La Brigata ebraica e il 25 aprile. Ma di cosa si sta parlando?

da contropiano.org

La Brigata sionista non ha nulla a che fare con il contributo che cittadini italiani ebrei hanno dato alla Resistenza, aderendo sopratutto alle formazioni partigiane Giustizia e Libertà e Garibaldi. Questo contributo ci fu, e fu molto significativo, sia in termini numerici, oltre 1.000 ebrei ebbero il certificato di partigiano combattente, cento i caduti (numeri elevati se si pensa che erano solo 43.000 i cittadini di razza ebraica censiti nel ‘43 dal regime fascista) sia per il ruolo di primo piano che essi ebbero a livello del CLN. Si pensi a figure come Leo Valiani, Emilio Sereni, Umberto Terracini. Si pensi ai sette ebrei italiani decorati di medaglia d’oro al valor militare, Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani e Ildebrando Vivanti [3]; si pensi a Leone Ginzburg.

La Brigata sionista ha tutt’altra genesi e la sua narrazione emerge solo di recente, dal 2004 in poi, quando rappresentanti della Brigata con le loro bandiere iniziano a partecipare alle manifestazioni del 25 aprile in Italia e vengono promosse tutta una serie di iniziative volte a celebrare il loro ruolo. L’obiettivo sembra essere quello di sostituire la narrazione reale, che ci riguarda direttamente molto meno gradita, evidentemente, perché collocata politicamente e non più in linea con le posizioni odierne delle comunità ebraiche italiane.

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