Omaggio a Vasco Gonçalves, il più insigne capitano e timoniere della Rivoluzione di Aprile

vasco golcalvesdi M. Duran Clemente * | odiario.info

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Parlare di Vasco Gonçalves, a 40 anni dal suo insediamento come timoniere della Rivoluzione, significa essere fedeli a un giusto riconoscimento. Significa parlare di Vasco Gonçalves, della sua attività di militare e di politico rivoluzionario, sia – in veste di colonnello – come uno dei più esperti e istruiti tra gli ufficiali cospiratori, tra i capitani del MFA [Movimento das Forças Armadas, Movimento delle Forze Armate], a partire dal 5 dicembre 1973, sia come comandante della 5° Divisione dello EMGFA [Estado-Maior General das Forças Armadas, Stato Maggiore Generale delle Forze Armate], che come primo ministro del 2°, 3°, 4° e 5° Governo provvisorio, e come uno dei più puri “capitani di Aprile” calunniato e diffamato. Vuol dire anche riflettere su un aspetto del MFA, sui militari che erano sempre con lui (con grande onore chiamati gonçalvisti) e sulle iniziative e le organizzazioni create per sua iniziativa e che sostennero il popolo e la rivoluzione.


Cominciamo citando un’espressione di Vasco Gonçalves: “… il MFA non era un movimento rivoluzionario: aveva rivoluzionari nei suoi ranghi, ma questo non ne faceva un movimento con queste caratteristiche…”. All’interno del MFA c’erano militari con diverse tendenze e differenti gradi di politicizzazione. Non era un corpo omogeneo e ancor meno lo era in senso rivoluzionario.“Gli aspetti più progressisti del comportamento del MFA sono motivati dalla rivolta popolare in una direzione rivoluzionaria” sono le parole dello stesso Vasco. Era il pulsare del Popolo (dei Popoli) e la forza delle sue ragioni e del suo esempio offerto nella lotta per la libertà (in Portogallo e nelle sue colonie), contro l’oppressione che ci portarono all’azione di rivolta.

Significa, ancora e sempre, parlare dell’intervento di Vasco, anche nella collaborazione al testo finale del programma del MFA e nella sua interpretazione pratica. Vasco Gonçalves sapeva che c’erano soldati che davano del Programma del MFA una lettura statica, rispettandone appena il testo. Ma Vasco sapeva anche che gli altri sentivano il Programma come un progetto sufficientemente aperto alla evoluzione della realtà stessa. Per lui e per il MFA rivoluzionario, emergevano nuove dinamiche che non sembravano essere previste all’inizio e che imposero una interpretazione “non solo letterale” del Programma. Questo perché in esso erano espresse le azioni programmatiche essenziali che erano profonda emanazione delle genti sacrificate di questo paese, con il Portogallo sopraffatto e isolato per 48 anni e che chiedevano “una nuova politica economica”, “una strategia anti-monopolista” e “un’altra politica sociale”, il tutto “in difesa degli interessi delle classi lavoratrici e per il graduale ma rapido aumento della qualità di vita di tutti i portoghesi”.

Il programma del MFA è emanazione della volontà di un popolo, di un intero popolo, su questo e l’altro lato del mare, dove, in una “Guerra di Liberazione” (detta d’Oltremare, ma coloniale) i capitani di Aprile, nel corso di lunghi tredici anni assimilarono gli insegnamenti: come combattenti, da un lato e dall’altro, con le contraddizioni del fascismo e del colonialismo, ma anche con l’insegnamento dei venti che soffiavano in quell’epoca e di quanti, resistenti e militanti, per mezzo secolo combatterono e morirono per la fine della notte buia della più lunga delle dittature europee. L’azione del MFA (con pochissimi alti ufficiali, come Vasco Gonçalves, già cospiratore antifascista, anche come capitano, nel Golpe da Sé – Golpe della Cattedrale – nel marzo 1959), è il risultato dell’esperienza di organizzazione e unità di giovani capitani che emerge, si consolida e si organizza. E’ con le armi nelle mani del popolo-soldato che il 25 aprile e negli sviluppi successivi cresce l’alleanza Popolo-MFA. Da quell’aurora della “Rinascita della speranza”, Vasco Gonçalves, nella missione di cui è responsabile, è colui che meglio interiorizza il Programma del MFA, come una bussola che traccia il cammino e dà più forza alla direzione delle “Conquiste della Rivoluzione”, in nome del suo popolo, e che la Costituzione del 1976, contro ogni previsione, alla fine andrà a sancire.

Dal momento in cui il MFA dà al suo programma l’unico significato che poteva avere, ed emana l’ordine di porre fine ai residui fascisti e costruire una democrazia del Popolo e per il Popolo, emergono i nemici di questa dinamica. Il fatto grave è che questo accade all’interno dello stesso MFA, soprattutto dopo la caduta di Spinola e il fallimento delle forze conservatrici, militari e civili, che lo appoggiano.

I “Capitani d’Aprile” e i loro rappresentanti – la Comissione di coordinamento del MFA – erano ancora fermi e coesi, sia nel “golpe Palma Carlos” in luglio o successivamente nel “golpe della maggioranza silenziosa”, il 28 settembre. Resistendo agli impulsi di un progetto personale e all’avidità di potere, il MFA non solo prende le distanze e rifiuta gli intenti del generale Spínola, ma confermando Vasco Gonçalves come responsabile del secondo e terzo governo provvisorio, rispettivamente il 18 luglio e il 1° ottobre 1974, ribadisce la decisione incrollabile di rispettare rigorosamente il Programma del Movimento. In un’intervista rilasciata poche ore dopo gli eventi, Vasco Gonçalves afferma chiaramente che“l’unità tra Popolo e MFA è condizione fondamentale per il nostro progresso”.

Sappiamo di quale Popolo parlava il generale, ma è pertinente chiedersi: cosa stava accadendo all’interno del MFA? Oltre alla questione dei risultati delle misure adottate dai governi di Vasco e alle conquiste politiche e sociali da esse favorite, al processo complesso e difficile dell’inizio della decolonizzazione cui il MFA doveva dare una risposta, resta il fatto che alcuni membri del MFA non la pensavano come Vasco, non hanno mai compreso che la decolonizzazione non era un dono, ma una conquista di libertà, conquista segnata dal coraggio dei Movimenti di liberazione e dei militari che volevano la Pace, che rifiutarono la guerra e negarono le spinte dell’imperialismo.

Il MFA, nonostante le azioni dell’organo politico militare da esso creato – la 5a Divisione del EMGFA – di cui Vasco Gonçalves fu il comandante in capo delle sue attività di dinamicizzazione culturale, delle sue più diverse e creative forme di informazione pubblica, cominciò a dare i primi segni di vulnerabilità. Ad esempio Vasco segnalava l’incapacità del MFA rivoluzionario di estendere la propria influenza a tutte le Forze armate e l’incidenza che avevano i dubbi e le paure dei militari meno illuminati politicamente, la cui formazione conservatrice e tradizionalista rendeva loro incomprensibile il processo rivoluzionario, senza dimenticare l’ampia interazione/influenza di quanto lasciato dal fascismo nella nostra terra, del caciquismo [dominio del capo] e del clero conservatore e pieno di pregiudizi, del tasso di analfabetismo stimato intorno al 33% della popolazione!

Vasco Gonçalves e il MFA, per salvare l’economia e la rivoluzione, dovevano affrontare gli attacchi mascherati del “capitale” (sia nazionale che imperialista) che, consapevole di perdere terreno, era abile nell’attuare gli schemi più audaci di destabilizzazione e rompere così l’unità rivoluzionaria.

Nello sviluppo degli eventi, al nucleo duro del MFA (il suo Coordinamento comandato da Melo Antunes) è consentito di alterarsi e perdere di fermezza e coerenza, accettando una “vecchia e apparente stabilità in politica estera” che però non riesce a nasconde un “acuto disordine interno e malessere sociale”, assolutamente in contrasto con un nuovo Portogallo che aspirava a una società più giusta ed equa. Questa tragica dinamica anti-rivoluzionaria e anti-Vasco Gonçalves, ha purtroppo attraversato quattro decenni giungendo fino ad oggi.

Vasco Gonçalves ha lottato e con lui i rivoluzionari militari e civili, per porre fine agli attacchi contro la genuina “essenza dei capitani di Aprile” e per il completamento del loro programma “per non perdere – come sosteneva Vasco – quanto già vinto sul campo”. Così si rafforza la necessità e la volontà di istituzionalizzazione del MFA. Nascono le Assembleee del MFA (AMFA) suscitate dalla positiva esperienza nel processo di decolonizzazione della Guinea-Bissau.

Si apre la strada a un’ulteriore istituzionalizzazione. Iniziano i colloqui per creare un “modus vivendi” fedele alle raggiunte conquiste della rivoluzione, e nasce il Patto MFA-Partiti.

Vasco e Quinta Divisione si impegnano, ancora di più, per garantire la continuità e lo sviluppo del processo rivoluzionario. Attraverso il Bollettino quindicinale del MFA, diretto dal “Coordinamento” del MFA e dal gruppo redazionale della 5° Divisione, Vasco, come primo ministro, fa diffondere nel novembre del 1974 un articolo dal titolo “Il MFA: da politico a economico”. C’è urgenza di prendere misure economiche e gettare le basi per un efficace controllo delle attività fondamentali da parte dello Stato e di lottare contro il sabotaggio ancora forte, per la creazione delle condizioni che consentano il miglioramento della qualità di vita dei portoghesi e promuovere lo smantellamento delle base economiche del fascismo. Si deve contrastare l’indifferenza dei latifondisti alle richieste del governo e del MFA, per realizzare i progetti di utilizzo economico delle terre.

Con il tentativo golpista dell’11 marzo, ancora una volta innescato da Spinola e dai padroni disperati per vanificare l’istituzionalizzazione del MFA, tutto si accelera. Si attua l’istituzionalizzazione del MFA e due giorni dopo si crea il Consiglio della Rivoluzione (CR). Per il miglioramento economico e sociale è individuata la necessità di adottare misure più rivoluzionarie: pianificazione, nazionalizzazioni e riforma agraria. Questi sono stati i primi passi del neofita CR. Viene dato mandato a Vasco Gonçalves di formare il 4° Governo provvisorio, che apre i suoi lavori dopo il 27 marzo. La ristrutturazione delle banche nazionalizzate, il controllo delle imprese private da parte dello Stato, la creazione del sistema di pianificazione, l’ulteriore nazionalizzazione delle industrie fondamentali e la riforma agraria, sono le basi principali dell’agenda e del programma di governo.

Si va verso elezioni “costituenti” e l’alleanza MFA-Partiti. Precedentemente abbiamo accennato allo scopo di questo patto, per “non perdere prematuramente i risultati raggiunti e cercare di includerli nella Costituzione del 1976”. Anche se c’era consenso in seno al MFA, chi poneva riserve sulle misure rivoluzionarie in seguito sarebbe confluito nel cosiddetto “gruppo dei nove”. Ma i partiti di destra, incluso il PS, non erano interessati rendere note tali riserve prima delle elezioni. C’era un tatticismo elettorale. Dopo le elezioni, con la vittoria del Partito Socialista (PS), presto seguito dal Partito Popolare Democratico (PPD), questi partiti hanno cercato di attaccare Vasco Gonçalves e di far terminare il processo rivoluzionario, aggravando condizioni che tuttavia erano naturali in quei frangenti. Ciò servì come pretesto e il processo rivoluzionario venne frenato, ma non completamente sconfitto: i risultati ottenuti durante il periodo più creativo della rivoluzione furono effettivamente sanciti nella Costituzione del 1976.

Dalle elezioni del 25 aprile 1975, il PS incita ad azioni e assume comportamenti che nulla hanno a che fare con la sua ideologia socialista e le promesse elettorali, fomenta le divisioni tra i sindacati e i lavoratori e si propone come uno dei principali alleati delle forze controrivoluzionarie. Il capitale e i nemici della rivoluzione (soprattutto quelli che avevano perso i privilegi) predispongono centri di cospirazione, di intossicazione e di agitazione tra la popolazione. Si fa credere che Vasco Gonçalves e il Partito Comunista (PCP) “sono la stessa cosa” e cercano di controllare tutto. L’anticomunismo esce allo scoperto; spaventano la gente, soprattutto i meno istruiti con fantasmi e pregiudizi.

Vasco Gonçalves tiene incontri con Mario Soares e Alvaro Cunhal, ma senza successo. Si ricerca una piattaforma per l’unità strategica tra loro, Vasco Gonçalves e MFA. I tentativi di istituzionalizzare una Alleanza Popolo-MFA avanza verso l’approfondimento di una politica di stimolo della partecipazione popolare attraverso le loro organizzazioni e il rafforzamento delle relazioni tra il MFA e queste strutture.

Nella stessa Assemblea Costituente i deputati del PS e dei partiti più a destra attaccano il governo. Vasco Gonçalves e una corrente di militari del MFA più a sinistra, cercano di “superare le contraddizioni partigiane” con l’approvazione di documenti come il PAP (Piano d’azione politica) e quello delle Linee guida dell’Alleanza Popolo-MFA. Anche se quest’ultimo non raccoglie un ampio consenso, è questo documento-guida, con una forte influenza dei settori radicali di sinistra del MFA, che porta all’uscita dei ministri di PS e PPD dal 4° Governo. La grave situazione si stabilizza l’8 agosto, con l’inizio di un nuovo governo dal carattere effimero – 5° Governo provvisorio – la cui inaugurazione avviene un giorno dopo la pubblicazione del cosiddetto “Documento dei Nove” (che chiama in causa Vasco Gonçalves e il MFA rivoluzionario) e anche cinque giorni prima del cosiddetto “documento degli Ufficiali del COPCON” (che cercando di opporsi a quel documento, apre la porta a future posizioni del radicalismo contro Vasco e i militari della sua linea).

Poiché i nove ufficiali (4) del suddetto documento sono tutti del CR, si apre definitivamente una spaccatura in questo organo. Nel tentativo di superarla è creato questa volta un “piccolo direttorio” costituito da Gosta Gomes, Vasco Gonçalves e Otelo Saraiva de Carvalho. Ma la contestazione a Vasco Gonçalves era già stata aperta da alcuni episodi precedenti, non solo da parte degli ufficiali detti moderati, ma anche dai ministri del PS con il cosiddetto caso “Repubblica”.

Il processo precipita nella cosiddetta “Estate calda” del 1975, con diversi incidenti gravi. Nel nord del paese, il gruppo controrivoluzionario (con fascisti civili e militari) – MDLP – compie azioni terroristiche distruggendo sedi dei partiti di sinistra e pratica atti di vandalismo. Alla fine di agosto, le strutture della 5° Divisione del EMGFA sono prese d’assalto dal Reggimento dei Commandos agli ordini di Otelo Saraiva de Carvalho, Comandante operativo del continente (COPCON). Vengono catturati e distrutti documenti storici e registrazioni. Il culmine viene raggiunto con la divulgazione di un documento “insultante” firmato da Otelo che invita indegnamente Vasco Gonçalves ad abbandonare il posto di primo ministro e gli vieta l’ingresso nelle caserme.

E’ nella cosiddetta “Assemblea del MFA di Tancos”, del 5 settembre 1975, composta di militari scelti “ad-hoc”, delegati volutamente selezionati, che il MFA progressista e rivoluzionario si ritrova decapitato della sua testa, di quello che per noi sarà sempre (sia per i militari del MFA che lo seguirono, sia per la popolazione che lo amava e stimava) il Generale Vasco Goncalves – eterno compagno Vasco – timoniere dei risultati unici e più preziosi, che la nostra Associazione Conquiste della Rivoluzione (3) si è imposta di preservare, in suo onore e per il popolo portoghese che meritava come guida questo uomo semplice, giusto e rivoluzionario.

Dopo più di quindici anni, Vasco Gonçalves rilascia una lunga intervista pubblicata in forma di libro nel 2002 (1). Ecco un estratto che prefigura la situazione in cui ci troviamo oggi, nel 2014:

“… L’obiettivo era di rompere con quei soldati che hanno sostenuto più conseguentemente le aspirazioni popolari e fermare l’approfondirsi della democrazia… e lo dico perché dopo tanti anni… dopo la caduta del 5° Governo provvisorio siamo stati testimoni della ricostituzione di una democrazia politica che ben convive con le limitazioni dei diritti sindacali e politici dei lavoratori, con la distruzione del settore pubblico dell’economia, con la distruzione della riforma agraria, con il succedersi di pacchetti di leggi sempre più pesanti per i lavoratori che vengono applicate in modo sempre più feroce”.

Nel 2004, un anno prima di morire, Nestor Kohan, filosofo e insegnante argentino (2), ha raccolto l’ultima intervista concessa da Vasco Gonçalves. L’intervistatore traccia nell’introduzione il profilo del generale e della rivoluzione, scrivendo quello che sentiamo un po’ tutti.

“Vasco Gonçalves … (al contrario dei generali che ho incontrato è senza dubbio un “avis rara”) parla lentamente, senza intoppi e con calma. Ha gesti gentili e l’atteggiamento di un vecchio professore universitario. Si rivolge agli interlocutori con un’enfasi educativa che non nasconde. La Rivoluzione dei Garofani era atipica. Ha avuto luogo in Europa occidentale, quando si supponeva che la rivoluzione fosse ormai fuori dall’ordine del giorno. Proprio quando in altri paesi europei si aprivano i fiori già appassiti dell’eurocomunismo e della socialdemocrazia (correnti che rinunciavano a tutta la ribellione radicale… per principio politico), il Portogallo metteva all’ordine del giorno la questione del potere. Questo è avvenuto in piena crisi capitalistica (1973-1974), quando il dollaro e il petrolio subirono una scossa globale, liquidando keynesismo del dopoguerra e aprendo la strada al neoliberismo.

“Questa rivoluzione realizzata in piena guerra fredda spostava il tradizionale ruolo delle Forze armate europee, specialiste nella guerra contro-rivoluzionaria nelle colonie africane e, allo stesso tempo, esperte di contro-rivoluzione e nella tortura praticata dai militari dell’America Latina (Brasile, Argentina, Cile, ecc). Quella portoghese è stata una rivoluzione nello stesso movimento che metteva in discussione il legame immanente tra capitalismo, fascismo e colonialismo… Tre forme di dominio, che spesso si presentano in letteratura politica come fossero fenomeni scollegati gli uni dagli altri.

“Nel novembre 1975, un anno e mezzo dopo l’inizio della Rivoluzione dei garofani, furono neutralizzate le azioni rivoluzionarie. Un colpo di stato di destra, un colpo di stato contro-rivoluzionaria emerse vittorioso. Fu istigato dal Partito Socialista portoghese – Mário Soares come responsabile civile -, dagli Stati Uniti, dalla socialdemocrazia internazionale e dalla internazionale democristiana.

“Dal trionfo della reazione di destra, con la maschera socialdemocratica, in Portogallo tutto torna alla ‘normalità’ … Cioè il capitalismo, lo sfruttamento e l’obbedienza.

“Vasco Gonçalves è oggi (2004) – ci dice l’intervistatore – un uomo anziano, anche se sprizza l’energia di un adolescente quando parla della rivoluzione che lo ebbe come esponente principale della forze popolari. Modesto, semplice, che si sorprende quando una umile contadina, più anziana di lui e vestita di nero della testa ai piedi, gli si avvicina per accarezzagli il viso, per esprimergli la sua ammirazione come fosse un figlio”.

Ma è in questa ultima intervista della sua vita, fatta a Nestor Kohan, che Vasco afferma: “Oggi penso che non ci sia spazio per una ‘terza via’. L’esperienza del passato e del presente ci mostra che la ‘terza via’ va sempre a destra, cammina sempre in una direzione riformistica del capitale, per l’idea di una presunta ‘riforma del capitale’. Si cerca di raggiungere un capitalismo riformato, senza superare il capitalismo. Il capitalismo non è riformabile, perché le relazioni sociali su cui esso si fonda e senza le quali non può sopravvivere, sono intrinsecamente ingiuste e poggiano sullo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. La ‘terza via’ non persegue profonde realizzazioni nelle strutture economiche e sociali. Basti guardare all’Inghilterra, la Francia e la Germania per convincersene. Jospin in Francia, Schroeder in Germania e Blair in Gran Bretagna hanno adottato la pratica delle politiche neoliberiste e delle privatizzazioni. Tutti coloro che aspirano a collocarsi tra capitalismo e socialismo, finiscono per adottare politiche neoliberiste”.

Dieci anni dopo tutto si è aggravato con gli Hollande, Merkel, Cameron e altri. Mentre noi commemoriamo i 40 anni dal 25 Aprile e i 40 anni dalla scelta di Vasco Gonçalves come primo ministro, i portoghesi sono consapevoli della differenza tra ciò che è stato raggiunto nel 1974 (e nell’anno seguente) e quello che non si ottiene nel 2014, tra ciò che è stato realizzato con l’Aprile e ciò che è stato distrutto con il Novembre (e da Novembre) e le tossiche politiche neoliberiste di oggi.

Quindi “compagno Vasco”, se è davvero con molta nostalgia che ti ricordiamo, è anche con la tua voce nei nostri cuori che porteremo avanti la lotta che è, e sempre sarà, la nostra lotta. Come dicevi sempre, “c’è da lottare, giorno per giorno, per le riforme il cui contenuto contraddice la logica del pensiero unico, dominante, la pretesa di dominio universale degli interessi di un gruppo ristretto di forze economiche”.

Volevamo e abbiamo costruito questo passato con Vasco e lui con noi. Si apre un nuovo presente e futuro, generoso e ampio, in tempi di difesa e di lotta per le conquiste della rivoluzione. Con Vasco come timoniere, continueremo, sempre.

Vasco per sempre!

Vasco, nome di Aprile… È ancora vivo e presente!

* M. Duran Clemente, colonnello Ref. – Capitano di Aprile. Direttore dell’Associazione Conquiste della Rivoluzione e membro della presidenza del Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione (CPPC)

Note

1. “Vasco Gonçalves, um General na Revolução”, intervista di Maria Manuela Cruzeiro, ottobre 2002.

2. Vasco Gonçalves, intervista di Nestor Kohan per Rebelión/Accion, ottobre 2004
3. “Tutto è già stato detto, e tutto resta da dire del compagno Vasco, … – per il suo esempio, per la sua opera, per il suo pensiero – volevamo inizialmente che il suo nome fosse il nome della nostra Associazione – senza ostacoli impossibili da superare… “. Dichiarazione dei principi giustificativi dell’Associazione Conquiste della Rivoluzione nel 2011.
4. “Gruppo dei Nove”: Melo Antunes, Vasco Lourenço, Pezarat Correia, Franco Charais, Canto e Castro, Costa Neves, Sousa e Castro, Vítor Alves, Vítor Crespo

Omaggio al Generale Vasco Gonçalves.

Porto, 7 aprile 2014.