Rivoluzione d’Ottobre. Un punto di riferimento storico nella lotta per l’emancipazione delle donne.

donne sovietda “Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marica Guazzora per Marx21.it

Uguaglianza. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 inaugurò la costruzione di una società nuova che, nella sua profonda trasformazione, iscrisse fin dalla prima ora,  la consacrazione dell’uguaglianza nella legge e nella vita, costituendo un punto decisivo nella lotta di liberazione delle donne.

La Rivoluzione d’Ottobre introdusse un profondo cambiamento nella situazione delle donne.

E costituì un tale  punto decisivo per l’emancipazione, da averne ripercussioni mondiali. Il carattere rivoluzionario di questa trasformazione fu di tale portata che la grande maggioranza di queste lotte si mantenne nel tempo e si ritrova attualmente  nelle lotte delle donne e dei popoli.

La forza della partecipazione delle donne contribuì alla trasformazione della vecchia Russia  che in pochi decenni divenne un paese altamente sviluppato, più  industrializzato e molto avanzato socialmente. Una trasformazione gigantesca che fu possibile raggiungere superando le difficoltà del processo di costruzione di una nuova società, di fronte alle brutali avversità fomentate  dalla vecchia oligarchia, che si articolò con l’intervento delle potenze imperialiste, il blocco economico e il sabotaggio esterno, la guerra civile e due grandi  guerre devastanti.

La Rivoluzione socialista d’Ottobre concretizzò notevoli progressi nell’emancipazione delle donne, in primo luogo nella lotta contro l’analfabetismo, stabilì l’accesso all’istruzione, anche all’istruzione di scuola superiore, e la sua massiccia integrazione nel mercato del lavoro, in diverse funzioni e in tutti i settori  dell’economia. Le donne  divennero ingegnere, minatore, scienziate, insegnanti, aviatrici, personale medico, nell’industria, nell’agricoltura  e nell’amministrazione dello Stato.

La lotta contro il tasso di mortalità infantile meritò una attenzione particolare con la creazione di una vasta rete di assistenza materna e per la salute dei bambini con  assistenza diurna per i bambini fino a 3 anni, la pianificazione familiare, la costruzione di ospedali. 

La Russia sovietica divenne il primo paese al mondo a garantire alle donne sia il diritto di voto che il diritto ad essere elette nelle istituzioni. Nel 1917 Alexandra Kollontaj fu la prima donna ministro  al mondo e nel 1922 la prima donna nominata ambasciatrice. La partecipazione  sociale e politica delle donne venne fortemente incoraggiata, con grande enfasi,  nella promozione di vigorose campagne per l’emancipazione delle donne nelle Repubbliche sovietiche dell’Asia centrale dove il ritardo era maggiore.

Fu notevole la partecipazione sia di  donne che di ragazze nella guerra civile e nella Seconda Guerra mondiale che devastò il paese. Nella Seconda Guerra circa 800.000 donne entrarono nelle fila delle Forze Armate Sovietiche e ci furono innumerevoli casi di eroismo delle donne, sia volontarie che militari.

L’emancipazione della donna significa il cambiamento della sua posizione sociale.

Nel suo primo discorso pubblico nel 1898, Clara Zetkin aveva affermato  che l’emancipazione della donna “significa il completo cambiamento della sua posizione sociale, una rivoluzione del proprio ruolo nella vita economica” (1). Se l’ingresso della donna in produzione la libera dalla dipendenza economica dall’uomo, la natura sfruttatrice del capitalismo usa il lavoro delle donne per ridurre i salari degli uomini, il lavoro dei bambini per abbassare i salari per le donne e le macchine per svalutare il lavoro umano. Questa percezione del carattere storico della “moderna” questione delle donne e la sua comprensione come parte della questione sociale,  si basa sulla contraddizione tra capitale e lavoro – non è possibile trasformare la condizione delle donne senza abolire il modo capitalista di produrre. 

Clara Zetkin  evidenziò il carattere distintivo degli obiettivi finali che guidavano la lotta delle donne per l’uguaglianza in funzione della propria classe sociale “la lotta di liberazione della donna proletaria non può essere simile alla lotta delle donne borghesi contro gli uomini della propria classe; al  contrario deve essere una lotta congiunta con gli uomini della propria classe sociale contro l’intera classe capitalista”. (2)

Lenin e l’emancipazione della donna. 

Clara Zetkin scrisse in Memorie di Lenin il suo discorso della “questione femminile”; sul significato attribuito al movimento delle donne lavoratrici e la loro importanza decisiva come parte del movimento di massa. “E’ chiaro che per Lenin l’uguaglianza completa della donna costituisce un principio di base assolutamente incontestabile per tutti i comunisti”.(3)

La sua analisi si concentrò sull’oppressione, lo sfruttamento e la povertà delle donne proletarie, nel diritto al divorzio, la situazione critica delle contadine, l’integrazione delle lavoratrici nelle lotte del proletariato, nella loro partecipazione alla rivoluzione e alla costruzione del socialismo, come obiettivi e compiti del movimento rivoluzionario delle donne sia internazionale che della Russia.

Lenin partecipò in modo permanente alla preparazione dei decreti e delle leggi del governo sovietico  per rendere effettiva  la realizzazione della piena uguaglianza dei diritti tra donne e uomini.

Nel 1902 Lenin preparò il progetto di programma del Partito operaio socialdemocratico della Russia che comprendeva diverse richieste: il diritto di voto per tutti a suffragio diretto; piena uguaglianza per tutti i cittadini indipendentemente dal sesso, dalla razza o dalla religione; istruzione universale gratuita obbligatoria fino all’età di 16 anni, divieto di lavoro minorile.

Appena un anno dopo la presa del potere da parte dei sovietici, si tenne il 1° Congresso delle donne proletarie e contadine (novembre 1918) dove Lenin disse “Uno dei primi compiti della Repubblica sovietica è quello di eliminare tutte le restrizioni dei diritti delle donne (…) Per la prima volta nella storia, la nostra legge ha rimosso tutto ciò che negava i diritti delle donne. Ma la cosa più importante non è la legge” (4)

L’uguaglianza tra donne e uomini nella legge è solo il primo passo verso l’emancipazione delle donne. In “Sui compiti del proletariato nell’attuale rivoluzione”(Tesi di aprile) che Lenin presentò al suo arrivo in Russia dopo l’esilio, le linee guida furono rinforzate: a meno che le donne non prendano parte, non solo alla vita politica, ma in tutto il servizio pubblico, non vale la pena di parlare di democrazia piena e stabile. E precisò come fosse necessario che le donne lavoratrici raggiungessero  l’uguaglianza, non solo nella legge ma anche nella vita, che prendessero parte alla vita politica e all’intero servizio pubblico, guadagnando un posto crescente nell’amministrazione di imprese pubbliche e statali, con più lavoratrici elette nel Partito e per lo Stato sovietico.

In seguito alla presa del potere da parte dei sovietici, in novembre, furono concesse misure a tutti i cittadini , senza distinzione di sesso: il diritto di usare la terra;  uguale retribuzione per uguale lavoro, un massimo di 8 ore di lavoro giornaliero con interruzioni obbligatorie per il riposo, diritto alle ferie retribuite e giorni di riposo settimanali. Il divieto del lavoro minorile, il diritto alla sicurezza sociale in caso di malattia, invalidità, vecchiaia, parto, vedovanza, disoccupazione e per gli orfani. A dicembre il Commissariato del Popolo emise il decreto che istituì il Dipartimento per la Protezione della Madre e del Bambino.

Non c’è uguaglianza tra sfruttati e sfruttatori.

Il governo sovietico fu il primo governo al mondo a legittimare la maternità come una funzione specificatamente sociale. Il primo a garantire cliniche specialistiche di pianificazione familiare e metodi contraccettivi gratuiti – l’aborto su richiesta della donna venne depenalizzato per decreto nel novembre del 1920 se praticato fino a 10 settimane, e gratuito negli ospedali pubblici. Il matrimonio civile divenne l’unica legge riconosciuta,  il divorzio fu legalizzato con formalità semplificate e finì la distinzione tra figli legittimi e illegittimi. Nel mese di luglio 1918 fu approvata la prima Costituzione della Federazione sovietica della Repubblica socialista di Russia consacrando una gamma molto ampia di diritti politici e sociali: il diritto di voto e di essere eletti/elette, il diritto universale all’istruzione e all’assistenza sanitaria gratuiti, il diritto all’abitazione, il diritto allo sport, il diritto alla libera creazione e fruizione della cultura.

Pubblicato  nel dicembre 1918 il Codice del Lavoro decretò l’accesso a tutte le professioni senza distinzione di sesso, diritto al congedo per maternità per 12 settimane a tempo pieno, divieto assoluto di licenziamento delle donne in gravidanza, diritto di allattamento al seno per 30 minuti  ogni tre ore di lavoro, e sostegno speciale per le madri single.

Nel 2° Anniversario della Rivoluzione, la Pravda pubblicò il testo di Lenin Il potere sovietico e lo Statuto delle donne. A proposito della falsità della socialdemocrazia: “La democrazia borghese è la democrazia delle frasi pompose, delle parole solenni, delle promesse esuberanti, degli slogan di libertà e uguaglianza. Ma in verità espone la mancanza di libertà e inferiorità delle donne, la mancanza di libertà e inferiorità dei lavoratori e degli sfruttati. Non ci può essere e non ci sarà mai uguaglianza tra oppressi e oppressori, tra sfruttati e sfruttatori” (5).

Alvaro Cunhal confermerà questa affermazione 70 anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre, nel discorso della Conferenza Nazionale del  Partito Comunista Portoghese Emancipazione delle donne nel Portogallo di Aprile (1986): “Al contrario delle numerose rivoluzioni borghesi in cui furono riconosciuti diritti mai concretizzati nella pratica, con la partecipazione alla lotta rivoluzionaria la donna acquisì di fatto numerosi diritti prima che essi fossero formalmente riconosciuti dal governo rivoluzionario che in seguito venne instaurato” (6).

La scomparsa dell’URSS e le sconfitte del socialismo in Europa orientale non negano la necessità di costruire una nuova società senza sfruttati e sfruttatori (7). Al contrario, la lotta per il socialismo è obiettivo dichiarato della lotta dei popoli come prospettiva e condizione del futuro, inseparabile dalla piena liberazione e conquista umana, inseparabile dalla lotta delle donne per l’uguaglianza nella legge e nella vita, per la loro autentica emancipazione sociale. E per questo obiettivo vale la pena lottare ogni giorno.

NOTE

(1 e 2) Clara Zetkin, 1898. Per la liberazione delle donne, Clara Zetkin e Women’s Fight, Avante Editions, 2007.
(3) Lenin, 1918. Primo Congresso panrusso di donne lavoratrici, opere raccolte di Lenin, Edizioni del progresso, Mosca, 1974.
(4) Lenin, 1917. Materiali per la revisione del programma del partito, Opere scelte di V. I. Lenin, 2 ° volume, Edizioni Avante, Lisbona, 1977.
(5) Lenin, 1919. Potere sovietico e status delle donne, opere raccolte di Lenin, Progress Publishers, Mosca, 1965.
(6) Álvaro Cunhal, 1986. Discorso di chiusura, Conferenza nazionale PCP L’emancipazione delle donne in Portogallo ad aprile, SIP / PCP (http://www.pcp.pt/esta-conferencia-marara-assinalada-como-um -Marco-the-lotta-the-partito-di-donna-portoghese-by-a).
(7) Risoluzione politica del XX Congresso del PCP, DEP / PCP, 2016.