PAESTUM 6-7 ottobre 2012. Primum vivere anche nella crisi: la rivoluzione necessaria. La sfida femminista nel cuore della politica

di Loretta Boni, Segr. Sez. T.Modotti, Pdci Ancona

lorettaboni 3Paestum è stato un grande evento, non solo per il numero di donne che vi hanno partecipato e di questi tempi è cosa su cui riflettere. C’erano i nomi storici del femminismo italiano; certo il ringraziamento primo va a Lea Melandri e alle donne del gruppo Artemide che hanno organizzato l’evento, ma le protagoniste sono state tutte le circa 1000 donne che hanno riempito l’Hotel Ariston di Paestum il 6 e 7 ottobre. Donne di età di provenienza diversa accomunate dalla consapevolezza che è urgente riportare al centro del dibattito politico del nostro paese i contenuti e le pratiche del movimento femminista. Un evento che ha mostrato quale e quanta voglia/necessità c’è nel nostro paese di contare/pesare da parte delle donne. La domanda che viene da Paestum, anzi la ragione di Paestum è come dare continuità all’impegno della “rivoluzione necessaria” come portare “la sfida femminista nel cuore della politica”. Questo è stato per me il senso dell’incontro, che interroga anche noi comuniste che verifichiamo sulla nostra pelle come la condizione delle donne con la crisi subisca attacchi continui senza che si riesca a mettere in campo una risposta adeguata.

Due parole sul metodo, all’inizio ero perplessa – niente relazione, niente conclusioni solo microfoni volanti al servizio di chi voleva intervenire sulla grande trama di tre punti: economia, lavoro cura – autorappresentazione/rappresentanza – corpo sessualità violenza potere. E in effetti dal mio punto di vista è mancato soprattutto un impegno comune per il dopo…ma abbiamo ripreso il filo di un discorso, la complessità, la diversità di posizioni e di esperienze e di organizzazioni non permettevano molto di più … Abbiamo ristabilito le parole: autodeterminazione, radicalità, conflitto, relazione come pratica capace di modificare lo stato di cose presenti. 

Le giovani donne presenti hanno lasciato il segno… le ragazze hanno portato nel dibattito la loro vita segnata da precariato e precarietà, “elemento performativo” hanno detto. Accanto alla rabbia è risuonato il concetto di autodeterminazione, che si declina in proposte concrete: il lavoro, il reddito di cittadinanza, la difesa e l’applicazione della legge 194.

Ma il tema di sicuro più dibattuto è stato quello della rappresentanza.

Sul rapporto con la politica, quella delle istituzioni e dei partiti in particolare si sono soffermati molti interventi. Su questo punto si è manifestata la maggiore distanza fra le posizioni delle donne presenti ed in particolare con le donne del Comitato promotore di “SE NON ORA QUANDO”. Attribuire al 50 e 50 un effetto salvifico è stato complessivamente giudicato dall’assemblea sbagliato. E più di tutti su questo punto chiarisce l’intervento di Lidia Mangani che dice “ Quanto alle donne che entrano nelle istituzioni: non credo che la cosa possa essere affidata unicamente al desiderio individuale. Il tema è collettivo. Preferirei parlare di responsabilità, piuttosto che di desiderio, che potrebbe essere scambiato per carrierismo. Non mi piace la separazione tra noi e le donne delle istituzioni”…. e di Alessandra Bocchetti “ La formula spartitoria del 50 e 50 non è una questione di giustizia né di equità e nemmeno di rappresentanza. Si tratta di presenza responsabile nei luoghi delle scelte. …Non posti da occupare ma equilibrio da realizzare con la presenza delle donne e con una forte opinione pubblica , così determinata da farsi tenere in conto da chi governa”.

Paestum ha dimostrato, per dirla con Lea Melandri , “che il pensiero femminista ha creato passioni durature” e ora è il tempo di far seguire alla radicalità del pensiero la radicalità dell’azione.

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