La fabbrica e i cantieri, ieri e oggi

elmetti lavorodi Norberto Natali

Ho lavorato al Muggiano, dove è avvenuto un altro omicidio

A La Spezia c’erano due grandi cantieri navali: l’Arsenale e il Muggiano. Ero un giovane montatore meccanico di una fabbrica di Roma che produceva e installava componenti per navi, anche militari. Era più di trent’anni fa, con una squadra di operai della nostra fabbrica andammo lì per impiantare una serie di cablaggi. C’erano tantissimi operai sulle navi, provenienti da molte regioni, perché tante erano le squadre come la nostra che provvedevano a diversi compiti.

Ricordo solo un episodio. Un pomeriggio un saldatore sbagliò un punto e rischiò di bruciare un flessibile: un caposquadra gli disse ad alta voce: “stai più attento, cretino”. Un fatto incredibile all’epoca, un capo (ma poteva essere un dirigente o un proprietario) che offende platealmente un operaio. In pochi minuti calò un silenzio impressionante, cominciò dai più vicini e si estese via via e tutti abbandonammo il lavoro.

Tra le varie squadre c’erano diversi delegati sindacali che provvidero anche a prevenire eventuali violenze. Non dico che quel capo poteva essere linciato ma certamente una bella scarica di cazzotti era nell’aria. Il lavoro non riprese più neanche l’indomani, nel frattempo la direzione non sapeva più bene dove avesse importantissimi disegni tecnici e congegni navali, nonché varie attrezzature. Alla fine, il pomeriggio del giorno dopo, le nostre controparti furono costrette a fare così: tutti noi (eravamo diverse centinaia) ci radunammo sul grande piazzale e davanti, come ad un comizio, su una specie di baldacchino, venne il capo maleducato e chiese umilmente scusa per quello che aveva detto. Il tutto tra gli sghignazzi, i finti applausi e gli ironici incoraggiamenti dei presenti. Dopo di che il lavoro riprese regolarmente e tutto filò liscio.

Il Muggiano di oggi è l’opposto, come ogni altro posto di lavoro in Italia: gli operai (fatte tutte le debite proporzioni e differenze) guadagnano la metà di allora, sono costretti a lavorare di più e peggio, quasi completamente privi delle libertà sindacali e politiche di un tempo e muoiono. Un piccolo ricordo personale che dà l’idea di quanto siano precipitate le cose nell’ultimo quarto di secolo.

E’ con questo bilancio che deve fare i conti la sinistra e soprattutto quelle compagne e compagni più d’avanguardia i quali hanno capito la priorità dell’obiettivo di riavere un Partito come il PCI. Bisogna rompere, fino in fondo, con le concezioni e le scelte della sinistra degli ultimi 25 anni, se si vuole invertire l’attuale rotta che ci porterà sempre più guerra, miseria, degrado morale e spirituale. Non voglio commentare la reazione della CISL la quale, con un “duro” comunicato ha “intimato” alla Fincantieri di attivarsi per consentire ai lavoratori di… versare un’ora del proprio salario ai familiari della vittima! Da troppo tempo, a causa di certi partiti e sindacati, i lavoratori prendono a nasate le ginocchia del padronato. E’ ora di farla finita!