Che Guevara

di Erman Dovis

 

guevaraIl 9 ottobre 1967 veniva assassinato in Bolivia Ernesto Guevara, per istigazione dei governi boliviano e degli Stati Uniti d’America.

Quel gesto,che avrebbe dovuto mettere a tacere la domanda di giustizia e di rivolta del continente latinoamericano, paradossalmente amplificò’ il profondo messaggio di uguaglianza sociale e di lotta antimperialista di cui il comandante argentino era portavoce.
Guevara prese coscienza delle miserabili condizioni di vita delle masse latinoamericane durante i suoi viaggi giovanili, individuando nello sfruttamento neocoloniale delle multinazionali statunitensi la contraddizione principale su cui far leva. Ebbe  inoltre il pregio di comprendere, come Martì e Bolivar, che il Sudamerica si sarebbe potuto emancipare dal giogo imperialista esclusivamente con una lotta dal carattere unitario e continentale. Queste sue convinzioni si rafforzarono nel corso delle sue esperienze in Guatemala e Messico, paesi in cui approfondi’ il suo approccio alle teorie marxiste.

In Messico conobbe Fidel Castro, rimase affascinato dalla forte  personalità del leader cubano,e decise di seguirlo in un’impresa che sembrava impossibile: sbarcare a Cuba, aprire un piccolo fronte di guerriglia sulla Sierra ed abbattere la dittatura di Batista. Cosa che realmente avvenne, il primo gennaio del 1959.

Guevara, che durante i tre anni di lotta aveva dato prova di grande coraggio ,abnegazione, ma soprattutto di lealtà e tenacia, condusse l’offensiva finale della colonna militare che liberò Santa Clara. Successivamente  ottenne incarichi di responsabilità nel governo cubano: insediatosi alla Fortezza La Cabana, ebbe il compito di giudicare i crimini della dittatura batistiana, e successivamente svolse un ruolo rilevante nella promulgazione della legge di riforma agraria, fu a capo della delegazione cubana che, all’indomani del trionfo rivoluzionario, lo porterà’ in vari paesi dell’Asia e del Medio Oriente. Un anno dopo,verso la fine del 1960, fu nuovamente alla testa di una delegazione in viaggio nell’Europa Orientale e l’estremo Oriente, al fine di ottenere sbocchi commerciali e crediti dal blocco sovietico, per sopperire in tal modo all’ostracismo economico statunitense. Nominato Ministro dell’Industria e Presidente della Banca Nazionale, le sue riflessioni in materia (il famoso “dibattito economico” del biennio 63-64) meritano di essere oggetto di attenzione e studio. Nuovamente rappresentante di Cuba alla conferenza del CIES (relazioni economiche interamericane) di Punta del Este del 1961, rimarca i risultati ottenuti in campo sociale dalla Rivoluzione Cubana e stigmatizza il ricatto degli aiuti economici nordamericani. Nel frattempo rende pubblica la sua strategia rivoluzionaria nel libro ” Guerra di Guerriglia”, ove teorizza il modello di vittoria cubano, sostenendo come  un piccolo nucleo guerrigliero possa vincere facendo a meno dell’azione e del grande appoggio popolare. E’ il cosiddetto “foco guerrigliero”, teoria che nasce da una personale analisi della vittoria cubana. La messa in pratica di tale teoria porterà per molti anni alla sconfitta di  tanti movimenti di liberazione e le  guerriglie organizzate dal Che in quel periodo falliranno. In Guatemala, il movimento del suo amico Julio Roberto Caceres,”El Patojo” ,dopo esser stata pianificato a Cuba, verrà liquidato senza difficoltà. In Argentina, il tentativo di Guevara e del giornalista Jorge Masetti, fondatore di Prensa Latina, di aprire un fronte guerrigliero, abortirà ancora prima di diventare operativo. E tuttavia egli non demorderà’. La sua volontà di ferro, il suo pur lodevole idealismo, la ribellione che andava maturando verso le ambiguità della dirigenza sovietica kruscioviana  lo portarono ad agire d’impeto e a  non valutare nella giusta dimensione il peso di quelle sconfitte.

Il suo intervento all’Onu dell’11 dicembre del 1964 rimane forse una delle più alte espressioni della politica internazionale antimperialista sostenuta dal grande rivoluzionario argentino: con lucidità’ Guevara rileva tutte le contraddizioni e i crimini dell’imperialismo, elencando le aggressioni, i bombardamenti, le pressioni  a cui sono sottoposte nazioni come Vietnam, Panama, Puerto Rico, Cambogia. Denuncia l’intervento neocoloniale in Congo, il sistema di apartheid in Sudafrica, la provocazione della base militare di Guantanamo e l’embargo statunitense persino verso i medicinali, smascherando il presunto volto umanitario mediante il quale si pretendeva di coprire il carattere aggressivo del blocco. Nel corso del suo intervento, in risposta al rappresentante del Nicaragua, si dichiara patriota dell’intera America Latina, confermando la sua idea di liberazione continentale. Nel successivo viaggio in Africa deciderà di lasciare Cuba per riprendere l’attività guerrigliera, dirigendosi in Congo prima ed in Bolivia poi. Operazioni che purtroppo si dimostreranno male organizzate, e soprattutto viziate all’origine dalla sua teoria del “foco”. In Bolivia gli imperialisti americani non si faranno sfuggire l’occasione,e dopo mesi di azioni ed inseguimenti,circonderanno il gruppo residuo del Che attorno ad un canalone, e in seguito ad un aspro scontro a fuoco, l’8 ottobre 1967, uccideranno e cattureranno il grosso del gruppo, Guevara compreso.

Trasferito nella piccola scuola de La Higuera, verrà assassinato insieme ai suoi compagni il giorno dopo, mentre i guerriglieri scampati all’imboscata (Pombo, Benigno, Urbano, Inti Peredo), dopo varie peripezie, riusciranno a tornare a Cuba.
L’assassinio brutale di questo nobile combattente della causa dei popoli ha contribuito ad ingigantire il messaggio del Che. Un messaggio di lotta all’ingiustizia, un messaggio di rettitudine morale e di egualitarismo intransigente.
In questi tempi tristi di feroci  aggressioni imperialiste, le sue analisi sullo sfruttamento neocoloniale da parte delle potenze occidentali, denunciate a più riprese ed in ogni sede, acquistano un’attualità’ ancora più stringente. Amante della letteratura, della poesia, insisteva sul ruolo emancipatore della cultura, sostenendo che un popolo illetterato è un popolo che si fa manipolare.

La sua figura, la sua opera sono stati usati opportunisticamente da molta sinistra occidentale che ha teso a contrapporle ad altre figure ed esperienze del movimento comunista e rivoluzionario internazionale. Ponendo l’accento sull’aspetto romanzesco della sua vita, si è spesso preferito presentarlo come una sorta di perdente Don Chisciotte, tradito da Castro e costretto alla inevitabile sconfitta nonostante la sua purezza rivoluzionaria. Sono letture fantasiose, che cercano di riscrivere “da sinistra” la giusta lotta di emancipazione dei popoli. A distanza di anni, questo strumentalismo pernicioso è stato sconfitto. L’esempio di Guevara e di Castro, unito a metodi di lotta adatti al contesto specifico, hanno portato il Continente latinoamericano sulla strada della reale indipendenza dall’imperialismo americano. Un processo progressista che avanza e che difficilmente potrà essere fermato, perché si tratta di un processo di partecipazione popolare reale. E come diceva il Comandante Giap “..non puoi pensare di sconfiggere un popolo intero”.
Che il ricordo di Ernesto Che Guevara sia d’esempio a tutti i comunisti che ogni giorno, in ogni luogo, lottano con ogni mezzo per costruire una società più giusta.