Il Futuro è cominciato 97 anni fa

Rodchenko042di Gustavo Carneiro 
da 
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Traduzione di Marx21.it

La Rivoluzione d’Ottobre ha inaugurato una nuova era

Il 7 Novembre è l’anniversario della Rivoluzione Socialista di Ottobre. Principale accadimento storico del XX Secolo e di tutta la storia dell’umanità, “l’assalto al cielo” dei bolscevichi, guidati da Lenin, porta per la prima volta il proletariato al potere e dà inizio alla costruzione di una società nuova, senza sfruttatori ne sfruttati, la società socialista. Il significato storico della rivoluzione d’Ottobre, le sue inedite conquiste ed il suo impatto sulla vita dei popoli non sono cancellabili, indipendentemente dalle sconfitte subite alla fine del secolo scorso, le cui conseguenze, oggi, i lavoratori ed i popoli soffrono drammaticamente. Le rivoluzioni future, comunque, saranno sempre marcate da questa esperienza.

L’insurrezione del 25 Ottobre 1917 (7 Novembre, secondo il nostro calendario), iniziata con il segnale lanciato dall’incrociatore Aurora, porta al potere del maggiore paese del mondo un governo di operai e contadini. Le prime decisioni e decreti di questo governo resero subito evidente la natura operaia e popolare di questo nuovo potere: il Decreto della Pace, che faceva appello alle altre nazioni per porre fine alla guerra imperialista e dar vita cosi ad una pace democratica “senza annessioni né indennizzi”, il Decreto della Terra, che aboliva la proprietà privata della terra. La dichiarazione dei “Diritti dei Popoli della Russia” e quella dei “Diritti del Popolo Lavoratore Sfruttato”, sono altri documenti che rendono bene l’idea dell’essenza del potere sovietico.

Il sogno millenario di una “Terra senza padroni, si concretizzava, non in un paese capitalisticamente sviluppato, ma in uno preponderantemente rurale e con ritardi colossali, dove persistevano relazioni feudali, e dove la grande maggioranza della popolazione si trovava in condizioni di povertà e di analfabetismo. Tuttavia la Russia, era, allo stesso tempo, un paese in cui il capitalismo aveva raggiunto rapidamente la sua fase imperialista, dando vita ad un proletariato industriale altamente concentrato e sfruttato, in alcuni grandi centri urbani. Un proletariato con una grande esperienza di lotta e che disponeva di una solida e robusta avanguardia rivoluzionaria, il Partito Bolscevico, diretto da Lenin.

A spiegare questa situazione, da molti interpretata come una “impossibilità storica”, concorrono anche altri fattori: l’aspirazione generalizzata delle masse popolari russe alla pace, la crescente resistenza all’acutizzazione dell’oppressione nazional-sciovinista e il maturare delle aspirazioni all’autodeterminazione dei popoli. La Rivoluzione d’Ottobre, come tutte le vere rivoluzioni, combinò dialetticamente le particolarità nazionali con le leggi generali dello sviluppo sociale, elaborate da Marx ed Engels, e brillantemente applicate da Lenin. La Rivoluzione d’Ottobre inaugurò una nuova era nella storia dell’umanità: l’era del passaggio dal capitalismo al socialismo, la nostra era.

Progressi delle conquiste storiche

La natura delle trasformazioni rivoluzionarie, il ritmo vertiginoso con cui si sono sviluppate e il difficile contesto in cui si sono concretizzate, costituiscono una testimonianza notevole della capacità realizzatrice delle masse organizzate e in movimento. Affrontando difficoltà colossali e ostacoli insormontabili, il Partito Comunista, la Classe Operaia e il Popolo Sovietico, conseguirono grandi realizzazioni politiche, sociali, economiche, tecnico-scientifiche, culturali e nazionali.

In poche decadi, la Russia ed i restanti territori che componevano il vecchio impero zarista e che alla fine del 1922 si associarono all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, passarono dal ritardo tecnico e culturale, al rango di grande potenza industriale. All’inizio degli anni ’60, divenne il primo paese a mandare un uomo nello spazio – il cosmonauta Juri Gagarin.

Tra le più significative conquiste economiche e sociali raggiunte dalla Rivoluzione d’Ottobre, vanno sottolineate l’abolizione della proprietà privata, dei latifondi e dei grandi capitalisti; il conseguimento della giornata lavorativa di otto ore; il diritto alle ferie pagate, l’emancipazione della donna e l’uguaglianza di genere, il diritto alla maternità, all’assistenza medica e all’istruzione gratuita, l’eliminazione dell’analfabetismo, il sostegno all’infanzia, l’accesso generalizzato alla cultura e la promozione delle culture e delle identità nazionali. È stato grazie al potere sovietico che molti popoli del vecchio impero russo videro i propri dialetti convertiti in lingue nazionali e provviste di alfabeti propri, garantendo cosi la propria sopravvivenza come entità linguistiche.

La rivoluzione bolscevica ed il processo rivoluzionario di costruzione del socialismo, permisero a milioni di operai e contadini di esercitare i propri diritti e le proprie libertà democratiche e partecipare alla gestione della vita economica e sociale – a livello di fabbrica, di cooperativa, di provincia, di repubblica e a livello centrale; vennero cosi messi a disposizione dei lavoratori che costruirono con le proprie mani un futuro di progresso e di pace (l’opera “Come fu temprato l’acciaio” di Nikolay Ostrovski, lo mostra bene); rappresentarono una esplosione di creatività, iniziativa e partecipazione popolare e lo sviluppo di molteplici forme artistiche.

Una questione di classe

La vittoria bolscevica in Russia ha provocato una impressionante onda che si estese per i quattro angoli del pianete, e a cui nessuno restò indifferente. I lavoratori ed i popoli la videro come un impulso irreprimibile alla lotta rivoluzionaria e come un comprovato cammino di emancipazione; nei mesi, anni e decadi che la seguirono la lotta della classe operaia si sviluppò in tutto il Mondo; furono creati decine di partiti comunisti e operai e movimenti di liberazione nazionale, nuove rivoluzioni trionfarono, i popoli dei paesi coloniali entrarono in scena come protagonisti di primo piano dei grandi accadimenti mondiali.

La sconfitta del nazi-fascismo e, dopo il 1945, la conquista dei diritti sociali e del lavoro, la sconfitta degli imperi coloniali, il contenimento della natura sfruttatrice e aggressiva dell’imperialismo, e la costruzione del sistema socialista mondiale, sono alcuni dei grandi avanzamenti che portano con se il tratto dominante della Rivoluzione d’Ottobre.

La reazione del grande capitale e dell’imperialismo contro il potere sovietico iniziò lo stesso giorno della presa del potere da parte degli operai, dei contadini e dei soldati – con l’accerchiamento, l’aggressione e la minaccia che continuarono fino all’ultimo giorno dell’esperienza sovietica, e della sconfitta del socialismo in Europa dell’Est. Già nel 1918 una coalizione di 14 potenze capitaliste, alleata della contro-rivoluzione interna, invase la Russia per sconfiggere il potere operaio e contadino. Pur non riuscendo in questo obiettivo, lasciarono danni incalcolabili e numerose vittime.

Nel 1941, dinnanzi alla passività degli inglesi e degli americani, impegnati a spingere Hitler verso oriente, l’orda nazista invase l’Unione Sovietica, dando inizio a ciò che passò alla storia con il nome di “Grande Guerra Patriottica” – e che tolse la vita a oltre 20 milioni di persone. Tuttavia l’Unione Sovietica non è stato solamente il paese con più vittime, ma è stato anche il paese che ha dato il contributo maggiore alla sconfitta del nazi-fascismo.

Di fatto è stata l’Unione Sovietica – la sua Armata Rossa, il suo Partito ed il suo Popolo – ad opporre alla macchina da guerra hitleriana una tenace resistenza sin dal primo giorno di invasione; è stata l’Unione Sovietica ad imporre alla Germania le sconfitte decisive di Mosca, Stalingrado, Kursk, di Leningrado e della sconfitta di Berlino; è stata sempre l’Unione Sovietica a sconfiggere la maggior parte delle truppe tedesche e a distruggerne l’armamentario bellico: sul fronte orientale furono sconfitte 607 divisioni tedesche (176 sul fronte occidentale), e sempre qui la Germania perse il 75% della sua aviazione, dell’artiglieria e dei carri armati.

La Guerra Fredda, il ricatto nucleare, il boicottaggio economico, e l’appoggio alla sovversione interna, sono i tratti distintivi della relazione dell’Imperialismo con il mondo socialista dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Per le conquiste raggiunte, per il suo glorioso percorso di oltre 70 anni per la sua immancabile solidarietà alla lotta emancipatrice dei lavoratori e dei popoli, per aver dimostrato praticamente che è possibile senza sfruttatori né sfruttati, la Rivoluzione d’Ottobre rimane come esempio da seguire per tutti coloro che oggi lottano per gli stessi obiettivi che, quel distante 7 Novembre 1917, hanno animato gli insorti di Pietrogrado: il socialismo ed il comunismo.

L’esempio rimane ed il progetto continua

La scomparsa del campo socialista agli inizi degli anni 90 del secolo XX ebbe – e ancora oggi ha – impatti tremendi sulla lotta dei lavoratori e dei popoli. Lo sfruttamento si è sfrenatamente intensificato, i diritti, le libertà e le garanzie sono costante oggetto di attacco, le guerre e le aggressioni imperialiste si susseguono, i nazionalismi e la xenofobia vengono alimentati e il fascismo risorge oggi come uno strumento attraverso cui il capitalismo può gestire la grande crisi in cui è immerso. L’Ucraina è di questo aspetto un notevole esempio.

Già da subito e in modo accentuato, lo squilibrio nei rapporti di forza a favore del capitale a livello mondiale e la scomparsa dell’URSS e del campo socialista nell’est-Europa, ebbe forti ripercussioni sui Partiti Comunisti d’Europa, che persero il proprio carattere originario, o semplicemente cessarono di esistere, lasciando così disarmati i lavoratori e i popoli dei rispettivi paesi. È il caso del Partito Comunista Italiano, il maggiore dell’Europa Occidentale, che si trasformò in una forza social-democratica e che nelle varie volte che stette al governo, si rivelò un fedele servitore degli interessi monopolisti.

Il PCP, rifiutando di cedere alle pressioni e alle capitolazioni, procedette in diversi congressi all’analisi dei tragici fatti accaduti che portarono alla sconfitta del socialismo – dando vita ad un processo di verifica e di discussione che ancora oggi è aperto. Nel maggio del 1990 – in pieno “terremoto”, come disse Alvaro Cunhal – il PCP realizzò il suo XIII Congresso (straordinario), per analizzare, tra le altre importanti questioni, proprio questo aspetto. In questo Congresso, valorizzando l’esperienza sovietica e valutando i suoi errori e deformazioni, si giunse alla conclusione che “non è stato il socialismo ad essere stato sconfitto”, e allo stesso tempo venne affermata la fiducia nel cammino per la trasformazione sociale: “Confidiamo in un futuro di libertà e socialismo, che renderà possibile la felicità dell’uomo”. Questo lo slogan del manifesto del Congresso.

Oggi, 25 anni dopo la “caduta del Muro di Berlino”, e dopo numerose sentenze di morte pronunciate, il Partito Comunista Portoghee continua la lotta per gli obiettivi che stanno alla sua base e che guidarono tutta la sua azione in questi 93 anni di vita. Nel XIX Congresso, realizzato nel 2012, è stato riaffermato che “solo il Socialismo, con la conquista del potere da parte dei lavoratori, la partecipazione cosciente e creativa delle masse, la proprietà sociale dei principali mezzi di produzione, la pianificazione nazionale dell’economia, ha le potenzialità per liberare e sviluppare le forze di produzione, collocarle al servizio degli interessi generali e dare cosi la soluzione ai grandi problemi dell’umanità”. Allo stesso modo, il PCP, ha sottolineato la necessità di percorrere con risolutezza le fasi e le tappe necessarie alla realizzazione del suo obiettivo supremo. È questo che ci fa continuare a lottare tutti i giorni contro la politica di destra messa in atto dal governo, e per la realizzazione di una politica “Patriottica e di Sinistra” e per una democrazia avanzata – “I valori di Aprile nel futuro del Portogallo” – avendo come orizzonte il socialismo ed il comunismo.