Sul sovranismo e le sue implicazioni

tricoloredi Andrea Catone per Marx21.it

Trovo di grande importanza l’avvio di un forum di discussione e analisi marxista sul tema della sovranità nazionale e del “sovranismo” promosso da Marx21.it

Il termine “sovranismo” è entrato da alcuni anni nel vocabolario politico italiano, in particolare dall’estate 2011, quando esplose l’attacco speculativo nei confronti dei titoli di stato italiani e il differenziale tra titoli tedeschi e italiani (il famigerato spread) cresceva di giorno in giorno, facendo paventare, come a caratteri cubitali scrivevano i più quotati quotidiani, il fallimento del paese Italia, per evitare il quale si suggeriva di adottare senza indugio draconiane misure di austerità, come indicato nella lettera inviata il 5 agosto all’allora presidente del consiglio italiano Berlusconi (impropriamente chiamato nella missiva “Primo Ministro”) dalla BCE a firma del presidente Jean Claude Trichet e del futuro numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi [1].

Misure prontamente adottate dal neo governo di Mario Monti, succeduto alla guida del paese dopo la defenestrazione di Berlusconi, attraverso una crisi extraparlamentare a guida del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. La lettera della BCE rendeva plasticamente evidente come l’Italia fosse un paese a sovranità limitata anche dal punto di vista delle politiche economiche e sociali. Che lo fosse già, da più lungo tempo, nel campo della politica estera e militare, sotto il controllo USamericano della NATO, tutti i “sinistri”, salvo una piccola pattuglia, di cui l’ernesto e MarxVentuno sono fieri di far parte, se lo erano dimenticato.

L’accezione più diffusa e comunemente riconosciuta del termine “sovranismo” è: rivendicare – e battersi conseguentemente per – la riconquista della sovranità nazionale perduta, particolarmente, se non principalmente, riguardo la sovranità monetaria e i vincoli imposti dai trattati Ue alla politica economica italiana. Il che significa la fuoriuscita dall’euro e dalla Ue. Sulla questione NATO i sovranisti italiani oggi sono – salvo eccezioni – o silenti, o reticenti. Non è comunque la NATO che ha messo in moto il sovranismo italiano e in generale le due cessioni di sovranità non sono poste in relazione reciproca e si considera che viaggino su binari diversi. In pochi si sono soffermati sul nesso Ue-Nato. Si veda in particolare la relazione di Manlio Dinucci al III Forum “La via cinese e il contesto internazionale” (Roma 2016) promosso, in collaborazione con Marx XXI, dall’Accademia marxista presso l’Accademia cinese di scienze sociali (CASS) [2]. Nesso che cercheremo di approfondire in un prossimo intervento.

Il sovranismo viene duramente attaccato oggi non solo dai filoeuropeisti, ma anche da diversi settori di sinistra. 

Per il giornale di Confindustria il «sovranismo» è l’avversario da battere per l’Europa [3]. L’estensore dell’articolo, Sergio Fabbrini, riconosce che nella politica europea la nuova frattura è fra europeisti e sovranisti. Il sovranismo viene etichettato come versione aggiornata del vecchio nazionalismo, di chi, fuori tempo massimo, sognerebbe “il ritorno a un passato che non c’è mai stato. Nel frattempo, il mondo è diventato troppo piccolo per essere frammentato in tante mini province autosufficienti” [4]..

Può essere indicativo del modo in cui in una parte prevalente della sinistra viene trattato il sovranismo un articolo di qualche mese fa del “manifesto” a firma di Loris Caruso e Alfio Mastropaolo, “Il campo conteso da globalisti e sovranisti”, in cui i sovranisti vengono schiacciati sui “populisti” (termine di cui si abusa con accezione denigratoria e in modo estremamente ambiguo) e su Trump: 

«Grazie a Trump di schieramenti se ne potrebbe costituire un altro, che potremmo denominare “sovranista”, la cui struttura portante sarebbe fatta di quei partiti che ordinariamente vengono classificati come populisti. Secondo questo secondo schieramento il rimedio ai danni prodotti dai globalisti non consiste nel sottrarre spazi al mercato, ma nel restringere il mercato entro i confini nazionali, dandogli lì piena libertà di manovra. L’altra caratteristica dello schieramento sovranista sta nella sua capacità di strumentalizzare le sofferenze e le paure di una parte delle vittime dei globalisti, da esse traendo parte non secondaria del suo seguito elettorale. Tra i due rivali, uno ben solido, l’altro in via di consolidamento, c’è più accordo che contrasto. […] Divergono sui mezzi: l’uno considera lo Stato un ingombro, l’altro uno strumento. Forse è un conflitto ciclico nella storia del capitalismo. Quello che è verosimile è che i sovranisti non riusciranno a sfuggire dal labirinto di vincoli in cui i globalisti hanno cacciato le società occidentali e proveranno a mascherare il loro fallimento con un po’ di misure illiberali, antidemocratiche, razziste. […] Il nemico è possente, globalista o sovranista che sia” [5].

Vi è una forte corrente che, da opposte sponde, tende a demonizzare il sovranismo: nel migliore dei casi gettandolo nella pattumiera della storia come movimento veteronazionalista ormai superato dallo sviluppo del mercato mondiale e dalla globalizzazione; nel peggiore, identificandolo con quanto di peggio possa essere evocato per un militante di sinistra: collusione col fascismo, col nazionalismo identitario, col protezionismo economico a tutto vantaggio dei settori più arretrati del capitale, coi populismi, e via dicendo. Si evoca a sinistra, per condannare il sovranismo, lo spettro del nazionalismo e dei “patriottardi”, senza distinguere tra il nazionalismo colonialista e imperialista, e il nazionalismo dei popoli oppressi e in lotta per la loro liberazione nazionale (con i Fronti di liberazione nazionale, dall’Algeria al Vietnam) e dimenticando che la nostra Resistenza armata contro il nazifascismo fu diretta da un CLN, un Comitato di liberazione nazionale. Ma per certa sinistra le parole di “patria” e “nazione” – per il solo fatto di essere state strumentalizzate e distorte dai fascismi – sono tabù. Non così i grandi leader del movimento comunista, da Stalin, che contro l’invasione nazista proclama la Grande guerra patriottica, a Togliatti che insiste sul carattere e ruolo nazionale del partito comunista (inserendo la bandiera italiana nel simbolo), né, ad esempio, l’ANPI, la cui rivista si chiama “Patria indipendente”. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

È opportuno perciò fare chiarezza in merito, cercando di leggere la questione del sovranismo e tutte le sue implicazioni teoriche e politiche con le categorie marxiste, sgombrando il campo da equivoci e ambiguità.

Anticipando la conclusione di un ragionamento che mi propongo di sviluppare in più capitoli, premetto che ritengo la battaglia per una piena sovranità nazionale, la battaglia “sovranista”, fondamentale nell’attuale fase storica e discriminante per un progetto strategico del movimento operaio. E progetto strategico significa non fermarsi a considerare ciò che può essere fatto di qui a sei mesi, alle liste elettorali del momento, alle possibili coalizioni di governo che ne possono scaturire, insomma, all’immediatezza dell’oggi, ma pensare in termini di prospettiva di lunga durata, agli sbocchi possibili di una crisi strutturale, alla collocazione del proletariato e delle masse popolari in un mondo che sta attraversando un terremoto geopolitico.

Quel che segue è un “registro di problemi” che ritengo sia necessario affrontare per lo studio del sovranismo e delle sue implicazioni

– La sovranità.
Origine del concetto moderno di sovranità. 
Sovranità popolare-nazionale. Il 1789 e il popolo-nazione.
Sovranità nazionale e sovranità popolare.
L’accezione attuale di “sovranità nazionale” come sovranità dello stato (che sia o meno stato-nazione: l’ONU nella sua fondazione e nel suo nome ha equiparato di fatto nazione e stato)
I campi in cui si esercita la sovranità: a) nel sistema degli stati; b) territorio (esteso a mare e cielo); c) moneta ed attività economiche.

– Mondializzazione-globalizzazione e limitazione della sovranità nazionale?
La globalizzazione e le sue ambiguità. 
La questione dello stato nella fase della globalizzazione. In che termini si modificano funzione e ruolo dello stato nella fase attuale del capitalismo-globalizzazione? 
L’erosione della sovranità statale-nazionale. La sottomissione reale dello stato al capitale
Teorie del superamento della sovranità nazionale nell’epoca della globalizzazione. 
nei movimenti no global scompare l’orizzonte dello stato nazione: regionalismi e localismi. La retorica dei poteri forti, delle oligarchie finanziarie collocate in un non luogo e ubique. Il capitalismo senza stato. Scomparsa dell’orizzonte dello stato-nazione.
Superstati e “sotto-stati”, stati a sovranità ridotta o fittizia.

– Attacco alla sovranità popolare nella fase della globalizzazione neoliberista. 
Attacco alle costituzioni antifasciste nate dalle resistenze. Attacco alla democrazia. Governabilità contro rappresentatività. Decisioni sottratte al controllo democratico. Affermazione di poteri oligarchici. Un neoautoritarismo nella falsa tolleranza.

– Il movimento operaio e i movimenti di liberazione nazionale
Il ruolo del Comintern nella promozione del movimento anticoloniale e antimperialista
Le rivoluzioni cinese, vietnamita, cubana. La patria socialista.
La conferenza di Bandung e il movimento dei non allineati

– I movimenti sovranisti in Europa
“Sovranisti” e “populisti”
Sovranismi strabici: 
No alla Ue tedesca e sì agli USA-NATO. 
Sì alla sovranità statale-nazionale, no alla sovranità popolare
No all’euro, sì al liberismo
Sovranisti integrali, per la sovranità nazionale-popolare, contro il neoliberismo, per un intervento dello stato in economia. La posizione, tra le altre, di Samir Amin.

– La Ue e l’euro
Diverse letture della Ue nella “sinistra radicale’. 
La Ue come risultato della nuova fase del capitale, globalizzazione e liberismo. “Poteri forti”, oligarchici, senza controllo democratico di una classe capitalistica europea unitaria
Ue ed euro modellati gerarchicamente in funzione del dominio di uno stato o gruppo di stati ruotanti attorno ad esso (Germania e satelliti). Una questione meridionale nella Ue.

– Il popolo e la classe operaia
Il popolo-nazione. Il popolo in antitesi alla classe. Popolo come masse popolari, insieme di classe operaia, piccoli contadini, artigiani autonomi, strati sfruttati dal capitale. Popolo come antitesi alla classe dominante. Popolo come antitesi alla casta politica, intesa come l’insieme di tutti coloro che fanno dell’attività politica una professione, Popolo come antitesi al “Palazzo”.
I vari e diversi movimenti populisti

– La borghesia italiana 
No all’euro, sì al neoliberismo. Una frazione della borghesia italiana – intesa nel suo complesso, quindi anche con i suoi apparati mediatici, gli intellettuali organici, le casematte politiche – si schiera oggi contro l’euro, invocando un recupero di sovranità. Contro l’euro è la PMI che non può fare svalutazioni competitive. Si coltiva l’idea – illusoria rispetto al contesto internazionale mutato – che si possa ritornare al “piccolo è bello”. 
È in grado questa borghesia non è in grado di condurre una lotta per la sovranità?

– La Brexit
La Brexit è popolare, di popolo, oppure è una tappa nello scontro interimperialistico tra Usa e Germania? Il proletariato inglese può avere qualche vantaggio dalla Brexit? La Brexit non inverte la politica neoliberista, non porta a politiche sociali, né tantomeno a intervento pubblico nell’economia. La Brexit non significa affatto l’uscita di UK dal blocco occidentale, dalla NATO. Colloca l’UK a più stretto contatto con gli USA, come è stato da un secolo ad oggi.

– La lotta per la sovranità nel contesto mondiale
Il nuovo contesto (ascesa della Cina, progetto di Via della Seta, contraddizioni crescenti della politica USA con Trump) può favorire il recupero della sovranità nazionale-statale e nazionale-popolare? 
Il gioco complesso a livello mondiale e le contraddizioni interimperialistiche. Vi è oggi una contraddizione Germania-Usa?

NOTE

[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml?uuid=Aad8ZT8D
[2] Cfr. https://www.marx21.it/index.php/internazionale/cina/27300-il-ruolo-di-usa-e-nato-nel-rapporto-della-ue-con-la-cina
[3] http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-01-08/sovranismo-l-avversario-battere-l-europa-111930.shtml?uuid=ADUGzmSC
[4] Gianfranco Polillo Palazzi, http://formiche.net/2017/05/14/sovranismo-nazionalismo/
[5] https://ilmanifesto.it/globalista-o-sovranista-il-nemico-e-possente/