Firmato accordo di currency swap tra Cina e Brasile

di Eugenio Buzzetti

xi jinpingPechino, 26 mar. – A poche ore dal summit dei Paesi Brics a Durban in Sudafrica, Cina e Brasile hanno raggiunto un’intesa per utilizzare le rispettive monete negli scambi commerciali bilaterali. L’accordo è stato siglato dai governatori delle banche centrali dei due Paesi e vale trenta miliardi di dollari all’anno per un periodo di tre anni, e rappresenta l’ultimo capitolo della fuga dal dollaro nel commercio mondiale da parte delle potenze emergenti. La notizia arriva in contemporanea con un’altra intesa raggiunta dai cinque Paesi dell’acronimo che riunisce le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica: quello per la creazione di una banca dello sviluppo per il finanziamento di progetti infrastrutturali dei cinque Paesi.

Gli accordi firmati oggi vanno nella direzione di una maggiore cooperazione tra i Paesi membri. Già durante il summit dello scorso anno, in India, i cinque avevano manifestato la volontà di rendersi un organismo sempre più indipendente, come ribadito ieri dal presidente russo Vladimir Putin prima di partire per il Sudafrica.

Nonostante le differenze tra i cinque Paesi, soprattutto per il differente peso nell’economia mondiale, Brasile, Russia India, Cina e Sudafrica condividono un malessere nei confronti delle grandi istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, viste come estensioni degli Stati Uniti e dell’occidente. L’intesa raggiunta oggi per l’istituzione di una banca per lo sviluppo era nell’aria da tempo, con l’idea di creare una Brics Bank, e riflette l’intenzione dei cinque di crescere come blocco politico oltreché economico.

A rendere più complicato il cammino verso questo traguardo sono le profonde differenze a livello di ordinamento statale tra i membri del gruppo e le divergenze su questioni internazionali, con Cina e Russia che lo scorso anno avevano votato contro la risoluzione Onu che chiedeva le dimissioni del leader siriano Bashar Al-Assad, mentre Brasile, India e Sudafrica si erano espresse a favore. La bilancia commerciale tra Cina e India pende poi molto a favore del Dragone, che rimane dipendente dalle forniture energetiche russe: nella giornata di venerdì scorso, durante la visita a Mosca del presidente cinese Xi Jinping, i due Paesi hanno firmato diversi accordi che porteranno la Cina nei prossimi venti anni a raddoppiare le forniture di greggio dalla Russia. Per il Dragone, poi, le esportazioni, contano ancora in misura superiore rispetto agli altri quattro Paesi. Con il summit di Durban sono comparse anche le prime proteste nei confronti del club delle economie emergenti. Su uno striscione e Durban, gli attivisti locali hanno scritto “Brics non fate a pezzi l’Africa”. Il riferimento è all’era coloniale in cui le potenze occidentali si erano spartite il continente: la paura è quella che i cinque Paesi possano fare altrettanto in futuro. Gli scambi commerciali con i Paesi Brics sono i più importanti per l’Africa e nel 2015 dovrebbero arrivare a toccare quota 500 miliardi di dollari, con la Cina che, secondo i dati di Standard Bank, dovrebbe contare per il 60% dei volumi.

I BRICS

Le economie emergenti riunite sotto lo pseudonimo di BRICS contano per il 25% del Pil globale e per il 40% della popolazione mondiale. La Cina è il Paese più popolato al mondo, con i suoi 1,34 miliardi di abitanti. Il Pil del 2012 ammontava a 6400 miliardi di euro, e secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale per l’anno in corso la crescita del Paese dovrebbe attestarsi attorno all’8,2%, in crescita rispetto al 7,8% dello scorso anno. Il Brasile è la settima economia del pianeta con un Pil pari a circa 1900 miliardi di euro e ha una popolazione di 196 milioni di persone. Per il 2013 dovrebbe raggiungere una crescita pari al 3,5%. Al nono posto tra le economie del mondo figura invece la Russia che lo scorso anno ha totalizzato un Pil di poco superiore ai 1500 miliardi di euro, trainato in gran parte dalle esportazioni di gas e risorse energetiche, e nonostante un breve rallentamento lo scorso anno, la sua economia dovrebbe crescere del 3,7% nel 2013.

L’India con i suoi 1,2 miliardi di abitanti ha registrato un Pil pari a 1500 miliardi di euro lo scorso anno. La previsione di crescita per il sub-continente è del 5,9% per l’anno in corso, dopo il brusco rallentamento che ha portato il Paese tra 2011 e 2012 a vedere il proprio Pil calare dal 7.9% al 4,5%. Infine, il Sudafrica è il Paese con il tasso di crescita più basso dei Brics, con un Pil nel 2012 di poco superiore ai 300 miliardi di euro a fronte di una popolazione di cinquanta milioni di persone. La crescita per il 2013 dovrebbe attestarsi attorno al 2,8% e per il prossimo anno doverbbe salire al 4,1%.

XI JINPING E L’AFRICA

Intanto, Xi Jinping è arrivato in Sudafrica, dove a Pretoria ha incontrato il presidente sudafricano Jacob Zuma. Dopo la tappa in Tanzania di ieri, dove Xi ha parlato di una “collaborazione tra eguali” tra i due Paesi, oggi il nuovo presidente cinese si incontrerà con i suoi omologhi delle economie emergenti di Brasile, Russia, India e Sudafrica. La partnership con il Sudafrica è una delle più importanti per Pechino nel continente: lo scorso anno, gli scambi bilaterali hanno raggiunto quota 47 miliardi di euro, coprendo circa un terzo degli scambi commerciali tra Cina a Africa. In un comunicato congiunto rilasciato oggi, i due Paesi hanno rinnovato la loro partnership bilaterale e una “strategica attenzione e priorità verso le rispettive politiche estere”.

Nella giornata di ieri, al Julius Nyerere Convention Center di Dar Es Sallam, Xi Jinping ha voluto dissipare i dubbi di un possibile intento neo-colonialista cinese affiorati negli scorsi giorni rinnovando l’offerta di un prestito da venti miliardi di dollari dal 2013 al 2015 per “aiutare i Paesi africani a trasformare l’abbondanza di risorse in sviluppo economico e raggiungere uno sviluppo sostenibile e indipendente”. Xi ha poi voluto ribadire che “la Cina continuerà a offrire la necessaria assistenza all’Africa senza secondi fini di natura politica”. Il presidente cinese ha poi auspicato per tutti i Paesi del continente un sviluppo più veloce e un migliore tenore di vita per tutti gli abitanti. Come impegno nei confronti dei Paesi africani, la Cina ha offerto a trentamila professionisti la possibilità di un tirocinio nel Dragone e ha promosso l’istituzione di diciottomila borse di studio agli studenti delle università africane per ” aumentare lo scambio di tecnologie e di esperienze”. Sempre nella giornata di ieri Cina e Tanzania si erano accordate per la costruzione nel Paese africano di un nuovo porto e di un complesso industriale: la Cina poi erogherà un prestito per lo sviluppo di infrastrutture per le telecomunicazioni e un ulteriore prestito a interessi zero per il governo di Dar Es Salaam.