Si prospetta il G4 finanziario

cina finanzadi Pasquale Cicalese

Riceviamo e pubblichiamo come utile contributo alla discussione sulle dinamiche dell’economia internazionale

E’ una notte di gennaio, ti svegli dal freddo. Attendi l’alba e, come al solito, dai un’occhiata alla seduta di Wall Street della sera prima e poi vai sui siti finanziari cinesi. Ti accorgi di un’altissima volatilità. Prosegui a seguire le tracce e noti che si compra e si vende come pazzi, + 7, -6, + 3. -4. Cosa sta succedendo alla borsa di Shanghai, ti chiedi. Vai a ritroso, agosto 2014. In quel mese il Consiglio di Stato, l’organo di governo cinese, decise la connessione tra la piazza finanziaria di Shanghai con quella di Hong Kong, i residenti dei due paesi potevano dopo decenni operare su entrambi le piazze finanziarie, compresi operatori istituzionali esteri appositamente autorizzati. Nel giro di 8 mesi è il boom:  Shanghai tocca punte che arrivano a + 150%, una roba spettacolare. Dal 2001 al 2014 il pil cinese era cresciuto di 6 volte e dopo il boom borsistico i valori azionari “solo” di due volte…A quel punto succede l’impossibile: imprese di stato cinesi, aziende appena quotate (sono state moltissime in questo periodo), aziende private operano prese di profitto sui guadagni stellari.

Nel giro di 3 mesi Shanghai perde il 30%. Le prese di profitto ammontavano a circa 3 mila miliardi di dollari. Nello stesso periodo quotidiani finanziari di tutto il mondo informavano di acquisizioni di partecipazioni azionarie e di aziende da parte di operatori cinesi. In pratica da gennaio a fine giugno i cinesi avevano acquisito asset stranieri per 3 mila miliardi di dollari. L’euforia di Shanghai aveva però nell’ultimo periodo contagiato decine di milioni di operatori cinesi, in pratica piccoli risparmiatori che stavano perdendo massicciamente. A quel punto si realizza un’altra cosa impossibile: autorità borsistiche, banca centrale e governo intervengono per fermare il crollo acquisendo partecipazioni azionarie e obbligando le aziende di stato ad acquistare azioni proprie; si realizza in tal mondo nel paese dal socialismo con caratteristiche cinesi, la “dittatura finanziaria del proletariato”. Ma in questo frangente cosa avevano acquistato? Asset americani, africani, russi, europei e, cosa che sembra molto probabile asset italiani, sia bot, sia azioni, sia aziende private, non pubblicizzati perché il mercato borsistico italiano è piccolo (poche aziende quotate). Da mesi intercorre una connessione finanziaria Shanghai-Milano. Non finisce qui: a questo gioco ad un certo punto partecipano attivamente gli americani, si stabilisce quindi la connessione Shanghai-Milano- Wall Street tramite la “dottrina Kissinger”, che vuole la pace in vista di affari colossali tra Wall Street e i paesi Brics, Cina e Russia in testa. Chiave di volta sono gli accordi sul nucleare iraniano e la visita in Israele del premier Renzi. A quel punto si realizza una connessione Shanghai-Mosca-Milano-Wall Street. Si costruiscono cioè le basi di una sorta di G4 con al centro l’Italia con il suo ruolo centrale nel Mediterraneo, che nei prossimi decenni sarà il fulcro del commercio mondiale perché connette costa est Usa, Africa, Europa, Medio Oriente, Asia Centrale-Asia; a tal proposito c’è da dire che il 6 agosto verrà inaugurato, dopo appena un anno di lavori finanziati dai cinesi, il raddoppio del canale di Suez che porta il Mediterraneo come asse centrale mondiale contrapposto all’asse Rotterdam-Brema-Amburgo. Il G4 è in gestazione, mancano i tasselli di Siria e Ucraina, ma la connessione finanziaria Shanghai-Milano-Wall Street è già operativa, con delle contraddizioni e degli stop and go. Il G4 in gestazione presuppone un forte contrasto economico finanziario con l’asse franco tedesco e una contrapposizione diplomatica e militare con Polonia e Paesi Baltici. Ruolo centrale di questo gioco negli ultimi mesi lo sta avendo la rappresentante della politica estera Ue, l’italiana Federica Mogherini, oltre che il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, con la regia di Mattarella e Giorgio Napolitano. A livello economico si assiste invece ad una timidezza diplomatica nell’eurozona di Padoan, artefice delle famigerate riforme strutturali, ma al contempo negli ultimi 8 mesi è entrata in scena il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, già Presidente dei Giovani di Confindustria, con accordi commerciali con vari paesi e contrattazioni per riportare e/o far rimanere in Italia strategiche produzioni industriali. L’Italia, dunque, con il suo ruolo centrale nel Mediterraneo, diventa l’anello di congiunzione tra Cina, Russia e Usa. E’ sbalorditivo volerlo affermare, ma pare che stia succedendo proprio questo. Ai posteri l’ardua sentenza. Ne sapremo di più il 9 settembre prossimo: in quel giorno si incontreranno Obama e Xi Jinping. Tra i due dopo il vertice Apec del novembre scorso e soprattutto dopo l’accordo iraniano pare esserci una sorte di incontro-scontro. Stanno posizionando nello scacchiere mondiale le proprie pedine. A settembre sapremo se prevarrà lo scontro o l’incontro. In quest’ultimo caso rientrerebbe in gioco la Russia con l’Ucraina e la Siria e un nuovo ordine mondiale con al centro il Mediterraneo. E’ l’Italia sarebbe perno centrale. Seguire i fatti, contrapporsi all’eurozona e all’asse franco tedesco, in una sorta di trattativa-guerra, una contraddizione dialettica infinita, combattere le politiche strutturali di Padoan e Renzi, fare un fronte unito della sinistra che si incunei in questo scenario mondiale rappresentando gli interessi della classe lavoratrice italiana:è questo il compito della Costituente Comunista. Un mondo si apre, attrezziamoci per affrontarlo e metterlo a nostro favore. A settembre sapremo come andrà a finire. Per il momento, almeno per chi può permettersele, auguro buona vacanza. I Brics stanno lavorando per noi, cerchiamo anche noi di lavorare per noi..