PENSIONI Un referendum contro l’agenda Monti

di Manuela Palermi | da www.comunisti-italiani.it

monti profiloDice Napolitano: “Ad aprile si dovrà tenere conto dell’esperienza Monti”. Dice Monti: “Qualunque governo ci sia dovrà muoversi all’interno delle regole e delle politiche decise dall’Unione europea”.

E’ un messaggio inquietante, una sorta di avvertimento a chi, come noi, l’agenda Monti vuole smontarla, e cioè a chi sta raccogliendo le firme per recuperare l’articolo 18 e cancellare l’articolo 8 per restituire dignità e diritti ai lavoratori e alle lavoratrici. Ma ancor di più – se posso dire – a chi, come noi, ha scelto di fare un referendum contro la riforma delle pensioni, il primo atto e il più grave del governo Monti, compiuto sotto dettatura del Fmi, della Bce e dell’Unione europea. 

L’Europa liberista e monetarista si accanisce, attraverso Monti, contro le parti deboli della popolazione. 

Contro gli anziani (pensionati e pensionandi) abbassando le pensioni; alzando l’età pensionabile a dismisura; vanificando accordi effettuati tra le parti e creando di conseguenza un esercito di esodati; tagliando drasticamente gli ammortizzatori sociali, cosa che, in un paese in recessione, con un aumento strutturale della disoccupazione, con una galoppante desertificazione industriale, produce una marea di disoccupati senza salario né cassintegrazione. 

Contro i giovani, figli anch’essi, come gli anziani, di quest’Italia allo stremo, condannati in massa al lavoro precario o alla disoccupazione o al lavoro nero, e pertanto non in grado di pagarsi i contributi e costruirsi il diritto alla futura pensione. 

Contro le donne, prime vittime dei tagli alla sanità, alla scuola, allo stato sociale, obbligate ad assumere sulle loro spalle quel che un tempo pagava la collettività e che scontano la doppia emarginazione della mancanza di lavoro e dell’accresciuto carico del lavoro di cura. E’ stato tolto alle donne il risarcimento, seppur tardivo, dei tanti lavori che svolgono: così è sempre stata intesa la possibilità di andare in pensione ad un’età ravvicinata rispetto a quella degli uomini. Il governo tecnico ha operato la disparità più brutale, quella che non tiene in alcun conto la diversità di condizioni e di vita. 

E’ un referendum importante, quello sulle pensioni, che parla a tutti: giovani, anziani e donne, in qualunque parte d’Italia vivano. Per noi rappresenta l’ulteriore scelta, dopo i referendum sul lavoro, di una collocazione politica e sociale irrinunciabile. 

L’Europa liberista e monetarista ha falcidiato, attraverso Monti, lo stato sociale, ha risucchiato i lavoratori, persino i ceti medi, nella condizione più ingiusta e diseguale che esista, quella della povertà. Con i referendum sul lavoro e con il referendum contro la riforma delle pensioni, noi ci schieriamo contro la “politica di austerità” dettata dai poteri forti europei. E contro il tentativo di riproporre, anche nei futuri governi, la continuità dell’agenda Monti.