Si Tav, il blocco reazionario che va dalla Lega al PD. Perché non va sottovalutata la manifestazione

torino sitavdi Mauro Gemma

fonte Facebook

“Dal Pd a Forza Italia, passando dai sindacati a Forza Nuova, con lo sponsor esplicito di tutti i quotidiani (Repubblica menzione speciale) e di associazioni di imprenditori della torino bene hanno riempito la piazza dei tanti capelli bianchi, dei giubbotti firmati, dei tanti che non possono accettare che le cose vadano in maniera diversa di come sono sempre andate”.

Così scrive NO TAV info, nella sua cronaca (un po’ minimizzante) della manifestazione dei 30.000 SI Tav.

Siamo d’accordo in linea di massima con quanto scrive NO TAV info, ma sarebbe un errore gravissimo sottovalutare la portata di questa manifestazione, che configura, per la prima volta in modo esplicito e con un’adesione massiccia, un autentico blocco conservatore e reazionario, che comprende la Lega e che ha nel PD uno dei protagonisti  primari, e che cerca di giocare sulle contraddizioni di un movimento interclassista e ambiguo come i 5 Stelle (significative appaiono le prime aperture della sindaca di Torino all’ammucchiata degli appaltatori dello scempio della Val Susa, che non mancheranno di generare contraccolpi  altrettanto significativi all’interno dei 5 Stelle, come già è avvenuto con la TAP, e che sarebbe miope che venissero sottovalutate dai comunisti).

Con il colore arancione della “rivoluzione colorata” che in Ucraina ha portato al potere i nazisti, con le tecniche usate in questo momento in tanti luoghi del mondo, in cui le cose non procedono secondo i piani di oligarchie locali, del grande capitale internazionale e dell’imperialismo, oggi a Torino si è scritta una pagina nera che sarebbe ingenuo che la sinistra (quella vera) continuasse a gestire con gli strumenti di analisi forniti da “Propaganda PD live” o con le mobilitazioni a base di roghi dei manichini di Di Maio (come è successo proprio a Torino ad opera di una “sinistra antagonista” che tanto ricorda le “gesta” di quell’Autonomia che, nel 1977 e dopo, insieme al “terrorismo rosso”, contribuì a far infliggere il colpo di grazia alle tante speranze suscitate da stagioni come “l’Autunno caldo” degli operai e degli studenti).

Facciamocene una ragione. Oggi a Torino la “marcia dei 40.000” dei padroni e dei loro lacchè ha registrato il suo bis. E c’è poco da ridere e minimizzare. Ma piuttosto c’è da riflettere.