La Lega Spartaco nella rivoluzione tedesca

rosaluxemburg targaSi segnala questo pregevole saggio di Piero Terzan, di cui si riporta l’Introduzione.

di Piero Terzan

Introduzione

Il periodo storico successivo alla fine della Prima guerra mondiale è denso di significato, di diverse prospettive di cambiamento e di un forte collegamento con la tragica violenza della guerra, che persiste a manifestare i suoi effetti nefasti ben dopo la firma dei vari armistizi.

“Con le sue guerre civili che si sovrapponevano alle rivoluzioni, alle controrivoluzioni e ai conflitti di confine fra Stati in formazione privi di frontiere chiaramente definite e di governi internazionalmente riconosciuti, l’’Europa “postbellica” degli anni che vanno dalla conclusione ufficiale della Grande guerra nel 1918 al Trattato di Losanna del luglio 1923 fu il luogo più violento del pianeta”[1].

Un nuovo modo di fare la guerra, la cosiddetta guerra di massa, con il suo impatto sconvolse, non solo il mondo ma anche la storia stessa dell’uomo. Un conflitto a cui presero parte le maggiori potenze del pianeta coinvolgendo sia militari che civili, instaurò una spirale di morte e di trasformazione che non si esaurì con la sconfitta e la caduta degli Imperi centrali, di quello ottomano e di quello zarista.

La fine ufficiale delle ostilità aprì una nuova fase che prolungherà le sue conseguenze almeno fino alla Seconda guerra mondiale. Gli orrori dell’esperienza bellica isolati e innalzati rispetto al contesto, hanno permesso di fondare una nuova logica per cui ogni tipo di brutalità divenne lecita ai fini politici ed economici. Sicuramente gli “scopi illimitati” dei contendenti imperialisti, la ricerca di nuove terre e aree di mercato per il profitto, sono elementi da interconnettere al prestigio culturale e sociale delle identità nazionali e multinazionali e alla corsa al riconoscimento e alla distinzione tra stati.

Spostare il centro del discorso dallo scontro per la vittoria e dai nuovi assetti decisi dai vincitori, al ruolo degli sconfitti, ai loro risentimenti, al modo con cui furono trattati e come reagirono alle imposizioni dei trionfatori, può portare alla luce punti di vista diversi per comprendere la violenza genocida che culminerà, nel corso del “secolo breve”, con il più efferato crimine contro l’umanità: l’Olocausto. Inoltre questa visuale aiuta ad analizzare l’incredibile complessità di questo preciso momento storico.

L’obbiettivo di questa piccola ricerca consiste nell’indagare il significato, le origini e le ripercussioni di un piccolo frammento dei vinti del XX secolo, la Lega Spartaco.

La sconfitta e i mutamenti dell’Impero del Kaiser, paradossalmente e in maniera differente rispetto alle intenzioni della grande borghesia tedesca, rigenereranno il mondo.

Prendendo in considerazione il periodo di estrema instabilità ideologica ed economica, la presunzione di voler essere i primi, i migliori e gli unici, da parte dei vari contendenti del conflitto, portò involontariamente alla rivoluzione bolscevica in Russia e al costante pericolo che l’autodeterminazione nazionale sfociasse in rivoluzione sociale. Le conferenze di pace invece che sciogliere i nodi ne crearono di nuovi. I nuovi padroni del mondo, dettando a tavolino divisioni arbitrarie, invece di placare le divergenze etnico-nazionali le incrementarono, non riuscendo a gestire un miscuglio esplosivo composto da tradizioni locali, aspirazioni di rivolgimento totale della società, disgregazione territoriale di imperi multietnici che si ricostituiranno in numerosi nuovi stati nazionali.

l’incapacità di controllare la situazione da parte dei vincitori, che da una parte non trovarono un forte accordo e una linea totalmente condivisa e dall’altra non possedevano un equilibrio sociale interno, a causa delle considerevoli difficoltà economiche e politiche, partorì un assetto internazionale precario, destinato ad essere continuamente rinegoziato fin dalla nascita. I simboli di questa situazione furono le Conferenze di pace di Parigi, in particolare il Trattato di Versailles e la creazione della Società delle Nazioni.

l’esclusione dai trattati dei vinti e l’imposizione delle decisioni dei vincitori portò a una continuazione del conflitto dal piano militare a quello prettamente politico, anche se in molti casi e certamente in maniera frammentaria, le munizioni si continuarono a sparare.

La gerarchia dell’Intesa era chiara tranne che ai vertici, dove l’egemonia era più sfocata. Per i circa trenta stati vittoriosi, solo in tre detenevano le redini delle scelte: Francia, Inghilterra e Stati Uniti d’America. Il Giappone e l’Italia si sedettero sulla sedia degli estromessi dal potere e degli insoddisfatti. La contraddizione tra gli interessi delle tre grandi potenze emerse in modo manifesto sulla questione della Germania.

La chimera di un ordine mondiale di pace e sicurezza si frantumò sulla pesantezza delle punizioni inflitte agli sconfitti e sulla fragilità di uno strumento sovranazionale, deputato sulla carta a risolvere le controversie tramite la diplomazia, ma che nella pratica non era legittimato ad arbitrare nessuna partita. Alla fine addirittura gli americani rifiutarono di aderirvi, nonostante fu il presidente Wilson l’ideatore iniziale del progetto.

Analizzare il movimento spartachista e in generale l’estrema sinistra in Germania, in questo determinato incrocio storico, permette da un lato di percorre un ponte di connessione tra la rivoluzione russa e quella tedesca, mentre dall’altro di mettere in evidenza e analizzare alcuni specifici motivi che hanno contribuito all’ascesa del nazismo e allo scoppio del secondo conflitto mondiale.

“Se gli storici non hanno sinora posto in luce con esattezza l’importanza dello spartachismo, può darsi che ciò sia in parte dovuto al suo fallimento finale. Il successo dei bolscevichi ha respinto nell’ombra i tentativi non riusciti dei rivoluzionari di diverso orientamento; ma le condizioni e le ragioni di tale fallimento meritano di essere analizzate da vicino. […] dato che gli spartachisti intendevano basare il socialismo sulla più ampia democrazia possibile, non vengono a collocarsi proprio per questo nel cuore di un dibattito oggi oltremodo sentito?”[2].

Nonostante questa domanda sia stata scritta dallo storico francese Gilbert Badia più di quarant’anni fa, quando i variegati concetti di postmodernità non avevano ancora fatto irruzione nell’interpretazione storiografica, la rilevanza e l’attualità di questo quesito non sono da sottovalutare.

l’importanza della situazione della Germania in seguito alla guerra è notevole. Il fulcro del futuro europeo era legato all’evoluzione politica tedesca. Immaginiamoci cosa poteva significare per l’Unione sovietica un appoggio di una Germania spartachista.

Infatti, la teoria classica marxista prevedeva la rivoluzione del proletariato in uno stato con un grande sviluppo industriale e con il modo di produzione capitalistico avanzato come la Germania, piuttosto che in un paese come la Russia zarista, con un’economia basta sull’agricoltura, un’industria embrionale e un modo di produzione quasi feudale.

Lo stesso Lenin reputava lo scoppio della rivoluzione in Germania come un evento imprescindibile per la salvaguardia del potere sovietico e per la rivoluzione mondiale del proletariato.

D’altro canto sarà proprio la repressione del comunismo a costruire l’identità della Repubblica di Weimar. L’alleanza tra socialdemocrazia, borghesia ed esercito del defunto Secondo Reich permise, all’idea di supremazia imperiale, di sopravvivere intatta fino alla scalata al potere del nazionalsocialismo. Probabilmente è stata proprio questa alleanza, unita all’oppressione nel sangue, prima del tentativo di instaurare una Repubblica socialista nel 1919, poi dei successivi movimenti proletari e comunisti, che non hanno consentito il formarsi di un’opposizione risolutiva all’affermazione dei seguaci di Hitler e alla quasi totale inesistenza di una resistenza alla dittatura.

Per concludere questa premessa voglio sottolineare l’intento di ricercare criticamente le condizioni storiche di questo movimento, lontani da miti o spettri, da santi da redimere o da demoni da condannare, è necessario comprendere questo frammento della storia del Novecento con l’intento che diventi prisma e possa illuminare così diversi aspetti della nostra storia ancora connessi al nostro presente.

1. R. Gerwarth, La rabbia dei vinti. La guerra dopo la guerra 1917-1923, Bari, Laterza Editori, 2017, p.XVI

2. G. Badia, La Lega spartachista. La rivoluzione infranta di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, Milano, PGRECO EDIZIONI, 2015, p.9

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