Da Tangentopoli alla Terza repubblica (passando per Berlusconi): storia di un’involuzione

di Antonio Siniscalschi | da www.comunisti-italiani.it

tangentopoli-w300Il 17 febbraio del 1992, venti anni fa, veniva avviata l’indagine di Mani Pulite o, nel gergo giornalistico Tangentopoli. Secondo Lucarelli, quello di Blunotte per intenderci, “una rivoluzione”, accompagnata, come ogni rivoluzione che si rispetti, dai suoi “eroi”, le sue “masse in fermento”, i suoi morti.

Ma andiamo per ordine e riassumiamo velocemente cosa è stata e come si è svolta Tangentopoli: tutto inizia, per l’appunto, il 17 febbraio 1992 quando con un mandato d’arresto voluto dal PM Antonio Di Pietro e autorizzato dal GIP Italo Ghitti, viene arrestato, Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Trivulzio e membro di spicco del PSI di Milano. 
 

Chiesa cadde nella “trappola” della procura di Milano. Grazie alla denuncia di un imprenditore monzese, Luca Magni che, stanco delle continue “bustarelle” che versava allo stesso Chiesa, munito di microfono e telecamera nascosti, forniti dalla procura, si recò nell’ufficio di Chiesa a portare la mazzetta e lì i carabinieri arrestarono Chiesa in flagranza di reato mentre intascava i soldi illeciti. Sorpresa! I carabinieri trovarono nella scrivania di Chiesa anche 37 milioni frutti di una precedente tangente intascata. Chiesa viene portato in carcere ed il partito, in primis Craxi, fanno terra bruciata intorno a lui, indicandolo come un “mariuolo isolato”.

Tradito dal partito, scosso dal carcere, Chiesa inizia a parlare e viene fuori che la corruzione era un “sistema”, strutturato, con le sue regole e le sue percentuali (la metà andava a PSI e DC, un quarto al PCI, quando e se aveva incarichi nell’amministrazione, ed il resto ai partiti minori), insomma Tangentopoli.

Dalla deposizione di Chiesa inizia un effetto domino incontrollabile, una pioggia di avvisi di garanzia, i politici venivano portati davanti ai PM del pool d’inchiesta (Di Pietro, Colombo, Greco, Davigo) e lì, terrorizzati dal carcere, parlavano ed altri nomi, sempre più “grossi”, finivano davanti ai PM e il giro ricominciava.

In pratica tutti i politici dei due principali partiti italiani di governo, DC e PSI, vengono indagati (fatta eccezione forse per il solo Andreotti che comunque già aveva dato in tutte le inchieste su cosanostra). Fino ad arrivare alla maxitangente Enimont, definita all’epoca, la “madre di tutte le tangenti”.

Capitolo Enimont: Raoul Gardini, imprenditore del settore chimico, proprietario della Montedison, “sognava” di comprare la ENI, azienda statale, e formare un colosso della petrolchimica tramite la fusione delle due società: l’ENIMONT. Ma l’affare era troppo costoso, talmente costoso, che Gardini preferì cominciare a pagare i partiti pur di uscire dall’affare avendo come tramite Sergio Cusani.

Se Tangentopoli è stata una rivoluzione, il processo Enimont è stato il patibolo di tutta la classe politica della Prima repubblica … o forse la sua “berlina”.

Davanti alle telecamere della RAI in diretta, sfilarono davanti ai giudici tutti i “mammasantissima” della politica italiana: Craxi, Forlani (all’epoca Presidente del Consiglio), De Michelis, La Malfa, Martelli, Cirino Pomicino, Bossi (quello di Roma Ladrona). Tutti condannati, Cusani compreso, Gardini escluso in quanto si “suicidò”, o, perlomeno, così dissero le autorità inquirenti.

Però giunto al suo apice con la maxitangente Enimont Mani Pulite andò lentamente a scemare, c’è chi dice che la gente, scesa ogni giorno in piazza a difendere l’operato dei PM, si era “disinnamorata” dell’inchiesta, vuoi perché i Media ne avevano perso interesse, o forse Mani Pulite, dopo aver raggiunto i massimi gradi delle istituzioni, ora stava toccando i rami più piccoli, le piccole amministrazioni, province, comuni, uffici di zona, scoprendo che la corruzione era in Italia, un sistema diffuso, un qualcosa di familiare, di genetico, e sollevando non poche questioni morali tra i cittadini stessi.

Si dice anche che sia finita per il problema inverso, cioè si era arrivati troppo in alto e oltre ci si poteva “far male”. A ciò si aggiunge anche che la politica cominciò a reagire, prima con il c.d. “colpo di spugna”, il VERGOGNOSO decreto “Consolo” che voleva depenalizzare, con effetto retroattivo (se no la porcata non era completa) il reato di finanziamento illecito dei partiti, ma andò male e Scalfaro, mosso forse da un minimo di dignità, non lo firmò ritenendolo incostituzionale (ma anche inumano si potrebbe dire); poi però la politica ci ritentò con un decreto più soft, il decreto Biondi, del “nuovo” governo Berlusconi con il quale veniva data una mano a tutti i “vecchi” amici con la concessione degli arresti domiciliari per i casi di corruzione. Ma dopo le fortissime proteste dell’opinione pubblica anche questo viene ritirato, con Maroni, all’epoca ministro degli Interni, che si scusa con tutti dicendo che “non l’aveva letto”.

Inizia allora la stagione della caccia ai PM, incominciano una serie di accertamenti, accuse e denunce, insomma, per dirlo con i termini di chi se ne intende “una persecuzione giudiziaria” contro tutto il pool di Mani Pulite, che, nonostante esca pulito e pienamente assolto da ogni accusa, piano piano si sfalda. Ecco un altro dei possibili motivi della fine di Tangentopoli.

Ma ci potrebbe essere un’ultima possibilità sul perché Mani Pulite ebbe fine.

Con l’indagine viene posta fine alla Prima Repubblica, ai Pentapartiti, alla politica del dopo-guerra e soprattutto dell’anticomunismo. Una Prima Repubblica da sempre legata ai “misteri italiani”, strategie della tensione, operazioni Gladio, collusioni mafiose etc.

Con la caduta del muro ed il dissolvimento dell’URSS viene meno quello che era stato il principale ostacolo al dilagare dell’imperialismo capitalista, i poteri forti, quindi, non hanno più bisogno di quei partiti-diga rispetto al terrore rosso.

Per poteri forti si intendono quelli che più o meno occultamente, han sempre manovrato il teatrino della politica, Mafia, USA, Massoneria (deviata e non), le solite cose di casa nostra, tutte a loro volta mosse dal potere per eccellenza: il Capitale.

Ecco, Mani Pulite è servito anche a loro per eliminare le cose “vecchie” e passare ad un livello successivo di controllo del governo e dello Stato.

Precisiamo, non si vuole assolutamente dire che il pool era complice di tutto questo, anzi il suo lavoro era in buona fede, è stato semplicemente uno strumento involontario, e appena è andato troppo in là, o appena aveva fatto abbastanza, è stato bloccato dagli stessi poteri forti.

Si crea comunque la Seconda Repubblica, e non c’è voluto nemmeno molto, è bastato prendere alcuni personaggi legati in qualche modo alla Prima, cambiare simbolo, nome ed inno del partito et voilà le jeux son fait.

I vecchi missini diventano AN, i democristiani si ridividono equamente tra PPI, CCD, CDU, socialisti e piduisti fondano FI.

Inoltre gran parte dei “comunisti”, non tutti, restano folgorati sulla via della Bolognina da Nostra Signora del Mercato, capiscono che il comunismo ormai era fallimentare (lo andassero a spiegare alla Cina, a Cuba, al Venezuela, alla Bolivia etc.) e decidono di diventare “democratici”, come se, fino ad allora, il comunismo italiano fosse stato anti-democratico.

Risultato di tutto questo guazzabuglio sono state le elezioni del 1994, vinte dal centrodestra con un’astensione, record rispetto alle precedenti tornate elettorali dal 1948 in poi, del quasi 15%.

E’ il trionfo di Berlusconi, dell’uomo che si è fatto da solo, di colui che tutto vede e tutto può, del Monarca Mediatico (come lo definiva un professore della Sapienza).

Ma se per Mussolini l’inizio ufficiale della dittatura, a detta degli storici, non fu la marcia su Roma ma il discorso al Parlamento in cui si assumeva la responsabilità dell’omicidio di Matteotti, dichiarandosi ufficialmente a capo di “un’associazione a delinquere”, l’inizio ufficiale del berlusconismo non sono quelle elezioni, quanto, probabilmente, l’avviso di garanzia per le tangenti versate alle Fiamme Gialle, ricevuto nel 1994 (ironia della sorte mentre partecipa come Presidente del Consiglio ad un simposio internazionale sulla criminalità), con il quale il nuovo “regime” si professa, almeno ufficiosamente, come “associazione a delinquere”, anche perché, ma questa è storia che conoscono tutti, non sarà l’ultimo avviso che Berlusconi riceverà nel corso della sua carriera.

La Seconda Repubblica inizia dunque sulla scia della Prima ma riesce a tirare a campare per quasi vent’anni, infarcendo le cronache politiche del “meglio del peggio” immaginabile: corna, bandane, “comunisti coglioni”, “magistrati psicopatici”: un “bagaglino”. La grande novità che va, via via, creando, è il bipolarismo perfetto, regolato dall’alternanza “inavvertibile”, ci sono governi di centr-sinistra, ma nessuno lo nota: privatizzano gli uni, e privatizzano gli altri; non fanno leggi sul conflitto d’interessi gli uni, e non la fanno gli altri; fanno la guerra gli uni (il centro-centro-centro-sinistra in Kosovo) e la fanno gli altri (per il centrodestra: Afghanistan, Iraq, Libia). E’ come sull’altalena, si va avanti e indietro ma chi sta sopra è sempre lo stesso… e forse anche chi spinge.

Intanto però il mercato cambia faccia, si rinnova continuamente, va sempre più veloce; è l’economia finanziari e di internet, la New economy, che viaggia sulla rete, si scambia informazioni tramite i phone, non si cura più del prodotto materiale, ma del prodotto finanziario, Spread, Rating, Derivati.

Così il mercato decide che anche la seconda Repubblica non serve più e finisce nel suo modo più consono, in pasto alla “società dello spettacolo”: chi di media ferisce di media perisce!

La corruzione ormai è un argomento out, nella civiltà di “Uomini e Donne”, tutto è consegnato agli scandali sessuali: ecco dunque tutto il carrozzone condito di Bunga-Bunga, Veline prestate alla politica, Sexy-onorevoli ed etc. Insomma tutti elementi che possono garantire mesi e mesi di programmazione per programmi spazzatura quali “Pomeriggio 5” o il TG1 di Minzolini. Se prima è stata Tangentopoli ora è Vallettopoli, il che dice tutto!

La verità e che anche quella classe politica non serve più al Capitale che con la Seconda Repubblica distrugge la politica facendola diventare un circo di pagliacci senza morale ed idee.

Anche il bipolarismo si perfeziona, e si arriva all’unipolarismo: PD, PDL, FLI, UDC tutti insieme ad appoggiare la Terza Repubblica, il governo Monti, la Repubblica dei tecnici delle privatizzazioni e liberalizzazioni, del profitto selvaggio, della “crisi” come spauracchio per rimpinzare le tasche del Mercato. Lo Stato, le sue istituzioni, la politica, diventano il reggimoccolo del sistema economico, elementi che ci sono ma servono solo a far scena.

Qual’è lo scenario che si profila? Quello dell’unico partito già citato in cui i vari Alfano, Bersani, Fini e Casini tentano di ritagliarsi ruoli da comprimari? E l’opposizione? Sarebbero i polizziotteschi dipietrini che, anomalia del tutto italiana, si professano di sinistra, oppure i vendoliani buonisti che non si sa cosa sono, cosa vogliono ed oscillano ora a sinistra ora a destra del PD, o peggio ancora i grillini figli del populismo dilagante e della pura demagogia che inanellano una serie di proposte, tutte per carità figlie del buonsenso, ma senza spiegare come farle e come applicarle, quasi fosse l’Italia il paese del bengodi. E anche se si va a destra non è meglio, tenendo conto che l’unica opposizione, esclusi i neofascisti dell’estremissima destra come Casapound che fomentano l’odio e la violenza, rimasta in parlamento, almeno per ora, è la Lega di Bossi (uno dei pochissimi ad aver passato Prima, Seconda e Terza repubblica con relativa condanna nel sopra citato processo Enimont) le cui principali proposte politiche sono: “I padani lavorano”, “gli immigrati rubano”. O magari l’opposizione non ufficiale, fatta dai Travaglio (come Di Pietro anche lui uomo di destra spacciato per uomo di sinistra), e dai Saviano paladino di una morale contro cui nemmeno la sinistra stessa può protestare ma deve accettare i suoi dictat intellettuali per non passare da mafiosi. Ed infine i movimenti, dai qual potrebbe uscire qualcosa di buono, ma che si fanno anche loro ingabbiare nel circuito mediatico che li descrive come i “cattivi”, i “black block”, che bruciano, sfondano, picchiano ma non raggiungono risultati, e molti di loro come fessi ci cadono e recitano esattamente questo ruolo.

Ma fa tutto parte, per l’appunto, dei ruoli disegnati dalla società dello spettacolo, tutti hanno una loro parte che aiuta il cittadino ad impigrirsi, a votare per “gli amici del mercato” o al massimo a protestare in modo fantoccio tramite un’opposizione di palazzo o di piazza che recita una particina completamente svuotata di contenuto politico essendo la politica, oramai,relegata ad un qualcosa che c’è ma potrebbe benissimo non esserci.

Bisognerebbe studiare, recuperare gli strumenti non solo per negare e criticare ma anche per affermare e proporre, ritornare ad avere, speriamo che nessuno si offenda, una coscienza, magari di classe perché se la Terza Repubblica è quella delle agenzie di rating, della BCE, dell’FMI, della democrazia fantoccio, della politica marionetta, della protesta fine a se stessa e funzionale al quieto vivere offerto alle masse dal consumismo, bhe, se la Terza Repubblica è tutto questo cerchiamo di accelerare per la Quarta. E se pensiamo che tutto è partito da quella bustarella data 20 anni fa a Mario Chiesa viene da dire che magari Tangentopoli può anche essere definita una rivoluzione, ma la “restaurazione” e la relativa repressione non hanno tardato ad arrivare.