile.

Hanno fatto una guerra che chiaramente superava il mandato del Consiglio di Sicurezza e costituiva, ancora una volta, un atto di violazione della Carta delle Nazioni Unite. Infine, le potenze aggressive hanno rovesciato il governo libico e hanno creato le condizioni per il barbaro assassinio del suo leader. Questi atti nel paese del Nord Africa dimostrano fino a che punto possono arrivare le forze imperialiste. Lo avevano già fatto in Iraq, dove oltre a intervenire militarmente assassinarono l’ex-presidente della Repubblica.

Per questo, ribadiamo la denuncia che gli imperialisti intendono fare lo stesso in Siria, il che deve suonare come un segnale di allarme per chi lotta per la pace in tutto il mondo.

È necessario realizzare azioni militanti, perché solo la mobilitazione delle persone, le forze di progresso sociale, della giustizia e della pace, rafforzate dai movimenti dei lavoratori, possono fermare la mano criminale dell’aggressore imperialista.

Questi crimini dell’imperialismo non sorprendono, se si considera che l’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, poco dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, promise non solo la guerra contro i paesi che considerava parte del cosiddetto “asse del male”, ma anche l’eliminazione fisica  delle persone – capi di Stato o attivisti – che secondo i criteri della CIA e del Pentagono – fossero considerati “terroristi”.

Questo è ciò che gli Stati Uniti fanno sistematicamente attraverso gli attacchi con aerei senza equipaggio, i “droni”, al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan, dove non risparmiano la vita della popolazione civile. Tuttavia, i crimini commessi provocano lo sdegno dei democratici e degli anti-imperialisti in tutto il mondo e producono una reazione anche negli stessi Stati Uniti.

L’obiettivo principale di questa offensiva è quello di eseguire, dare concretezza e continuità al piano di ristrutturazione del Medio Oriente, che abbiamo già menzionato, per consentire la maggiore presenza dell’imperialisimo nella regione, al fine di dominare le ricchezze strategiche lì presenti e ottenere punti di vantaggio nella lotta per l’egemonia nel mondo.

A tal fine, vogliono rimuovere i governi che in qualche modo resistono al dominio imperialista nella regione e sostituirli con regimi docili e adattabili ai loro interessi. Questo è anche il senso della posizione adottata dall’imperialismo nei confronti della cosiddetta “Primavera araba”.

Per realizzare queste politiche, le potenze imperialiste stanno utilizzando i loro strumenti di forza. Ostentano il potere nucleare, installano basi militari in tutte le regioni, creano  nuove armi di distruzione di massa e scudi missilistici, e soprattutto rafforzano il loro principale strumento di aggressione, la NATO.

Nel 2010, la NATO ha tenuto un suo vertice a Lisbona, dove ha adottato una nuova dottrina strategica. In quell’occasione, il Consiglio Mondiale della Pace ha partecipato alla manifestazione di massa organizzata dal Consiglio portoghese per la pace e la cooperazione, in cui decine di migliaia di persone rivendicavano lo smantellamento di questa macchina da guerra.

Ora, nel mese di maggio, ha avuto luogo a Chicago ancora un vertice di questa organizzazione. Ogni volta che la NATO si riunisce, i diritti democratici dei popoli, la sicurezza internazionale e la pace mondiale sono minacciati.

Il nuovo concetto strategico è un passo avanti per realizzare i piani interventisti dell’imperialismo. Anche in questo caso, è all’ordine del giorno la corsa agli armamenti, l’investimento in nuove armi e l’ulteriore ampliamento della propria rete globale di basi militari.

La NATO, sulla base del nuovo concetto strategico, opera oggi in tutto il mondo. I pretesti per tali interventi sono molteplici, e vengono invocati sulla base di interessi immediati o a lungo termine. Difendere la “democrazia”, i “diritti umani”, evitare le “tragedie umanitarie”, allontanare dal potere i “dittatori”, prevenire il “terrorismo”, proteggere il pianeta dalle “minacce ambientali” e difendersi contro gli “attacchi informatici”, tra gli altri, sono i pretesti individuati dal nuovo concetto strategico della NATO per condurre interventi militari.

Il nuovo concetto strategico mantiene, inoltre, la possibilità di utilizzare armi atomiche e garantisce la permanenza degli impianti nucleari degli Stati Uniti nel territorio di altri Stati membri della NATO.

Il vertice NATO di Chicago ha approvato il progetto di installare in Europa nuovi sistemi missilistici con carattere offensivo, come lo “scudo antimissile” degli USA.

Secondo il nuovo concetto strategico, la NATO stabilisce i cosiddetti “paternariati” con paesi, organizzazioni regionali e internazionali. Per le altre regioni, ha in programma di stabilire patti militari nel Sud Atlantico.

Compagne e compagni, 

vorrei ora affrontare lo scenario latino-americano. La tendenza principale in America Latina resta l’avanzata delle conquiste democratiche e patriottiche che seguono le vittorie politiche delle forze progressiste in molti paesi.

Tuttavia, si manifesta in modi diversi anche la reazione dell’imperialismo e delle forze reazionarie locali.

Recentemente, si è verificato un colpo di stato in Paraguay, che ha rovesciato il legittimo presidente, Fernando Lugo. Lo stesso era avvenuto nel 2009 in Honduras. Ci sono stati ripetuti tentativi di golpe in Venezuela, Ecuador e Bolivia. Tutto ciò fa aumentare la vigilanza delle forze democratiche della regione al fine di preservare le conquiste democratiche e avanzare nella realizzazione di riforme politiche, economiche e sociali di carattere progressista.

D’altra parte, dato il fallimento dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (Alca), piano a carattere neocolonialista degli Stati Uniti, l’imperialismo cerca di dividere i popoli, favorendo l’Alleanza del Pacifico, che assume il carattere di unione economica tra i paesi dell’area di influenza statunitense, e potrà svilupparsi anche in campo militare.

L’ingerenza dell’imperialismo statunitense, in alleanza con il governo oligarchico locale, è l’ostacolo principale al processo di democratizzazione della Colombia e alla conquista di una pace democratica e giusta. Gli imperialisti propugnano una soluzione militarista, la criminalizzazione dei movimenti sociali e l’annichilimento delle forze ribelli.

L’esistenza della Quarta Flotta della Marina di Guerra degli Stati Uniti e l’espansione della rete delle basi militari costituiscono il quadro della presenza imperialista nella regione e dei suoi tentativi di recuperare il terreno perduto negli ultimi anni.

La crescita della lotta democratica e anti-imperialista in America Latina e nei Caraibi ha grande rilevanza per l’avanzata della lotta per la pace nel mondo.

In questo senso, assume sempre più importanza anche la lotta contro l’embargo degli Stati Uniti contro Cuba, per la libertà dei cinque cubani prigionieri nelle carceri statunitensi e per la chiusura della base di Guantanamo. Il Consiglio Mondiale della Pace ha contribuito allo sviluppo di questa lotta, e sta organizzando, in collaborazione con il Movimento Cubano per la Pace, due conferenze per appoggiare e sostenere questa esigenza.

Compagne e compagni.

La lotta per la pace è un compito prioritario, in una situazione mondiale in cui prevalgono politiche militariste e di guerra da parte delle potenze imperialiste. Impegnarsi in questa lotta significa difendere la sopravvivenza stessa dell’umanità. È per questo che dobbiamo avere un Consiglio della pace rafforzato, in grado di guidare un ampio fronte di opposizione alle politiche imperialiste, alla guerra e alle basi militari.

Considerate tali gravi minacce per l’umanità, sono grandi le sfide che si trovano ad affrontare coloro che lottano per la pace nel mondo. È necessario affrontare queste minacce, organizzare la mobilitazione dei popoli, opporsi ai piani militaristi e guerrafondai delle grandi potenze, resistere e lottare, difendere la pace, ampliare la resistenza e la lotta, rafforzare il movimento per la pace in tutto il mondo, rafforzare il Consiglio Mondiale della Pace e i movimenti anti-imperialisti. 

Dobbiamo intensificare la nostra azione militante, combattiva, ampia e unitaria, portare ai lavoratori e alle grandi masse popolari in tutto il mondo la nostra piattaforma comune:

– Opponiamoci alla guerra imperialista e alla politica aggressiva e interventista delle grandi potenze.
– Lottiamo per l’eliminazione di tutte le armi nucleari e di distruzione di massa, contro la militarizzazione, le basi militari e le alleanze aggressive dell’imperialismo. Per la fine delle basi militari straniere in paesi sovrani e per lo smantellamento della NATO.
– Difendiamo il diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite e la soluzione pacifica dei conflitti tra i paesi.
– Restiamo uniti con i popoli nella lotta per l’indipendenza nazionale e l’autodeterminazione.
– È nostro compito lottare contro le politiche aggressive e gli attacchi ai diritti dei lavoratori.
– Chiamiamo alla solidarietà internazionale con tutti i popoli sottoposti a occupazione, minacce ed embarghi.
– Lottiamo per l’autodeterminazione dei popoli e appoggiamo le loro lotte in tutti i continenti contro la dominazione straniera, l’oppressione e lo sfruttamento.
– Per la fine immediata del blocco contro Cuba.

Compagni e amici,

solo la lotta dei popoli porrà fine a un’ordine internazionale ingiusto e costruirà il futuro della pace. Queste lotte confermano la necessità di rafforzare il movimento per la pace, il Consiglio mondiale per la pace, nell’azione militante e combattiva e nell’alleanza con i lavoratori e tutte le forze antimperialiste. Da Katmandu, riaffermiamo ai popoli del mondo la nostra convinzione che l’imperialismo non è invincibile, sarà sconfitto.

Vi ringrazio molto,
Socorro Gomes
Katmandu, Nepal, 21 Luglio 2012