Fine della sinistra italiana

bandiera rossa brandellidi Norberto Natali

I fatti avvenuti nelle scorse settimana a Roma rappresentano un discrimine fondamentale per la sinistra. Ci sono nella storia dei momenti in cui, anche simbolicamente, si determina un cambiamento. Fu così, ad esempio, per la marcia dei 40 mila a Torino. Quello che è successo a Roma ci costringe ad aprire una riflessione.

Ringraziamo il compagno Norberto Natali per questo suo contributo di cui pubblichiamo la prima parte.

Appunti sui fatti di Torre Maura e Casalbruciato.
Proposte di discussione contro i “monatti” del movimento operaio in Italia. 

1. LA VERITA’ MEDIATICA

Le forze di sinistra e più conseguentemente antifasciste, la grande stampa e radio tv più democratica (come il gruppo “Repubblica-La Stampa” o “Corsera” o conduttori come Corrado Formigli) mercoledì scorso (10 aprile 2019) si sono scatenati: dure proteste, articoli infuocati e pieni di ardore, cortei e scioperi. 

Tutto ciò era giustificato: un povero operaio di 25 anni -Gabriele Di Guida- era morto schiacciato, in una fabbrica della Brianza per colpa del padronato. Il macchinario al quale era addetto, infatti, era difettoso (quindi non è stata una disgrazia accidentale ed imprevedibile) e si può immaginare la paura e la solitudine di questo ragazzo, poiché il suo ultimo atto è stato un sms alla propria fidanzata: “questa macchina non funziona bene”. 

Per questo il Presidente del Consiglio è andato a visitare quella ragazza rimasta sola prima di avere una propria famiglia (comprensibilmente si è commosso incontrando la mamma di Gabriele) e il ministro dell’Interno ha tuonato sui social: “gli infami che per guadagnare di più uccidono giovani come Di Guida non devono uscire più di galera”.

Lo sdegno e la mobilitazione della grande stampa e della sinistra -Luca Casarini in testa- per questo fatto sono stati tali che hanno messo in ombra un altro grave avvenimento di quel giorno: a Casalbruciato (Roma) alcune decine di persone, della stessa classe sociale del giovane morto in Brianza, hanno impedito a un rom di accedere ad una casa del comune, sobillati dai fascisti col motivo di voler attribuire quell’alloggio ad una ragazza, madre di un bambino di pochi mesi il cui padre è un operaio precario (forse candidato alla stessa fine orribile che ogni anno tocca a migliaia di lavoratrici e lavoratori). 

Tutti capiscono che quanto scritto qui sopra è solo frutto di amara, quasi rabbiosa ironia: è successo esattamente il contrario. 

Mercoledì scorso sembra non sia morto alcun giovane operaio, lo stesso vale per i giorni e le settimane precedenti, in generale nessun proletario ha subito sofferenze ed umiliazioni. La cosa più grave ed importante capitata in Italia (stando ai media e quindi a certa sinistra) è stato quel gesto di alcune decine di proletari di Casalbruciato: ancor di più, ciò era capitato per un numero poco superiore di proletari di Torre Maura, pochi giorni prima.

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Un tempo -nella sinistra italiana- si verificava e criticava l’attendibilità e la funzione dei media in rapporto alla verità dei fatti: oggi è il contrario, la verità dei fatti è quella stabilita dal sistema mediatico. 

Un tempo il PCI spingeva le grandi masse proletarie a non credere acriticamente a tutto ciò che propinava l’informazione del capitalismo, sollecitando l’indipendenza critica, a non illudersi sulla presunta “neutralità” della stampa borghese, a scoprire come essa sia suddivisa tra poche fazioni della borghesia imperialista che se ne serve per incrementare i propri profitti. Non solo quelli incassati con le varie aziende editoriali ma quelli garantiti, in altri settori, dalle manipolazioni e dalle pressioni esercitate dalla “propria” stampa.   

Un esempio concreto: avete notato come, da pochi anni, Berlusconi sembra sia diventato una persona seria ed integerrima? Fino agli inizi di questo decennio, è sempre stato indicato (non sarò io a dispiacermene) come un personaggio losco, forse un criminale, dedito a turpi interessi di varia natura ed in vari campi. Dai sospetti di sfruttamento (o di “consumo finale”) della prostituzione minorile fino ad inquietanti e ripetuti rapporti con la mafia, passando per frodi, fondi neri, evasioni fiscali, rapporti delle sue aziende con poco chiare imprese straniere, ecc. 

Un continuo: solo La Repubblica, per una singola questione, ha ripubblicato per mesi, consecutivamente, il noto editoriale “dieci domande a Berlusconi”. Per non parlare del “conflitto di interessi”.

Due mesi fa è morta -in circostanze “misteriose”- una ragazza che partecipava alle seratine di Arcore con altre coetanee e che era diventata testimone d’accusa contro di lui in un processo ancora in corso. Praticamente, ciò non ha avuto alcuna importanza: pensate sarebbe stato lo stesso fino a sei o sette anni fa?

Questo piccolo esempio ci ricorda come gli interessi e i circoli borghesi che ruotavano intorno alle attività di De Benedetti (padrone del gruppo “La Repubblica-L’Espresso” e di tanto altro) per due decenni hanno sostenuto un duro scontro (non certo per nobili ideali come l’antirazzismo e simili) con quelli  di Berlusconi; ora questo scontro si è ricomposto. 

Le posizioni di certe forze politiche non possono essere comprese se non come riflesso anche di tali scontri e di altri più importanti, ovvero le contraddizioni interimperialistiche. Almeno così, personalmente, avevo imparato a ragionare nel PCI.

Infatti si è passati, con molta disinvoltura, dall’antiberlusconismo più acceso al patto del Nazareno e ai suoi sviluppi attuali: oltre al contratto di governo, oggi in Italia è in esercizio anche un “contratto di opposizione”. 

Per coprire tutto ciò, diviene necessario dare centralità al razzismo che -all’atto pratico- viene imputato sempre e solo ai proletari e ad altri ceti popolari.

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I più astuti, anche a sinistra, hanno finalmente denunciato che i fascisti ricevono opportune “soffiate” sulle assegnazioni di case o sugli spostamenti di rifugiati o nomadi. Strano che si fermino qui: ci vuole molto a sviluppare questo ragionamento, concludendo che tutto risulta ben organizzato, preordinato e sincronizzato?

Il 2 aprile, un particolare atto amministrativo ha provocato l’inizio delle manifestazioni di Torre Maura contro l’improvviso e immotivato trasferimento di 70 rom  in un ex presidio sanitario della borgata, evacuati poi il successivo venerdì 5 aprile. Ciò ha consentito di fare di Torre Maura l’argomento principale, dirimente della società e della politica italiana, fino a domenica 7 aprile. In fondo, si trattava, al massimo, di una cinquantina di fascisti venuti da fuori e di circa 200 persone del posto (un centesimo o poco più della popolazione locale) alcune delle quali provenienti da borgate limitrofe. 

Un altro apposito provvedimento, puntuale, proprio lunedì 8 aprile ha assegnato un alloggio ad una famiglia rom con sei figli nelle case popolari di Casalbruciato, consentendo la riapertura del medesimo circo mediatico immediatamente spostatosi da Torre Maura. In questo caso, si è trattato di una quindicina di fascisti (forniti di un gazebo ed estranei al quartiere) e una cinquantina, a dir tanto, di residenti del posto. 

Casalbruciato è stato l’argomento numero uno delle polemiche nazionali per “soli” tre giorni. Da giovedì 11 aprile, la “prima pagina” doveva essere dedicata a notizie più importanti che stavano maturando: l’avvicinamento alla Sicilia di un’imbarcazione di una ONG tedesca con alcuni naufraghi provenienti dalla Libia e, soprattutto, la guerra intorno a Tripoli, la quale potrebbe causare un nuovo esodo di massa di poveri disperati verso il nostro paese. 

Allo stesso modo, non si vuole comprendere la “regia” di tutta la questione immigrazione. Dall’inizio dell’anno, con tre imbarcazioni (per ultima quella di Casarini) ciascuna ospitante alcune decine di migranti salvati nelle acque libiche, si è potuto “occupare” tutta l’attenzione mediatica (salvo brevi, opportune, pause tra un caso e l’altro), il tutto alternato con le vicende riguardanti l’incriminazione di Salvini per la nave Diciotti e perfino le polemiche scaturite dal festival di San Remo.

Così, in definitiva, si è fatto in modo che i primi cento giorni di questo 2019 avessero, quasi tutti,  come principali argomenti nazionali “l’immigrazione” e “il razzismo”, quelli che più di tutti gli altri dovevano interessare le grandi masse e sui quali, prima di ogni altra cosa, il popolo deve schierarsi e dividersi. 

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In questo quadro, come si fa a credere ingenuamente che anche la vicenda del giovane e simpatico antirazzista che ha contestato i fascisti a Torre Maura non sia stata strumentalizzata e gestita dalla regia di cui sopra?

A parte il “caso” che tutto è stato filmato e registrato (a favore di giornali e tv) da questo episodio tutti hanno tratto grandi vantaggi. I fascisti hanno fatto vedere quanto sono democratici, aperti e tolleranti e come sia minoritario (rispetto al resto dei presenti) chi è in disaccordo con loro; gli “antirazzisti” hanno avuto modo di farne un’icona e tutti insieme hanno rimediato alla figuraccia collettiva fatta a Como a fine novembre 2017, quando i fascisti si dimostrarono violenti e minacciosi e gli “antirazzisti” codardi e subalterni.

Il ragazzo ha esposto una posizione che non è assolutamente espressiva degli abitanti del quartiere né delle forze politiche: nessuno, neanche la sinistra, ha difeso il modo in cui è stata presa ed eseguita quella decisione sui rom. In un’altra trasmissione molto seguita, per esempio, un giovane che aveva partecipato alla manifestazione antifascista di Torre Maura del 6 aprile, ha comunque criticato il trasferimento di quei rom nel suo quartiere. Che si sappia, l’unico che ha difeso quel trasferimento è stato questo giovane, a favore di telecamere e microfoni.

Inoltre, le sue affermazioni, tanto mitizzate da certa sinistra, sono equivoche e a doppio taglio. A questo giovane, con affetto e spirito fraterno, nessuno ha detto che con i fascisti non si parla ed anche che il suo intervento dimostra, al contrario di quanto sostengono certi suoi “fan” interessati e dai quali farebbe bene a guardarsi, come lui in realtà accetti troppe cose in questa società, altro che “nun me sta bene che no”. 

Se ne riparlerà, ora mi limito ad un solo esempio. Dal suo discorso, consegue che a lui “sta bene” una discriminazione dei rom più duratura ed estesa di quella attribuita alla gente di Torre Maura: essi vengono sistematicamente esclusi dalla possibilità di trovare accoglienza nel 1 e nel 2 Municipio di Roma, ossia le zone centrali e i quartieri più aristocratici e dei più ricchi, guarda caso gli unici amministrati dagli “antirazzisti” del PD. Questo ragazzo deve sapere che in tali Municipi ci sono molti alloggi di proprietà pubblica, alcuni dei quali sono anche a pochi passi da palazzo Grazioli, la residenza di Berlusconi vicino a piazza Venezia. Perché nessuno di questi viene assegnato a un rom o a un profugo? 

Nelle stesse zone ci sono ospedali chiusi ed altri importanti edifici che sono adattissimi ad accogliere confortevolmente povera gente che ne ha bisogno: questo ragazzo di Torre Maura deve riflettere sul fatto che quelli che fingono di approvarlo e di esaltarlo, si guardano bene dal chiedere ai presidenti del 1 e del 2 Municipio di dare un sonoro schiaffo morale alla “canaglia pezzente” di Torre Maura (o Casalbruciato) provvedendo loro ad ospitare i nomadi oggetto di tanta ostilità.

Purtroppo, molti di quelli che enfatizzano questo simpatico ragazzo di Torre Maura, trascorrono le vacanze a Capalbio, alcuni vi sono residenti ed hanno respinto qualsiasi ipotesi di accogliere nel territorio del loro comune (amministrato dal PD e dalla sinistra) nomadi o profughi. 

Comunque, in questo periodo, le centrali che regolano le “onde” e le suggestioni comunicative hanno deciso di puntare sui quindicenni, come dimostra il caso della ragazza ecologista svedese o di quello che ha chiesto aiuto al telefono mentre era su un pullman (insieme ai suoi compagni di scuola) recentemente sequestrato dall’autista nel cremonese.  

In ogni caso, il sistema mediatico borghese, fingendo spontaneità, seleziona accuratamente le notizie, le idee e le persone di cui si può o non si può parlare, come dimostra l’ignobile caso di quel povero giovane operaio morto lo scorso 10 aprile in Brianza.

Vale la pena ricordare che ho sfidato i giornalisti ad intervistarmi, sono andato a Casalbruciato proprio nel luogo dove erano tutti, ma si sono ben guardati dal farlo. 

C’è di più. Venerdì 12 (fino a ventiquattro ore prima non si parlava d’altro che di Casalbruciato) l’Associazione Inquilini e Assegnatari ha organizzato un’assemblea degli abitanti delle palazzine che sono proprio al fianco di quelle balzate agli onori della cronaca. C’era più gente di quanta ce ne fosse al presidio “razzista” e con le bandiere rosse: ma questo non lo sa e non lo deve sapere nessuno! 

La stessa cosa è capitata il 21 gennaio dell’anno scorso a Tiburtino III (borgata confinante con Casalbruciato). Per piccoli manipoli di fascisti che erano andati lì, in tv se ne è parlato per ore ed ore ma nessuno sa che circa 150 comunisti del luogo hanno partecipato ad una manifestazione per celebrare l’anniversario della nascita del PCI, malgrado la stampa fosse stata appositamente invitata a partecipare e a riferirne.

Invece l’intervento di quel ragazzo di Torre Maura è stato trasmesso e ritrasmesso fin da subito. Strano?  

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I fatti sono questi:

– dal 1 gennaio scorso sono già morti sul lavoro circa 200 lavoratrici e lavoratori: molti più dei nomadi di cui si è parlato in queste settimane e non meno dei poveri migranti accolti sulle imbarcazioni di cui si è parlato continuamente per tre mesi. Tra queste vittime ci sono delle donne (non sono “femminicidi” questi?), dei ragazzi (come è capitato lo scorso 10 aprile) ed anche degli anziani, tra i 60 e i 65 anni (l. Fornero assassina!). Soprattutto ci sono numerosi proletari stranieri, immigrati che non interessano al signor Casarini: a lui importa solo farli sbarcare, come muoiono sfruttati dopo non gli interessa. Oppure gli importa solo di fare ciò che gli assicura uno spazio mediatico?

Lo sfruttamento e i morti sui posti di lavoro non esistono nella verità mediatica. Nella maggior parte dei casi, ciò avviene per precisi calcoli dei padroni: esercitare una puntuale e completa manutenzione, adottare le necessarie misure di sicurezza, rispettare le leggi vigenti costerebbe di più che pagare un eventuale risarcimento per un lavoratore morto. Una specie di macabra lotteria criminale. 

La maggior parte dei lavoratori evita di protestare, di segnalare pericoli, di rifiutare prestazioni pericolose o non conformi alla legge per il clima di ricatto e di paura che si estende crescentemente nel mondo del lavoro, dovuto -insieme ad altro- al jobs act e ad altre misure approvate anche da partiti accesamente “antirazzisti”.

–  da alcuni calcoli fatti dall’INPS nei primi mesi di quest’anno, risulta che un lavoratore che può avvalersi delle vecchie norme previdenziali, dopo 41 anni di servizio, può andare in pensione anche a poco più di 60 anni percependo (nel caso di un operaio qualificato) fino a 1.600 euro netti mensili, mentre un lavoratore più giovane -alle stesse condizioni- prenderebbe circa 1.050 euro. La pensione di reversibilità, nel primo caso erogherebbe al superstite poco più di 1.000 euro al mese, mentre questa si ridurrebbe, nel secondo caso, a meno di 600. I giovani avranno pensioni da fame, assai peggiori di quelle attuali.

Questo bilancio è l’indicatore più generale delle condizioni del trattamento dei lavoratori nell’ultimo quarto di secolo. Grazie anche alla legge Fornero e ad altri provvedimenti decisi insieme da partiti “razzisti” ed “antirazzisti”: quando serve sanno unirsi!

– due mesi fa, il centro studi di Confindustria ha reso noto che la retribuzione media delle fasce di età più giovani dei lavoratori è di circa 830 euro al mese. Pochi biglietti da dieci sopra la soglia di povertà. Se non ci fossero state le politiche dell’ultimo quarto di secolo, questa cifra dovrebbe essere almeno il triplo. Un tempo si lavorava per vivere, aspirando ad un miglioramento qualitativo onnilaterale, oggi si sopravvive stentatamente solo per lavorare (sempre peggio).