La Libia e la grande menzogna

di Mahdi Darius Nazemroaya*, www.globalresearch.ca | Traduzione a cura di Marx21.it

 

onu libia_noflyzoneCome vengono usate le organizzazioni per i diritti umani per scatenare le guerre

 

*Mahdi Darius Nazemroaya è sociologo e ricercatore associato del Centre for Research on Globalization. E’ specialista di questioni del Medio Oriente e dell’Asia Centrale. Per più di due mesi, durante la guerra tuttora in corso, ha soggiornato in Libia, inviando corrispondenze pubblicate da numerose testate di tutto il mondo.

 

La guerra contro la Libia è costruita sulla menzogna. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato due risoluzioni sulla base di affermazioni non dimostrate, concretamente quella secondo cui il colonnello Gheddafi stava massacrando il suo stesso popolo a Bengasi e in Libia. Nella sua forma esatta, l’affermazione era che Gheddafi avrebbe ordinato all’esercito libico di massacrare 6.000 persone sia a Bengasi che in altre parti del paese. Queste affermazioni hanno avuto ampia diffusione, ma sono sempre state spiegate in modo vago. Sulla base di tali affermazioni la Libia è stata portata davanti al Consiglio di Sicurezza ed espulsa dal Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra.

 

Nella intensa campagna mediatica contro la Libia sono state utilizzate false affermazioni circa eserciti mercenari africani in Libia e circa attacchi aerei contro civili. Queste due affermazioni sono state accantonate in seguito fino a quasi scomparire. Ma le affermazioni in merito ai massacri hanno ricevuto l’avallo legale, diplomatico e militare allo scopo di giustificare la guerra della NATO contro la Libia.

 

Utilizzare i diritti umani come pretesto per la guerra: la Lega Libica per i Diritti Umani e le sue affermazioni non dimostrate

 

Una delle molti fonti dell’affermazione secondo cui Gheddafi stava massacrando il suo popolo è la Lega Libica per i Diritti Umani (LLHR, la sigla in inglese). In effetti, la LLHR ha avuto un ruolo fondamentale per ottenere il coinvolgimento dell’ONU grazie alle sue specifiche dichiarazioni a Ginevra. Il 21 febbraio 2011 la LLHR è riuscita ad ottenere che altre 70 Organizzazioni Non Governative (ONG) inviassero lettere al presidente Obama, all’Alto rappresentante dell’UE, Catherin Ashton e al segretario generale dell’ONU, Ban-ki Moon, chiedendo un intervento internazionale contro la Libia, invocando la dottrina della “Responsabilità di proteggere”. In realtà, solo 25 membri di questa coalizione affermano di essere gruppi dei diritti umani.

 

La lettera è la seguente:

 

“I firmatari, organizzazioni non governative dei diritti umani e umanitarie, chiedono di mobilitare urgentemente l’ONU e la comunità internazionale e di avviare un’iniziativa immediata per fermare le atrocità generalizzate che sta perpetrando attualmente il governo libico contro il suo stesso popolo. Non può continuare un inescusabile silenzio.

 

Come sapete, si calcola che negli ultimi giorni le forze del colonnello Muammar Gheddafi abbiano assassinato deliberatamente centinaia di manifestanti pacifici e persone innocenti in tutto il paese. Solo nella città di Bengasi un dottore ha informato di aver visto almeno 200 cadaveri. I testimoni informano che un’insieme di reparti speciali, mercenari stranieri e persone leali al regime hanno attaccato i manifestanti con coltelli, carabine e armi di grosso calibro.

 

I franchi tiratori sparano contro manifestanti pacifici. Si sono utilizzati artiglieria ed elicotteri contro masse di manifestanti. I responsabili degli ospedali hanno parlato di molte vittime con colpi alla testa e al petto, e di una che era stata colpita alla testa da un missile aereo. Si è affermato che i carri armati stanno nelle vie e schiacciano le persone innocenti. I testimoni informano che i mercenari stanno sparando indiscriminatamente dagli elicotteri e dai tetti. Si è visto donne e bambini gettarsi dal Ponte Giuliana a Bengasi per fuggire. Molti di loro sono morti per l’impatto del salto in acqua mentre altri sono affogati. Il regime libico sta cercando di nascondere tutti questi crimini recidendo i contatti con il mondo esterno. Le linee di internet e telefoniche sono state tagliate o interrotte.

 

Non esiste dubbio circa le intenzioni. I mezzi di comunicazione del governo hanno pubblicato minacce aperte promettendo che i manifestanti andranno incontro a una “risposta violenta e terribile”.

 

Di conseguenza, il governo della Libia sta commettendo gravi e sistematiche violazioni del diritto alla vita come è garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dall’Accordo Internazionale sui Diritti Civili e Politici. I cittadini che cercano di esercitare i loro diritti fondamentali alla libertà di espressione e di riunione vengono massacrati dal governo.

 

Inoltre, il governo della Libia sta commettendo crimini contro l’umanità, in base a quanto definisce il Memorandum Esplicativo dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Le uccisioni di massa di civili innocenti da parte del governo libico equivalgono ad attacchi particolarmente odiosi che rappresentano una grave aggressione alla dignità umana. Come hanno confermato molte testimonianze orali e video raccolte da organizzazioni dei diritti umani e da agenzie di notizie, gli attacchi del governo libico alla sua popolazione civile non sono eventi isolati o sporadici, ma queste azioni costituiscono una politica e una pratica generalizzate e sistematiche di atrocità commesse intenzionalmente, compresi l’assassinio, la persecuzione politica e altri atti inumani che portano sulla soglia dei crimini contro l’umanità.

 

Responsabilità di proteggere

 

Secondo il documento del Vertice Mondiale del 2005, voi avete la chiara e inequivocabile responsabilità di proteggere il popolo della Libia. La comunità internazionale, per mezzo dell’ONU, ha la responsabilità di utilizzare i mezzi diplomatici, umanitari ed altri adeguati, in accordo con i Capitoli VI e VIII della Carta, per aiutare a proteggere la popolazione libica. Dato che manifestamente le autorità nazionali libiche non stanno proteggendo la loro popolazione da crimini contro l’umanità, i mezzi pacifici si rivelano inadeguati e gli Stati membri sono obbligati a intraprendere un’azione collettiva in forma opportuna e decisiva, per mezzo del Consiglio di Sicurezza, in accordo con la Carta dell’ONU, compreso il Capitolo VII.

 

Inoltre, vi chiediamo di convocare urgentemente una Sessione Speciale di urgenza del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, i cui membri, secondo la Risoluzione dell’AG dell’ONU 60/251, che si applica a Stati membri che commettano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. La sessione dovrebbe:

 

– Chiedere all’Assemblea Generale che sospenda la condizione di membro del Consiglio della Libia, in conformità con l’Articolo 8 della Risoluzione 60/251,che si applica agli Stati membri che commettano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.

 

– Condannare fermamente il massacro dei suoi civili da parte della Libia, ed esigere che cessino immediatamente.

 

– Creare immediatamente una commissione di esperti indipendenti che raccolgano fatti rilevanti e documentino violazioni delle leggi internazionali in relazione ai diritti umani e crimini contro l’umanità per porre fine all’impunità del governo libico. La missione dovrebbe comprendere un’inchiesta medica indipendente sulle morti e un’inchiesta sugli ostacoli illegali che ha frapposto il governo libico all’accesso ai feriti e alle loro cure.

 

– Chiedere all’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU e alle Procedure Speciali del Consiglio che seguano da vicino la situazione e intraprendano le azioni necessarie.

 

– Chiedere al Consiglio che continui a prestare attenzione alla questione e affronti la situazione libica nella sua prossima XVI sessione regolare in marzo.

 

Gli Stati membri e le alte cariche dell’ONU hanno la responsabilità di proteggere il popolo della Libia da quelli che rappresentano crimini evitabili. Li invitiamo a utilizzare urgentemente tutte le misure e gli ambiti disponibili per porre fine a queste atrocità in tutto il paese.

 

Li invitiamo a inviare urgentemente il chiaro messaggio che la comunità internazionale, il Consiglio di Sicurezza e il Consiglio per i Diritti Umani nel loro insieme non saranno osservatori passivi di queste atrocità generalizzate. La credibilità dell’ONU e molte vite innocenti sono in gioco [1].

 

Secondo Physicians for Human Rights: “[La lettera], che è stata preparata seguendo le indicazioni di Mohamed Eljahmi, il celebre difensore dei diritti umani libico e fratello del dissidente Fathi Eljahmi, afferma che le atrocità generalizzate commesse dalla Libia contro il suo stesso popolo equivalgono a crimini di guerra e che gli Stati membri devono avviare azioni per mezzo del Consiglio di Sicurezza secondo la dottrina della Responsabilità di Proteggere” [2].

 

Tra i firmatari della lettera ci sono Francis Fukuyama, United Nations Watch (che veglia sugli interessi di Israele e, secondo fonti israeliane, ha organizzato tutta la sessione contro la Libia), B’nai B’rith Human Rights Commission, Cuban Democratic Directorate e tutta una serie di organizzazioni ostili ai governi di Nicaragua, Cuba, Sudan, Russia, Venezuela e Libia. Alcune di queste organizzazioni sono viste come organizzazioni create per avviare campagne contro paesi che si confrontano con gli Stati Uniti, Israele e l’Unione Europea (la lista completa dei firmatari in http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&;aid=26848, ndt).

 

La LLHR è in relazione con la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), che ha la sua base in Francia ed ha rapporti con il National Endowment for Democracy (NED) nel continente africano. LLHR e FIDH hanno emesso un comunicato congiunto il 21 febbraio 2011 in cui le due organizzazioni chiedevano alla comunità internazionale di “mobilitarsi” e di appellarsi alla Corte Penale Internazionale, mentre rilasciavano una dichiarazione contraddittoria sul fatto che dalle 400 alle 600 persone sarebbero morte dal 15 febbraio 2011 [3]. Certamente, erano circa 5.500 persone in meno rispetto all’affermazione che a Bengasi sarebbero state massacrate 6.000 persone. La lettera promuoveva anche la falsa idea che l’80% dell’appoggio a Gheddafi sarebbe arrivato da mercenari stranieri, un’affermazione che più di mezzo anno di combattimenti dimostra non essere certa.

 

Secondo il Segretario Generale della LLHR, il dottor Sliman Bouchuiguir, la LLHR non è stata in grado di confermare le affermazioni circa i massacri a Bengasi quando le è stato chiesto di dimostrarle. Quando gli si è chiesto come il gruppo di 70 ONG di Ginevra potesse continuare a sostenere le affermazioni fatte da LLHR nella capitale svizzera, il dottor Bouchuiguir ha risposto che la base era fornita da una rete di strette relazioni. E’ una farsa.

 

Le supposizioni non sono né prove né la ragione per iniziare una guerra con una campagna di bombardamenti che è durata quasi mezzo anno e che è costata molte vite innocenti, compresi bambini e anziani. Ciò che è importante segnalare ora è che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di sanzionare la Libia sulla base di questa lettera e delle affermazioni della LLHR. Né il Consiglio di Sicurezza dell’ONU né gli Stati membri che erano a favore della guerra si sono tolti il fastidio di verificare una sola volta queste affermazioni. In una sessione a New York, l’ambasciatore indiano ha fatto riferimento a ciò quando il suo paese si è astenuto nella votazione. In tal modo, la cosiddetta “guerra umanitaria” è stata avviata senza alcuna prova.

 

[Nota di Global Research: UN Watch, che ha fatto propria la dichiarazione della LLHR, ha relazioni formali con il Dipartimento di Stato statunitense, stabilite durante il governo Clinton nel 1993, sotto la presidenza di Morris B. Abram, ex rappresentante permanente statunitense all’ONU a Ginevra. UN Watch è formalmente alleato all’ American Jewish Committee (AJC), una potente lobby politica filo-israeliana con sede a New York]

 

La relazione segreta tra la LLHR e il Consiglio di Transizione

 

Le affermazioni della Lega Libica per i Diritti Umani (LLHR) sono state rilasciate contestualmente alla formazione del Consiglio di Transizione. Ciò si spiega quando è resa evidente la stretta e riservata relazione tra la LLHR e il Consiglio di Transizione. Logicamente, anche l’amministrazione Obama e la NATO sono parte in causa.

 

Quale che sia il Consiglio di Transizione e quali che siano le intenzioni di quelli che lo appoggiano, è chiaro che viene utilizzato come uno strumento da parte degli Stati Uniti e di altri. Di più, cinque membri della LLHR erano membri o si sono trasformati in membri del Consiglio di Transizione immediatamente dopo che sono state diffuse le dichiarazioni contro la Libia. Secondo Bouchuiguir, tra le persone in relazione con la LLHR o suoi membri ci sono Mahmoud Jibril e Ali Tarhouni.

 

Mahmoud Jibril è una figura del regime libico che è stata introdotta nei circoli del governo libico da Saif Al-Islam Gheddafi. Gli è stato attribuito il posto di primo ministro del Consiglio di Transizione. I suoi legami con la LLHR suscitano alcune domande in merito a questa organizzazione.

 

D’altra parte, l’economista Ali Tarhouni è diventato ministro del petrolio e delle finanze del Consiglio di Transizione. Tarhouni è l’uomo di Washington in Libia. Si è formato negli Stati Uniti ed è stato presente alle principali riunioni sui piani per cambiare il regime in Libia.

 

Come ministro del petrolio e delle finanze la prima cosa che ha fatto è stato privatizzare e quasi trasferire le risorse energetiche e l’economia della Libia a corporazioni e governi stranieri della coalizione diretta dalla NATO contro la Libia.

 

Anche il Segretario Generale della LLHR, Sliman Bouchuiguir, ha ammesso in privato che molti membri influenti del Consiglio di Transizione sono amici suoi. Emerge la domanda su quali grandi interessi siano in ballo. Ma la relazione segreta tra LLHR e Consiglio di transizione è molto di più che una questione di conflitto di interessi. E’ una questione di giustizia e di manipolazione.

 

Chi è Sliman Bouchuiguir?

 

Sliman Bouchuiguir è sconosciuto ai più, sebbene sia l’autore di una tesi di dottorato che è stata ampiamente citata e utilizzata dai circoli strategici negli Stati Uniti. Questa tesi è stata pubblicata nel 1979 in forma di libro, The Use of Oil as a Political Weapon: a Case Study of 1973 Arab Oil Embargo. La tesi parla dell’uso del petrolio come arma da guerra da parte degli arabi, ma si può applicare facilmente a russi, iraniani, venezuelani e altri. Esamina lo sviluppo economico e il benessere economico, e si può applicare anche a vaste regioni, compresa tutta l’Africa.

 

La tesi analitica di Bouchuiguir riflette un’importante linea di pensiero presente sia a Washington che a Londra e a Tel Aviv. E’ l’incarnazione di una mentalità preesistente, comprensiva delle argomentazioni del consigliere per la sicurezza statunitense, George F. Kennan, per conservare una condizione di disparità, per mezzo di una guerra permanente dalle molte sfaccettature, tra gli Stati Uniti e i suoi alleati, da una parte, e il resto del mondo dall’altra. Si può ricorrere a questa tesi per impedire che gli arabi, e altri, si trasformino in potenze economiche o in minacce. In termini strategici, le economie rivali si definiscono come minacce o come “armi”.

 

D’altra parte, Bouchuiguir ha presentato la sua tesi all’Università George Washington ed è stata discussa con Bernard Reich, politologo e professore di relazioni internazionali. Reich ha lavorato e occupato incarichi in organismi come il Consiglio dell’Intelligence della Difesa degli Stati Uniti , la Scuola delle Operazioni Speciali delle Forze Aeree degli Stati Uniti, la Facoltà della Guerra del Corpo dei Marines e il Centro Shiloa all’Università di Tel Aviv. E’ stato consulente per il Medio Oriente all’Istituto di Relazioni Estere del Dipartimento di Stato statunitense e ha ricevuto aiuti economici, come la Sovvenzione del Programma di Ricerca dell’Accademia di Difesa e la Sovvenzione German Marshalt. Reich appartiene anche all’equipe di redazione di giornali come Israel Affairs (dal 1994 fino ad ora), Terrorism: An International Journal (1987-1994) e The New Middle East (1971-1973).

 

E’ chiaro che Reich è coinvolto negli interessi israeliani. Ha scritto anche un libro in merito alla speciale relazione tra Stati Uniti e Israele. E’ stato anche difensore di un “Medio Oriente” favorevole a Israele. Ciò contempla un speciale considerazione del Nord Africa. Il suo lavoro è anche centrato sull’importante interrelazione strategica tra l’Unione Sovietica e il Medio Oriente, e sulla politica israeliana nel continente africano.

 

E’ chiaro perché Reich abbia supervisionato la tesi di Bouchuiguir. Il 23 ottobre 1973, Reich ha presentato una testimonianza al Congresso statunitense dal titolo “L’impatto della guerra di ottobre nel Medio Oriente”, chiaramente messa in relazione con l’embargo del petrolio del 1973 e l’obiettivo di Washington di poter affrontare eventi simili in futuro, tenendoli sotto controllo. C’è da chiedersi quale sia stata l’influenza di Reich su Bouchuiguir e se Bouchuiguir sostenga le stesse opinioni strategiche di Reich.

 

Il “Nuovo Nord Africa” e la “Nuova Africa”

 

Molto più che un “Nuovo Medio Oriente”, si sta creando una “Nuova Africa”, le cui frontiere saranno ancora più tracciate nel sangue, come nel passato. L’amministrazione Obama e i suoi alleati hanno aperto la porta ad una nuova invasione dell’Africa. Il Comando Africa degli Stati Uniti (AFRICOM) ha aperto il fuoco per mezzo dell’operazione Odissea dell’Alba prima che la guerra di Libia venisse trasferita alla NATO.

 

Gli Stati Uniti hanno utilizzato la NATO per continuare l’occupazione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ora utilizzeranno AFRICOM per occupare l’Africa e creare una NATO africana. E’ chiaro che gli Stati Uniti vogliono un’estesa presenza militare in Libia e in Africa sotto la mascheratura delle missioni di aiuto umanitario e per combattere il terrorismo, lo stesso terrorismo che ora si sta attizzando in Libia e in Africa.

 

Si sta preparando la strada per un intervento in Africa con il pretesto della lotta contro il terrorismo. Il generale Carter Ham ha affermato: “Se intraprendiamo un’azione umanitaria, non la renderemo più efficace con il controllo del traffico aereo, la gestione degli aeroporti e questo tipo di attività?” [4]. In realtà la domanda del generale Ham è un argomento lapalissiano per giustificare associazioni militari africane che si integrino fra loro, come pure nuove basi che potrebbero includere l’uso di più droni militari contro la Libia e altri paesi africani. The Washington Post e The Wall Street Journal hanno lasciato chiaramente intendere che il Pentagono sta cercando di creare più basi di droni in Africa e nella Penisola Arabica per espandere le sue guerre [5]. In questo contesto, il comando di AFRICOM afferma che esistono relazioni tra Al-Shabaab in Somalia, Al- Qaeda nel Magreb islamico nel Nord Africa e Boko Harem in Nigeria [6].

 

La guerra di Libia è una frode

 

Il generale Ham ha affermato: “sono convinto del fatto che, se l’ONU non avesse preso questa decisione, gli Stati Uniti non si sarebbero messi alla testa con un grande impegno, e sicuramente molte persone che a Bengasi ora sono vive non lo sarebbero state” [7]. Ciò non è vero ed è molto lontano dalla realtà. La guerra è costata molte più vite di quelle che si sarebbero potute salvare. Ha rovinato un paese e ha aperto la porta verso l’Africa a un progetto neocoloniale.

 

Le affermazioni della Lega Libica per i Diritti Umani (LLHR) non sono supportate da prove e non sono mai state verificate. Si deve mettere in discussione la credibilità dell’ONU e anche la credibilità di molte organizzazioni umanitarie e dei diritti umani che hanno quasi fatto pressione a favore di una guerra. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è, nel migliore dei casi, un organismo irresponsabile, che chiaramente ha operato ai margini del dovuto processo legale. Sembra che questo medesimo modello si stia ripetendo contro la Repubblica Araba di Siria, dal momento che individui e organizzazioni, appoggiati da potenze straniere a cui non importa nulla delle autentiche riforme democratiche e della libertà, stanno facendo le stesse affermazioni.

 

Note

 

[1] United Nations Watch et al., “Urgent Appeal to Stop Atrocities in Libya: Sent by 70 NGOs to the US, EU, and UN,” February 21, 2011:

<http://www.unwatch.org/site/apps/nlnet/content2.aspx?c=bdKKISNqEmG&;b=1330815&ct=9135143>

[2] Physicians for Human Rights, “PHR and Human Rights Groups Call for Immediate Action in Libya,” February 22, 2011:

<http://physiciansforhumanrights.org/press/press-releases/news-2011-02-22-libya.html>

[3] The International Federation for Human Rights (FIDH) and the Libyan League for Human Rights (LLHR), “Massacres in Libya: The international community must urgently,” respond, February 21, 2011:

<http://www.fidh.org/IMG/article_PDF/article_a9183.pdf>

[4] Jim Garamone, “Africa Command Learns from Libya Operations,” American Forces Press Service, September 15, 2011:

<http://www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=65344&;reason=1>

[5] Gregory Miller and Craig Whitlock, “U.S. U.S. assembling secret drone bases in Africa, Arabian Peninsula, officials say,” The Washington Post, September 20, 2011; Julian E. Barnes, “U.S. Expands Drone Flights to Take Aim at East Africa,” The Wall Street Journal (WSJ), September 21, 2011.

[6] Garamone, “Africa Command Learns,” Op. cit.

[7] Ibid.