Mobilitare e organizzare il popolo dell’Argentina contro l’offensiva destabilizzatrice

pc argentinada pca.org.ar | Traduzione di Marx21.it

Dichiarazione del Partito Comunista dell’Argentina

Le notizie che arrivano sul caso del giudice Nisman sono allarmanti in ragione del grave deterioramento che si evidenzia in apparati dello Stato, come il Potere Giudiziario, che conserva un forte carattere elitario, e i servizi di sicurezza.

Questa situazione è determinata e aggravata dalla dipendenza di questi corpi, in presenza della completa e sfacciata intromissione degli USA e di Israele che operano su questioni argentine in funzione delle loro strategie politiche globali e/o regionali e che costituiscono l’elemento centrale che spiega la contaminazione dell’eposodio AMIA con informazioni della CIA e del Mossad che vengono portate come prove, mentre invece dovrebbero essere considerate semplici speculazioni interessate ricavate dai mezzi di informazione. Si tratta di un intreccio che mira a sviare le inchieste per la ricerca della verità e a sostenere l’impunità dei criminali.

La commozione che si è generata è parte di una nuova e pericolosa fase del piano destabilizzatore, antidemocratico e antinazionale, che pretende di modificare la politica estera del paese per indirizzarla contro il processo di integrazione regionale indipendente e allinearla alla politica dell’imperialismo yankee, ed anche a farla rientrare all’interno dell’ortodossia neoliberale favorevole ai monopoli.

Di tutto questo è parte la convocazione della mobilitazione della destra argentina, con il pieno sostegno dei suoi agenti mediatici, politici, giudiziari, imprenditoriali, sindacali ed altri che non hanno mai messo in discussione la SIDE (Secretaría de Inteligencia de Estado) e che hanno convissuto con essa quando era governo, e delle ambasciate impegnate nell’ingerenza, che stanno intensificando la loro azione nell’operazione politica che chiamano “fine del ciclo”.

Si tratta di un’offensiva della destra che sta impossessandosi delle strade e dell’iniziativa politica, una situazione di fronte alla quale il governo tarda a reagire.

Risulta drammaticamente tardiva la decisione di sciogliere l’attuale SIDE, e non è sufficiente una semplice modifica istituzionale.

E’ assolutamente imprescindibile approfondire questa tematica chiave per la nostra sicurezza nazionale e per la nostra sovranità politica.

Tali servizi furono concepiti sulla base della Dottrina di Sicurezza Nazionale imposta dagli Stati Uniti, che non è stata rivista, e che deve essere rimpiazzata con una dottrina di difesa nazionale.

Da tempi remoti queste strutture dello Stato hanno mirato a perseguitare la militanza popolare e i settori progressisti e hanno svolto un ruolo fondamentale nella repressione e nelle sparizioni forzate durante la dittatura. Tale ideologia e il suo personale continuano ancora e sono fortemente finanziati dal bilancio pubblico, dotati anche di una discrezionalità e una segretezza che li rendono impuniti e li trasformano in un potente fattore di potere senza un effettivo controllo democratico.

La convivenza ufficiale con questi settori permette che essi stiano giocando un ruolo decisivo nella destabilizzazione in corso, di cui è vittima lo stesso governo. Tale piano destabilizzatore è indirizzato anche a condizionare futuri governi e soprattutto il futuro del paese. Da sempre i servizi di sicurezza, come pure l’apparato repressivo nel suo complesso, sono stati modellati in base alla nefasta Dottrina della Sicurezza Nazionale imposta dal Pentagono e ispiratrice del genocidio della dittatura e del sostegno al Regno Unito sul tema Malvine.

Riteniamo allora compito principale dibattere sulla dottrina che deve guidare una autentica sicurezza nazionale.

E’ richiesta una nuova Dottrina della Difesa Nazionale patriottica e democratica in base alla quale procedere a trasformare profondamente, non solo gli apparati di sicurezza nel loro complesso, ma tutto l’apparato repressivo che non è stato modificato o anche solo sufficientemente epurato. Una dottrina della difesa degli interessi nazionali che respinga l’ingerenza degli Stati Uniti, che promuovono il golpismo in Argentina e in America Latina, e dello Stato di Israele, che trasferisce nella nostra terra i conflitti che scaturiscono dalla sua politica espansionista, razzista e militarista, sostenuta dai governi che si sono avvicendati in quel paese.

Per questo i cambiamenti formali e istituzionali che si possono adottare non acquisiranno un carattere conforme alla democrazia e all’indipendenza nazionale, se non si creerà una dottrina patriottica della sicurezza e, logicamente, se non si designeranno, dalla più alta responsabilità fino all’ultimo funzionario, persone chiaramente convinte di questa linea di azione che, fin da ora, presuppone il ritiro di tutto l’attuale organico del Servizio di Sicurezza.

Queste considerazioni, a prescindere dai casi particolari che possano presentarsi, sono applicabili all’insieme della cosiddetta sicurezza e comprendono i servizi dell’Esercito, la Forza Aerea, l’Armata e tutti i corpi di sicurezza e di polizia federali e provinciali, compresa Buenos Aires, dove dobbiamo segnalare i casi di spionaggio che vedono sotto processo Mauricio Macri, Ciro James e Fino Palacio, tra gli altri, che, come è emerso dalle loro confessioni, sarebbero stati “raccomandati” dalle ambasciate dei paesi citati. In merito è necessario prendere in considerazione il caso del generale Milani, Capo dell’Esercito, denunciato per casi di lesa umanità.

E’ imprescindibile che i cambiamenti nel sistema di sicurezza non rappresentino un semplice maquillage e che sia abolita la legge cosiddetta “antiterrorista” imposta dagli USA.

Ora ci troviamo di fronte a una forte offensiva delle forze della restaurazione conservatrice, che fa perno sulle articolazioni dello Stato neoliberale che sopravvivono e non sono state modificate.

Una responsabilità centrale sotto questo aspetto spetta all’attuale amministrazione, che non ha promosso la creazione di una forza politica e sociale, ampiamente partecipativa, per i profondi cambiamenti strutturali di cui il paese ha bisogno. Ciò pone un limite ad ogni tentativo di riforme a beneficio dei settori popolari e del paese, come quelli che in parte si sono prodotti dal 2003.

Di fronte alla situazione che ci si presenta, che è grave e minaccia una crisi dello Stato, pensiamo che la strada appropriata passi attraverso la convocazione nazionale di tutte le forze di trasformazione che possa dar vita ad uno stato di mobilitazione sociale e di organizzazione popolare. E sono i settori dell’ “oficialismo” (le forze di ispirazione peronista) ad avere le maggiori possibilità e responsabilità in tale compito.

E’ solo in questo contesto che sarà possibile l’approfondimento dei cambiamenti strutturali di cui il paese necessita, unica difesa contro le corporazioni e l’interventismo esterno.

Esiste una forte militanza popolare disposta a mobilitarsi e a lottare. E’ ad essa che dobbiamo dare protagonismo in questi momenti decisivi.