Le elezioni in Emilia-Romagna: un passo importante per l’alternativa

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L’esito delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna, svoltesi il 23 Novembre scorso, consegna all’analisi dei tanti soggetti interessati una situazione inedita, per complessità e problematicità, che pone non pochi interrogativi circa i suoi possibili sviluppi.

Il dato che più di altri è stato sottolineato è quello relativo all’astensione dell’elettorato dal voto.

Del resto, non può non fare riflettere il fatto che su 3.460.402 potenziali elettori il numero di votanti sia stato di sole 1.304.841 unità, ossia il 37,7% .

Si tratta di un dato macroscopico, soprattutto se comparato con quello registratosi alle elezioni regionali del 2010 ( 68%) o con quello delle recenti elezioni europee (69,9%).

Non vi è dubbio che la percentuale di astensionismo registratasi è riconducibile al distacco sempre più marcato dei cittadini dalla politica che si registra nel Paese, che le vicende che hanno coinvolto prima il Presidente uscente Errani e, successivamente, i diversi gruppi consiliari, hanno rappresentato per gli emiliano romagnoli una ulteriore spinta in tale direzione, ma ciò non basta a spiegarla.

Essa rappresenta anche la crescente protesta di quello che viene definito “il popolo della sinistra”nei confronti delle politiche del governo Renzi, il cui partito, il PD, perde oltre 382.000 voti rispetto alle elezioni regionali del 2010 ed oltre 677.000 voti in riferimento alle elezioni europee.

Relativamente all’articolazione del voto, nell’ambito del centrosinistra il 44,52%, con relativi 29 seggi, è ricondotto al PD, il 3,23% (2 seggi) a SEL, mentre Emilia-Romagna Civica, prevalentemente riconducibile a socialisti e verdi, con l’1,49% dei voti, e Centro Democratico/Democrazia Solidale, con lo 0,63% , non sono rappresentati in Consiglio Regionale.

Per quanto riguarda il centrodestra, che complessivamente registra il 29,7% dei voti, che equivalgono ad 11 seggi, si sottolinea il 19,42% della Lega Nord (8 seggi), che diventa il secondo partito in regione, l’8,36% di Forza Italia ( 2 seggi), il peggiore risultato conseguito dalla sua nascita, l’1,91% di Fratelli D’Italia/Alleanza Nazionale che equivale ad un seggio.

Il Movimento 5 Stelle, arretrando a terza forza in virtù del 13,26% dei voti ottenuti( 5 seggi), conferma la parabola discendente che lo caratterizza a livello nazionale, per molti a causa dei limiti della sua proposta, priva di una coerenza d’insieme, sicuramente per le modalità di gestione che lo contraddistinguono e che sempre più sono messe in discussione dai propri aderenti.

La formazione Nuovo Centro Destra/Unione di Centro/ Emilia-Romagna Popolare con il 2,63% dei voti non conquista nessun seggio.

Fallisce, con lo 0,98% dei consensi, il tentativo di Liberi Cittadini, formazione promossa da ex penta stellati, tra i quali Giovanni Favia, di vedersi rappresentati in Consiglio Regionale.

In tale contesto il 3,7% ottenuto dalla lista “L’Altra Emilia-Romagna” rappresenta un risultato importante.

Il PdCI, che a sostegno di tale proposta politica si è fortemente impegnato, come evidenzia anche il consenso ottenuto dai propri rappresentanti in lista, esprime la propria soddisfazione, resa ancora più marcata a fronte della elezione in Consiglio Regionale di Pier Giovanni Alleva, giuslavorista da sempre impegnato in difesa dei diritti dei lavoratori e firmatario del recente appello nazionale per la ricostruzione del Partito Comunista.

In una situazione difficile come l’attuale, a fronte di una campagna elettorale quanto mai segnata dalle vicende politiche nazionali, e che L’AER ha condotto scontando nei confronti degli altri soggetti coinvolti una grande disparità di mezzi, molti elettori ed elettrici ne hanno apprezzato il progetto.

Esso sottolinea l’esigenza di una forte discontinuità ed innovazione nel governo della Regione, il bisogno di politiche capaci di rilanciare, attualizzandolo, quello che un tempo è stato vissuto come un modello, ossia uno stretto rapporto tra qualità dello sviluppo, diritti, partecipazione, una scelta, questa, che non può prescindere da un rinnovato protagonismo del soggetto pubblico, dalla sua centralità.

Quello dell’AER è un preciso profilo programmatico, sulle cui basi si svilupperà, dentro e fuori l’Istituzione, l’azione di opposizione al centrosinistra, a guida PD, che con Bonaccini si predispone al governo della Regione.

Ciò pur con meno del 50% dei voti espressi dal 37,7% dei votanti, evidenziando non una “questione di illegittimità”, ma la presenza di una “questione democratica”, nel senso del venire progressivamente meno del modello di democrazia partecipata proprio della Costituzione, non a caso più d’uno ha parlato di perdita per la democrazia, più in generale l’affermarsi di un illusorio “chiamarsi fuori” che, come la storia insegna, è funzionale al potere.

Il forte astensionismo sottolineato si evidenzia anche come “spazio politico” al quale indirizzare l’azione dell’AER, che solo in minima parte è riuscita ad intercettarlo, con l’obbiettivo di vederla riconosciuta sempre più come una alternativa possibile ad un governo regionale che assai difficilmente opererà scelte diverse da quelle che discendono dalle politiche governative, sempre più aderenti ai diktat della cosiddetta Troika, all’imperante filosofia liberista, e che quindi dimostrerà tutti i propri limiti in rapporto ai bisogni della Regione, dei suoi abitanti.

Anche per queste ragioni ci rammarichiamo della diversa scelta di posizionamento di SEL, con la quale occorrerà comunque verificare se sussistono margini per una comune iniziativa su singole rilevanti questioni.

In sintesi ciò che ci consegna il voto regionale è una Regione sempre più “uguale alle altre”, e come le altre chiamata a misurarsi con un futuro quanto mai incerto.

A fronte di ciò l’impegno del PdCI è volto a far sì che senza pregiudizi, assumendo il merito come discriminante, L’AER dispieghi al meglio la propria azione, persegua gli obbiettivi che si è data, proponendosi come un possibile riferimento per un Paese, l’Italia, che abbisogna di politiche assai diverse da quelle portate avanti dal governo Renzi, di politiche di sinistra, delle quali, al di là dei proclami, non vi è traccia.

E’ evidente che il risultato elettorale conseguito dalla lista L’AER non potrà che avere ripercussioni rispetto al processo in atto di scomposizione/ricomposizione della stessa sinistra sul piano nazionale, alle sue articolazioni, e quindi relativamente al suo futuro.

E’ una questione complessa, questa, che va oltre lo specifico emiliano-romagnolo e come tale andrà affrontata, nelle sedi e con le modalità che saranno decise.

Per quanto riguarda il PdCI serve affermare rapidamente, sulla base di un preciso programma alternativo, un processo di unità tra le forze di sinistra, con forme e modalità tali da non imporre la rinuncia all’autonomia politica ed organizzativa delle sue componenti.

Le diverse esperienze presenti in diversi paesi indicano che ciò oltre che necessario è possibile.

PdCI Emilia-Romagna