Per salvare Roma servono ‘coraggio e cultura nuova’. Intervista a Paolo Berdini, ex assessore all’urbanistica Roma Capitale.

paolo berdiniriceviamo con richiesta di pubblicazione

di Alba Vastano

da http://www.blog-lavoroesalute.org

“Nel primo mese della mia attività, quando c’era ancora una fiducia piena sulle mie azioni, è stato approvato il progetto di trasformazione della ex Fiera di Roma sulla Cristoforo Colombo con una forte diminuzione delle volumetrie e, quindi, della rendita urbana. La mala urbanistica romana era stata dunque sconfitta e si doveva continuare. Per salvare Roma non servono vecchie ricette. Serve coraggio e una cultura nuova che sappia affrontare la questione del debito, delle aziende municipalizzate, del bisogno di case per la parte debole della società, dell’abbandono delle periferie. Dobbiamo creare le condizioni per aprire questa nuova affascinante fase e risvegliare le energie migliori della città” (Paolo Berdini)

Roma è al collasso, il degrado è a vista. Estate 2019 vissuta dai residenti fra cassonetti traboccanti, fino a invadere i marciapiedi. Gimcane fra ‘monnezza’, colonie di insetti e qualche ratto festoso. Con il solleone i miasmi colpiscono duro. Ma il freddo non ne ha diminuito il fetore. L’immondizia è sempre lì, disordinata, puzzolente, incontenibile nei contenitori massacrati dal tempo, dall’incuria e dalla totale mancanza di igiene primaria. Basterebbe disinfettarli sistematicamente, ma nessun operatore Ama sembra sia incaricato a farlo. E gli effetti si vedono…e si respirano. Ѐ questo, non solo per chi la città la vive da residente, ma anche agli occhi del passante occasionale o del turista pur affascinato dalle meraviglie artistiche indiscutibili della nostra ‘caput mundi’, uno dei primi impatti sulla città.


La questione complessa dello smaltimento dei rifiuti nella Capitale, sembra non trovare soluzione immediata e appropriata. Dal Tmb Salario a Rocca Cencia. Ora ‘attaccano’ Valle Galeria. Come dire, poiché i rifiuti non si possono più smaltire lì, li sposto di là. Un problema a danno dei residenti aggravato da un sistema complessivo di welfare che fa acqua da tutte le parti. Dalla torbida questione Atac, al servizio di trasporti della metro, le cui stazioni non contengono più il flusso dei viaggiatori, le innovazioni in progetto non vanno avanti di un passo, né viene attuata una buona manutenzione, tant’è che con l’utilizzo costante crollano le scale mobili. Bus che vanno a fuoco, strade colabrodo, con voragini che si aprono all’improvviso inghiottendo vetture. Un’ecatombe dei servizi al cittadino. Intanto a Palazzo capitolino dal 2016 avviene il balletto degli assessori. Amministratori pentastellati più che altro avvezzi a farsi le scarpe tra di loro, fra gossip, dimissioni, denunce, avvisi di garanzia, processi e sfiducie interne, mentre, specie nelle periferie, sembra di vivere a Baghdad.

Ne parliamo con Paolo Berdini, ex assessore all’urbanistica, che in questo pantano gestionale della giunta Raggi è sopravvissuto ben poco, in quanto i progetti urbanistici e per i lavori pubblici (ndr, pensiamo anche alla controversa costruzione dello Stadio e ai giochi Olimpici) non hanno trovato spazio, né condivisione. Tanto più non è mai stata affrontata, con audit promessi in agenda elettorale, la questione del debito che grava ancora intatto sull’amministrazione capitolina.

1) Luglio 2016, primi passi della giunta penta stellata a guida della prima sindaca eletta, Virginia Raggi. All’epoca affermasti “Io non mollo” in modo determinato, probabilmente già animato da preoccupazioni sulla gestione e prevedendo i futuri disastri della gestione dell’amministrazione capitolina. Ci abbiamo creduto sperato in te a baluardo delle periferie e per favorire progetti strutturali efficienti, ma non è andata cosi. Cosa ti ha indotto in realtà a ‘mollare’ il seggio da assessore all’urbanistica di Roma capitale?

Mi sono dimesso perché erano caduti in un tempo troppo breve per non far pensare ad un disegno premeditato da parte del gruppo dirigente dei 5stelle, le tre questioni su cui avevo chiesto garanzie prima di accettare l’incarico di assessore all’urbanistica. Il primo punto era quello di abbattere il mostruoso debito che gravava su Roma. La scelta di una persona eccellente come Marcello Minenna era elemento di conforto. Il secondo punto riguardava il funzionamento trasparente dell’attività amministrativa. Per il ruolo di capo di Gabinetto era stata designata un magistrato di eccelsa competenza come Carla Raineri. Infine, per quanto riguardava me, avevo chiesto la più assoluta libertà di azione: le mie idee erano note a tutti. Dopo poco più di un mese dall’inizio della sua attività, la Raineri fu costretta alle dimissioni sulla base di velenose insinuazioni sui suoi legittimi emolumenti. Il giorno successivo si dimise per protesta anche Minenna. Fu chiaro dunque che sarebbe toccato anche a me. E quando il sindaco Raggi e il vicesindaco Bergamo imposero l’approvazione della più mostruosa speculazione immobiliare della storia contemporanea della città, e cioè lo stadio della Roma, presi atto che era venuto il momento di dimettermi.

2) L’amministrazione pentastellata volge al termine. Si è articolata su insuccessi costanti riguardo la gestione dei servizi al cittadino. A tuo avviso la città è al tracollo solo per il debito e le pesanti incurie ereditate dalle precedenti amministrazioni o l’attuale giunta avrebbe potuto sanare le emergenze e non l’ha fatto per incompetenza degli amministratori?

Da quando Minenna è stato costretto alle dimissioni, la questione della ricontrattazione del debito è stata abbandonata. Eppure era una questione programmatica e politica fondamentale. In primo luogo perché il debito era stato lasciato dalle precedenti amministrazioni di centro sinistra e centro destra ed era pertanto legittimo che la nuova amministrazione segnasse la discontinuità promessa in campagna elettorale. In secondo luogo perché senza abbassare il debito, 13,5 miliardi di euro, Roma non può tornare ad essere una città normale. Il tracollo della città sotto il profilo del decoro e dei servizi primari come i trasporti o la nettezza urbana deriva dal debito insostenibile.

3) Uno sguardo all’agenda elettorale a firma 5s, di cui poco e niente si è realizzato. Le emergenze sempre più tali, irrisolte e persino aggravate nel corso di questa amministrazione.

Parliamo dell’Ama, parliamo di Rocca Cencia, territorio ormai tossico ai danni della salute dei residenti, così come è avvenuto per i danni al territorio del Tmb Salario. Ennesimo scempio previsto a Valle Galeria. Come se ne esce?

La questione dei rifiuti è uno dei temi preferiti dai 5stelle su scala nazionale. A Roma si doveva operare una decisa discontinuità con il passato e individuare un sistema di discariche diffuse (almeno sei) che avrebbero consentito di chiudere per sempre le costose spedizioni di rifiuti in altre regioni e all’estero: le tariffe delle famiglie romane sono le più alte d’Italia proprio per questo.

Invece assessori di grande competenza sono stati licenziati e ai vertici dell’Ama c’è stato un vorticoso avvicendarsi di personaggi. Forse è per questo diuturno impegno profuso per occupare ogni casella di potere che l’amministrazione Raggi non ha trovato il tempo per progettare l’uscita dall’emergenza. La situazione è così peggiorata e Roma vive da troppi mesi in continua emergenza sanitaria e di dignità. E c’è anche da aggiungere che aver ridotto in questo stato un’azienda pubblica importante come Ama, la espone al concreto rischio di essere preda di privatizzazioni. Mi auguro che non si arrivi a questo.

4) Crisi Atac, altro grave problema irrisolto. Progetti di potenziamento e migliorie accennati e falliti. La giunta Raggi ha fallito anche qui. Ad oggi la gestione inadeguata crea solo debito. Pensare di separare il debito dal servizio evitando la privatizzazione dello stesso, potrebbe favorire una doppia soluzione? Quali possibilità per la municipalizzata per non gettarla definitivamente in pasto al monopolio privato e nel contempo potenziare il servizio ai cittadini?

La questione che impedisce ad Atac di garantire in modo efficiente il trasporto dei cittadini romani, è l’esiguità della rete su ferro –metropolitane o tramvie- rispetto alla rete garantita dai mezzi su gomma. Molte città in ogni parte del mondo sono arrivate a garantire l’efficienza di sistema attraverso la realizzazione di una rete di tramvie. Per avviarla c’era bisogno di volontà e competenze. Come noto si discute invece da tre anni di un unico progetto, quello di una inutile funivia nel quadrate di Casalotti. Del resto, l’atteggiamento dell’amministrazione Raggi nel confronto elettorale sul referendum sulla privatizzazione del proposto dal Partito radicale è stato molto grave. L’amministrazione capitolina non ha dato indicazione di voto: potevano almeno prendere esempio dal consigliere comunale Stefano Fassina, impegnato con coerenza a favore del mantenimento dell’azienda nella sfera pubblica. Evidentemente nella cultura dei 5stelle un servizio pubblico è uguale ad uno privato.

5) Metropolitane capitale, altro disservizio ai cittadini. Falliti sia gli attuali servizi, sia i progetti per le nuove opere. La Commissione mobilità della giunta Raggi, riguardo la gestione dei servizi metro è intervenuta in modo insufficiente peggiorando i servizi e limitandoli.

Blocco della linea C verso piazza Venezia, la project review è ancora ai preliminari. Nodo San Giovanni inaugurata nel 2018., ma mai completato il collegamento tra linea A e linea B.

Prolungamento Casal Monastero: rimandato a tempo indeterminato. linea D: bozza di delibera desaparecido. Stazioni della linea A chiuse per incidenti su scale mobili. Vergognoso è dir poco.

Il ragionamento generale svolto per il funzionamento dei servizi pubblici vale anche per le scale mobili. Le città costano perché richiedono finanziamenti ingenti per la quotidiana manutenzione, come ad esempio per i sistemi complessi come le metropolitane: in tutto il mondo si opera la manutenzione sistematica delle città lungo l’intero arco dell’anno. La mancanza di soldi, di competenze e di volontà ha fatto sprofondare nella vergogna la capitale. Non c’è nessun esempio straniero che ha visto per mesi la chiusura di stazioni centrali come Repubblica, Barberini o Spagna.

Esiste poi una questione di coerenza che non si è invece voluta mantenere. I 5stelle avevano vinto la sfida elettorale ponendo la questione dello stop della linea metropolitana “C” a San Giovanni per poi decidere dove farla proseguire. Era una posizione largamente condivisa nella città, anche per i giganteschi scandali che avevano punteggiato la realizzazione di quella linea. Promesse al vento. La metro “C” dopo essere stata fatta arrivare al Colosseo sta proseguendo in questi giorni fino a piazza Venezia anche se ancora non è chiaro dove arriverà!

6) E veniamo alla questione che ti riguarda più da vicino e che per quello che ci è dato di sapere, è stata la causa principale della tua rinuncia all’assessorato all’urbanistica. Quali le dinamiche oscure del progetto per la costruzione dello stadio che hai definito “sciagurato” .

E’ vero che già dal 2013 i 5s all’opposizione della giunta Marino ti chiesero di collaborare per non realizzarlo? E poi dopo la vittoria del 2016 perché hanno riaperto il tavolo di confronto?

Davvero un gap decisionale che lascia pensare ad una speculazione fondiaria. Ad oggi quali le novità?

Ho conosciuto i quattro consiglieri 5stelle all’opposizione della giunta Marino (De Vito, Frongia, Raggi e Stefano) nella loro battaglia contro quella speculazione. Da lì è nata la mia collaborazione ed ero pertanto convinto che diventando i protagonisti della nuova compagine di governo, i quattro avrebbero mantenuto coerenza di atteggiamento etico. Hanno cambiato radicalmente idea, anche se non hanno mai spiegato le motivazioni. Che l’iter dello stadio non potesse essere interrotto è una pietosa bugia smentita da un magistrato di straordinaria competenza come Ferdinando Imposimato, che senza chiedere nulla in cambio si era messo a disposizione di questa battaglia di civiltà. Ed anche in questo caso, mancano ancora risposte sui motivi che hanno portato a non utilizzare le sue gratuite competenze per scegliere un diverso consulente, l’avvocato Luca Lanzalone, che fu nominato presidente di Acea, la più importante azienda pubblica romana per poi finire agli arresti domiciliari nell’inchiesta sullo stadio.

7) 5stelle: No alle Olimpiadi a Roma. Perché si è rinunciato ad un’iniziativa importante come i giochi olimpici che avrebbe rilanciato la città e oltretutto senza costi per il Comune, in quanto finanziato dallo Stato? Un controsenso quando si pensa al progetto stadio che invece avvia speculazioni private. Come ti sei posto in giunta sulla questione delle Olimpiadi?

Insieme all’urbanistica avevo avuto anche la delega ai Lavori pubblici ed ebbi così modo di conoscere alla perfezione i bilanci economici che venivano destinati alla manutenzione stradale: cifre irrisorie sempre a causa del debito monstre che soffoca Roma. Posi in tal senso la questione di utilizzare l’occasione olimpica per costruire un progetto di manutenzione della viabilità e per realizzare cinque linee tramviarie in periferia. Un po’ di ossigeno per una città abbandonata. Non ebbero il coraggio neppure di esprimersi contro. Lo fecero fare, come noto, a Beppe Grillo che dichiarò la sua contrarietà alle Olimpiadi perche ci sarebbero state ruberie. A giudicare dai numerosi arresti o inchieste che hanno coinvolto esponenti romani del movimento 5stelle, devo riconoscergli una grande capacità predittiva.

8) Delibera 140, nata con la giunta Marino. Con l’attuale giunta gli sgomberi non si sono fermati a danno di molti centri sociali (luoghi di cultura e aggregazione) e di famiglie intere che occupavano sedi dismesse. Anche qui la Sindaca, nonostante abbia talvolta espresso la sua opposizione verso le forze dell’ordine, non è intervenuta per un nuovo regolamento comunale

Ѐ sempre l’identico copione. In campagna elettorale avevano promesso a tutte le associazioni messe a rischio sgomberi dalla insensata delibera del PD e di Marino che avrebbero risolto il problema.

Siamo a quattro anni di amministrazione e non si è visto ancora nulla. Anzi, l’accanimento contro la  Casa delle Donne del Buon Pastore a Trastevere o l’indifferenza verso il destino della straordinaria esperienza di Lucha e Siesta a Cinecittà –lodevolmente salvata in questi giorni dalla Regione Lazio- la dicono lunga sulla cultura inclusiva della giunta comunale. Sugli sgomberi inutile calcare la mano. Quelli dolorosi di piazza Indipendenza e di via Cardinal Capranica a Primavalle sono stati  ignorati e l’unica nota positiva è venuta dalla crisi del primo governo Conte che ha portato alle dimissioni del Ministro dell’Interno Salvini. Altrimenti gli sgomberi sarebbero continuati.

9) Dopo i fatti di agosto che hanno portato al Conte bis ci ritroviamo un governo giallo rosso, mentre fra Zingaretti (Pd) e la Raggi (5s)è sempre scontro, specie sulla questione dei rifiuti che resta ancora irrisolta. Loro si scontrano, ma a rimetterci sono i residenti della Capitale, deprivati dei servizi essenziali. Quousque tandem…, se alle prossime amministrative e future regionali non si andrà dalla parte del cittadino?

Il rischio è reale. Il PD è il responsabile principale della crisi della città. In tanti anni di governo amministrativo hanno avuto spesso atteggiamenti acritici che esaltavano come proprio merito, ad esempio, quello dell’effervescenza del comparto immobiliare. Il dramma è che a dodici anni di distanza della crisi economica e finanziaria del 2008, generata proprio dalla bolla immobiliare negli Stati Uniti, c’è ancora chi è convinto che su vergognose speculazioni edilizie favorite dai Piani casa e dalla legge di Rigenerazione urbana regionale, si possa ricostruire il futuro di Roma. Un errore di prospettiva gravissimo. Del resto, il PD è tuttora a favore del progetto dello stadio della Roma.

10) Tornando al loop gestionale in cui è avviticchiata la sindaca e la sua giunta penta stellata e pensando all’alternarsi continuo degli assessori, alle vicende giudiziarie, considerando anche gli effetti devastanti sui servizi al cittadino e la questione del debito, mai affrontata, viene da pensare che l’attuale sia la peggiore giunta capitolina, almeno dell’ultimo ventennio, nonostante anche le precedenti non siano state efficienti. Ѐ anche il tuo pensiero?

Sono convinto che il male più grave della giunta capitolina così come il fallimento dei 5stelle a scala nazionale derivi da un deficit di cultura politica. Hanno mietuto consensi, a Roma come in Italia, su una diffuso sentimento di protesta che attraversa ogni luogo d’Italia. Avevano promesso competenze e visioni alternative. La mediocrità e l’improvvisazione l’hanno fatta da padroni. Sono i problemi epocali della crisi ambientale, dello stato delle città e dei territori e quelli legati alla costruzione di nuove prospettive di lavoro in particolare per i giovani che devono essere affrontati con un livello culturale inedito e non con inutili slogan.

11) Paolo, fra un anno e mezzo, quando ci saranno le amministrative, se il primo cittadino te lo proponesse, accetteresti un nuovo incarico come assessore all’urbanistica? Forse l’occasione per opporsi allo sfacelo urbanistico potrebbe essere migliore

Nel primo mese della mia attività, quando c’era ancora una fiducia piena sulle mie azioni, è stato approvato il progetto di trasformazione della ex Fiera di Roma sulla Cristoforo Colombo con una forte diminuzione delle volumetrie e, quindi, della rendita urbana. La mala urbanistica romana era stata dunque sconfitta e si doveva continuare. Per salvare Roma non servono vecchie ricette. Serve coraggio e una cultura nuova che sappia affrontare la questione del debito, delle aziende municipalizzate, del bisogno di case per la parte debole della società, dell’abbandono delle periferie. Dobbiamo creare le condizioni per aprire questa nuova affascinante fase e risvegliare le energie migliori della città.

NdR Con la speranza, caro Berdini, che i residenti, alle prossime amministrative, vuoi per confusione, dovuta ai fatti attuali, o vuoi per disperazione, in cabina elettorale non ci facciano tornare ai tempi di Alemanno e company, né pensino che le politiche di sinistra siano quelle del Pd, partito che, ricordiamo, ha contribuito, a livello nazionale, a smantellare lo Stato sociale.

Alba Vastano

Collaboratrice redazionale del periodico cartaceo Lavoro e Salute  www.lavoroesalute.org