Italia

di Jorge Cadima | da Avante”

berlusconi monti grillo bersaniTraduzione di Marx21.it

Proseguiamo il confronto sui risultati delle ultime elezioni politiche italiane, ospitando il commento apparso nel giornale del Partito Comunista Portoghese

Le elezioni in Italia sono state una sconfitta, seppur contraddittoria, dei piani dell’UE e del grande capitale finanziario internazionale. L’obiettivo elettorale era chiaro: proseguire le politiche di austerità, militarismo e federalismo del governo di Mario Monti, attraverso una coalizione con il cosiddetto “centro-sinistra” del Partito Democratico (PD). Le elezioni non gli hanno dato la maggioranza, né nel voto popolare, né in seggi al Senato.

La sconfitta di Monti non deve essere sottovalutata. Si tratta di un pesce grosso. Ex commissario europeo, ex presidente europeo della Trilateral, legato al gruppo Bilderberg e al gigante finanziario Goldman Sachs, Monti è arrivato alla guida del governo italiano, non per via elettorale, ma grazie a un golpe orchestrato nei centri di comando dell’UE, con un ruolo di rilievo del presidente della Repubblica, l’ex PCI Napolitano.

Non è una coincidenza che la sua nomina a primo ministro nel novembre 2011 sia avvenuta 12 giorni dopo che un altro italiano legato al grande capitale finanziario, Mario Draghi, aveva assunto la presidenza della Banca Centrale Europea (uno dei tre pilastri della troika). Draghi è stato vice-presidente di Goldman Sachs e direttore esecutivo della Banca Mondiale, oltre che direttore della Banca dei Regolamenti Internazionali (la “banca delle banche”) e il suo arrivo alla guida della BCE è coinciso con l’intensa speculazione finanziaria che ha spianato il terreno alla sostituzione dell’impresentabile Berlusconi con un “governo dei tecnici”. Divinizzato dalla comunicazione sociale del regime, Monti ha moltiplicato le politiche di attacco contro i lavoratori e il popolo condotte dai precedenti governi di “centro-sinistra” e di Berlusconi. Incoraggiato dai sondaggi, ha anticipato le elezioni ed è entrato nella campagna con un nuovo partito. Ha ricevuto l’appoggio più o meno esplicito dell’UE, di Merkel, di Obama, del Vaticano. La sua sconfitta elettorale (si è fermato al 10% dei voti) è, quindi, rilevante.

Il lato negativo delle elezioni è rappresentato dal fatto che l’enorme malcontento sociale degli italiani si traduce in un aumento delle astensioni (+5%) o è capitalizzato da forze dai contorni ambigui e oscuri (il Movimento 5 Stelle di Grillo) e da Berlusconi. Entrambi hanno demagogicamente proclamato l’opposizione all’austerità e hanno preso le distanze dall’UE e dall’euro. La sinistra, i partiti dei comunisti italiani (PdCI e PRC), collegati ai Verdi e al partito del giudice Di Pietro, hanno ottenuto cattivi risultati rimanendo, nuovamente, fuori dal parlamento. Schiacciati dal silenzio mediatico, dalle pressioni del “voto utile” e dalla legge elettorale, hanno anche sofferto una scelta elettorale personalistica, che ha cancellato nomi e simboli di partito, come pure la loro partecipazione a governi di “centro-sinistra” le cui politiche erano, fondamentalmente, dettate dal grande capitale e dall’UE.

Lo stato maggiore dell’UE ha reagito come al solito: ignorando i risultati elettorali. Durão Barroso ha già detto che la sconfitta di Monti “non significa che la sua politica, e quella dell’UE, siano sbagliate” e fa appello a “non cedere al populismo”. Napolitano ha già annunciato che “il governo Monti rappresenterà l’Italia al Consiglio Europeo di metà marzo, assumendo tutte le responsabilità necessarie alla continuità della sua politica”. Il futuro è incerto. Ma importa registrare il ruolo centrale, nei golpe del grande capitale, di Napolitano e dei dirigenti del PD, che si sono distinti nella mutazione e liquidazione del maggiore partito comunista dell’Europa occidentale. L’ “eurocomunismo” è degenerato nell’ “euro-troikismo”, in una tragedia per i lavoratori e i popoli. Ma prima o poi, i lavoratori dell’Italia sapranno ricostruire il loro grande partito rivoluzionario di classe.