Chi è Martone, nuovo vice-ministro del Lavoro

da www.clashcityworkers.org

 

art 18

Contro art.18, FIOM e opposizione sociale. A favore dell’art.8, del sindacalismo “giallo” e della flex-security

La squadra di governo è praticamente pronta. Dopo i ministri sono arrivati anche vice-ministri e sottosegretari. E come per i primi, anche per i secondi non sarebbe male andare a capire chi sono, che hanno fatto, come la pensano e cosa cercheranno di fare.

Noi cominciamo da Michel Martone, nuovo vice-ministro al Welfare. Non lo facciamo per caso, ma perché convinti che sul tentativo di rimodulare le relazioni industriali nel nostro paese si giochi una fetta importante della lotta in corso tra capitale e lavoro.

 

37 anni (il più giovane tra gli uomini scelti da Monti), giuslavorista, Martone è ordinario di Diritto del Lavoro all’Università di Teramo, docente stabile presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e professore incaricato, sempre di Diritto del Lavoro, alla LUISS, l’università di Confindustria.

Articolo 8, articolo 18 e “dualismo” del mercato del lavoro

Ex collaboratore del Ministro Sacconi, è tra i grandi fan dell’articolo 8 della legge 148 del 14 settembre 2011 (quello che contempla la possibilità di derogare sull’applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede la reintegrazione del dipendente licenziato illegittimamente; vedi Michel Martone, “Perché sono favorevole all’art. 8”, e “Il tabù che resiste alla tempesta”). Un parere non di poco conto, soprattutto se pensiamo che sarà proprio lui a doversi occupare della riforma del mercato del lavoro. Il Ministro del Welfare, Elsa Fornero, concentrerà infatti l’attenzione più sul pacchetto previdenza.

“Un diritto troppo generoso con gli insider e troppo avaro con gli outsider”, è tra le frasi preferite del neo vice-ministro. Se la prende con quello che definisce “egoismo generazionale”, causa del terzo debito pubblico del mondo: perché Martone è convinto che le vecchie generazioni hanno preteso e avuto troppo. Troppe le rigidità e le tutele per chi un lavoro ce l’ha.

Dobbiamo allora aspettarci che lavorerà alacremente (e non c’è alcun sarcasmo) per ridurre il gap tra “insider” (o “garantiti”) e “outsider” (o “precari”). Innanzitutto promuovendo la ratio che è alla base dell’art. 8 della legge 148/14 sett. 2011: primato del contratto aziendale e “flessibilità in uscita”, ovvero licenziamenti molto più facili di quanto accada oggi. Perché “il” problema della precarietà per Martone sta proprio in questo: “lo chiamano il labirinto della precarietà e non c’è via di scampo: deve essere affrontato da tutti quelli che cercano lavoro perché gli imprenditori hanno paura dell’art. 18.”. È l’art. 18 al centro del ciclone, è lui il tabù, l’ostacolo da rimuovere ad ogni costo. Il simbolo dell’ingessatura, della rigidità del mercato del lavoro in Italia. Il motivo principe per cui il paese non attrae investimenti e per cui gli imprenditori non assumono, ma – poverini! – sono “costretti” a far ricorso alla pletora di contratti “precari” nati negli ultimi 15 anni.

 

Flex-security

Per andare oltre e comprendere nel suo complesso il progetto che Martone si impegnerà a promuovere, riprendiamo le parole di uno degli indubbi protagonisti dell’attuale fase politica, il giuslavorista e senatore del PD Pietro Ichino:
“Da tutti gli scritti di Michel Martone […] si trae una sua marcata sintonia con un disegno di riforma organica che ha molti rilevantissimi punti in comune con quello a cui ho lavorato io negli ultimi quindici anni, e a cui si ispira il disegno di legge che ho presentato due anni fa […]. Capace di applicarsi davvero a tutti i nuovi rapporti di lavoro. Tutti a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali secondo i migliori standard internazionali, ma nessuno inamovibile. A tutti coloro che perdono il posto, una robusta garanzia di continuità del reddito e di assistenza nel percorso per la nuova occupazione.”

L’obiettivo è l’applicazione di quel modello che va sotto il nome di “flex-security”, di cui si è tornato a parlare con insistenza nelle ultime settimane.

 

Il ruolo dei sindacati

Il progetto Martone sarà molto simile a quello di Ichino. Tra i due c’è piena sintonia. Il neo vice-ministro qualche anno fa aveva scritto un’entusiastica recensione (intitolata “A cosa serve il sindacato”) ad un saggio del senatore del PD. Martone vi trovava “parole d’ordine e progetti di riforma che […] contrappongono a concezioni, ancora dogmatiche, del sindacato come strumento di lotta di classe, una visione pragmatica e realista, per adeguare l’azione sindacale alle nuove esigenze poste dalla globalizzazione delle economie.” Non c’è che dire: convergenza totale.

 

 

Anche sul ruolo dei sindacati. Non a caso molti degli articoli di Martone contengono dure polemiche contro la FIOM, rea a suo dire di essere ancorata al passato, alla visione di un “sindacato conflittuale”, e di voler far prevalere a tutti i costi la sua volontà, anche contro il “modello Pomigliano, che il vice-ministro definisce come uno “scambio virtuoso, dotato di una forte legittimazione tra sindacati e lavoratori, che individua più avanzati punti di incontro tra le ragioni della produttività e quelle della tutela dei lavoratori per rilanciare la produzione nella competizione globale. Un accordo che non merita di essere sacrificato sull’altare dei diritti e delle prerogative sindacali della Fiom.” Ma stiamo tranquilli: a differenza di Sacconi & Co., Fornero&Martone hanno già affermato di voler riformare sì il sistema, ma “con il consenso delle parti”. Basta che tutti si adeguino alla linea della CGIL firmataria dell’accordo del 28 giugno!

Per chiudere non possiamo non citare i modelli che illuminano la strada di Michel Martone. Non poteva non comparire anche Steve Jobs, padrone della Apple e vero e proprio guru del capitalismo, recentemente scomparso. Sul sito personale, Martone fa infatti suo il motto di Jobs “Stay hungry. Stay foolish!” (“Siate affamati. Siate folli!”).

E allora a noi non resta che riprendere quello di Steve Workers, “Stay foolish: fight capitalism. Stay hungry: eat the rich!” (“Siate folli: combattete il capitalismo. Siate affamati: mangiatevi il ricco!”).