I sindacati di base sul nuovo accordo Confindustria-sindacati confederali

confederali confindustriaLA POSIZIONE DI USB, CUB E SGB

Gli accordi tra le parti sono intoccabili?

Unione Sindacale di Base (USB) | usb.it

12/03/2018

L’ennesimo accordo tra Confindustria e cgilcisluil sulla struttura della contrattazione pone un quesito che da tempo aleggia: è ancora intoccabile il dogma secondo cui gli accordi raggiunti “tra le parti” valgono di fatto alla stessa stregua di una legge?

Riteniamo sia il caso ormai aprire una discussione franca su questa modalità di governo delle relazioni industriali, soprattutto alla luce di cosa sono diventate le parti sociali, e per quel che riguarda noi, principalmente cosa sono diventate cgilcisluil.

Da molti decenni ormai è iniziata una trasformazione profonda dell’essere e dell’agire delle confederazioni “storiche” italiane. Una trasformazione che si è snodata nei decenni con passaggi che sarebbe bene ricostruire appieno ma che ora siamo costretti a dare per conosciuti. Le tappe di avvicinamento al sindacato dell’oggi hanno prodotto nel tempo una modificazione genetica del sindacato riformista italiano fino a ridurlo in un soggetto dedito più alla propria conservazione che alla crescita degli strumenti di tutela e di emancipazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Gli innumerevoli accordi tra le parti, per non andare troppo indietro nel tempo ne datiamo l’avvio agli anni 92/93, hanno sempre avuto una caratteristica precisa, quella di dichiarare esaurito ed inutile il conflitto di classe tra capitale e lavoro e quindi di qui la scelta di operare in accompagnamento alle scelte del capitale e dei padroni con la sola accortezza di provare a ridurne il danno ed ottenerne benefici per la propria funzione e sopravvivenza.

Il continuo bisogno dei padroni di garantirsi sempre più mano libera nello sfruttamento ha trovato al suo fianco un apparato legislativo di sostegno solo grazie al via libera sindacale che è avvenuto a volte in modo esplicito, in altre attraverso il silenzio delle lotte come in particolare sulla Fornero e sul Jobs act.

I numeri di iscritti che queste organizzazioni vantano, sicuramente importanti, non bastano a risollevare la loro immagine tra il corpo vivo dei lavoratori. Contratti largamente insufficienti sul piano salariale e devastanti su quello normativo, incapacità di contrastare le delocalizzazioni e la fuga delle imprese, silenzio sulla precarizzazione del lavoro e sull’attacco al sistema previdenziale, condivisione della criminalizzazione delle lotte e dello sciopero, partecipazione alla spartizione delle spoglie del welfare universale mai davvero difeso, per citare solo i punti più eclatanti, hanno prodotto una diffusa ripulsa che si sente nell’aria ma che ancora non si palesa come invece accaduto sul piano politico.

Ma in questa condizione è possibile continuare a subire gli “accordi tra le parti”? Possibile che il parlamento rinunci al suo ruolo di legislatore quando si tratta di “normare” le condizioni di lavoro e contrattuali di milioni di lavoratori e lavoratrici? Se come è noto a tutti, soprattutto alle forze politiche che hanno vinto le elezioni, queste organizzazioni non svolgono più la funzione per cui sono nate, è giusto continuare a consentirgli una autonoma determinazione su questioni che riguardano il presente e il futuro di milioni di persone?

E soprattutto è giusto consentirgli di definire contesti di autoconservazione che, negando il pluralismo sindacale, impediscono a chiunque altro di crescere ed affermarsi come reale alternativa come invece è accaduto, su un altro piano, nell’ambito politico?

La campagna elettorale ha elegantemente glissato sulla questione della rappresentanza dei lavoratori e sul sindacato in generale, sarebbe ora invece di aprire una riflessione rapida e decisiva su questa questione con tutti i soggetti interessati e non solo con quelli che si sono costruiti nel tempo una rendita di posizione ormai palesemente immeritata e ingiusta.

Unione Sindacale di Base



Firmato l’accordo sulla rappresentanza – CUB: cercano di sopravvivere sulle spalle dei lavoratori

Confederazione Unitaria di Base (CUB) | cub.it

In questa visione il salario ci sarà solo se aumenterà la produttività, mancando gli investimenti, vuol dire che aumenterà solo lo sfruttamento. Governi e padroni, di concerto con cgil-cisl-uil da anni sostengono che i bassi salari dipendono dalla scarsa produttività del lavoro; per aumentare i primi occorrerebbe aumentare la seconda e un modo per farlo sarebbe passare dalla contrattazione nazionale a quella locale, aumentando solo i salari dei lavoratori che aumentano la loro produttività.

Su queste hanno sviluppato la contrattazione.

Il risultato è stato di escludere i salari dei lavoratori dalla partecipazione agli aumenti della produttività, mentre la quota dei profitti sul Pil è aumentata di oltre 10 punti e il reddito delle famiglie di lavoratori autonomi o imprenditori è aumentato di oltre il 13%.

Cgil-cisl-uil e confindustria hanno firmato nottetempo l’accordo sul nuovo modello di contratto con l’obiettivo di riportare nelle loro mani il ruolo di principale agente contrattuale, in una situazione in cui perdono rappresentatività mentre aumentano i contratti nazionali peggiorativi (868).

Per raggiungere questo obiettivo debbono tornare a rendere esigibili i contratti da loro firmati, per cui occorre una legge di sostegno sulla misurazione della rappresentatività sia delle organizzazioni sindacali che quelle datoriali, che renda i contratti validi erga omnes. Per questo motivo nell’accordo viene lanciato un appello alla politica perché intervenga prontamente in questo senso, recependo in una legge le intese firmate.

Il nuovo modello contrattuale conferma i due livelli, il contratto nazionale di categoria e quello decentrato (aziendale o territoriale) spostando il peso principale verso quello aziendale.

Si lasciano infatti libere le categorie di scegliere l’albero cui impiccarsi: possono decidere le voci retributive nei due livelli, basta che si muovano all’interno di due parametri nuovi, entrambi individuati nel contratto nazionale:

Il Tem, «Trattamento economico minimo» e il Tec, «Trattamento economico complessivo», comprese le «eventuali forme di welfare».

I minimi, come definiti dalle categorie, si adegueranno all’indice di inflazione Ipca al netto dei prezzi importati dei carburanti dando per condivisa l’attuale distribuzione della ricchezza prodotta tra salari e profitti; ciascun contratto sceglierà il meccanismo, cioè aumenti in base alle previsioni (come fanno per esempio i chimici, salvo conguaglio) o a consuntivo (i metalmeccanici).

In questa visione il salario ci sarà solo se aumenta la produttività che, mancando gli investimenti, vuol dire che aumenta lo sfruttamento. Ma non è detto che ciò si tramuti in salario diretto, essendo chiara la tendenza di indirizzarlo verso welfare az e nazionale per demolire sanità e previdenza pubblica.

Apripista di tale tendenza è il CCNL meccanici che ha erogato 1,7€ di aumento e poi sanità aziendale.

Milano 1 marzo 2018

Confederazione Unitaria di Base


Non c’è schiavo più indifeso di chi non vede le catene con cui lo stanno legando!!!

Sindacato Generale di Base (SGB) | sindacatosgb.it

SOTTOSCRITTO UN NUOVO ACCORDO tra Confindustria e confederali per “riformare” i contratti 

Confindustria e CGIL – CISL – UIL, nella giornata del 9 marzo, hanno sottoscritto definitivamente e condiviso un nuovo accordo nazionale.

Da ora in poi sarà di riferimento per la contrattazione collettiva e le relazioni industriali.

Nelle loro intenzioni, dovrebbe essere seguito da un passaggio “politico” per trasformarlo in legge recependo anche l’accordo della complicità sindacale del 10 gennaio 2004, firmato da tutte le categorie datoriali, da cgil,cisl, uil, usb e cobas.

E’ evidente che se questo loro desiderio fosse esaudito le regole infami di questo accordo, varrebbero per tutto il mondo del lavoro, privato e pubblico.

Le Aziende e CGIL – CISL – UIL puntano a far si che lo Stato conceda loro ulteriori benefici, come gli sgravi contributivi, alle aziende che applicano solo gli accordi di questo tipo e a CGIL – CISL – UIL l’esclusiva della rappresentanza .

L’accordo prevede che contratti nazionali futuri stabiliscano un trattamento economico minimo (minimi tabellari) e le voci (scatti di anzianità, Edr, elemento perequativo, welfare sanitario e previdenziale) comuni a tutti i lavoratori presenti nei vari contratti.

I Ccnl oltre ad indicare i minimi tabellari ricomprenderanno voci quali il welfare che sostituirà la paga (leggi salario – stipendio) che nel prossimo futuro sarà sempre più la parte preponderante del trattamento economico complessivo ed individuerà eventuali variazioni in base agli scostamenti registrati dall’Ipca (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) calcolato dall’ISTAT che, guarda caso, è depurato dei prezzi dei servizi energetici.

Quindi la contrattazione aziendale riconoscerà (dove sarà possibile contrattare) essenzialmente trattamenti economici legati a obiettivi che incrementino la produttività…. come, appunto, le forme di welfare contrattuale e integrativo che, dicono, “produrrà un aumento del benessere e favorirà la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” QUALE FIABA RACCONTANO??

Affermano quindi che:

“Se si vuole tenere in vita i contratti collettivi nazionali di riferimento, occorre riconoscere validità e titolarità esclusivamente a quelli stipulati da CGIL – CISL – UIL maggiormente rappresentative” Cioè loro, per “Contrastare il dumping contrattuale, perché – dicono – due terzi dei contratti depositati al CNEL sono contratti pirata, sottoscritti da organizzazioni prive di rappresentanza, con condizioni economiche e normative considerate peggiorative rispetto ai contratti di settore”.

A sostegno di queste tesi la Femca-Cisl in una sua indagine ha evidenziato come, sopratutto al Sud, nel settore moda si applichino contratti “fantasma” con livelli retributivi da 4,50 € l’ora – pari alla metà di quanto previsto nei contratti di settore …. Cosa CERTAMENTE ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE ma … c’è un ma, ad esempio al Nord (Torino) un giudice del lavoro ha cancellato il trattamento economico previsto dal contratto “Servizi Fiduciari SEFI” applicato ad un addetto alla vigilanza … che nel corso di vari anni si è visto cambiare il contratto con quello della “Prodest Servizi Fiduciari di Milano” …. quindi la nuova retribuzione è passata dai circa 1.243 € lordi al mese a 715 € lordi al mese, vale a dire 4,40 € lordi all’ora.

Il lavoratore rivoltosi ad un avvocato noto per le tante cause (spesso su mandato della CGIL) ha scoperto che quel contratto capestro è stato sottoscritto da OO.SS. Confederali.

CON QUESTO ACCORDO PADRONI E CONFEDERALI FANNO UN GRANDE PASSO AVANTI VERSO LA TOTALE SUDDITANZA DEI LAVORATORI ALLE ESIGENZE IMPRENDITORIALI, SPOSTERA’ SALARIO DALLE TASCHE DEI LAVORATORI AI FONDI PENSIONE E SANITARI GESTITI DA AZIENDE E SINDACATI….. Quello che è successo con il nuovo CCNL dei metalmeccanici (firmato da Landini FIOM, Bentivogli FIM e Palombella UILM) che ha prodotto un aumento lordo di 1,90 € al mese per il 2018 mentre storna soldi e risorse al welfare pensionistico (COMETA) e sanitario (METASALUTE) gestito, appunto, da Padroni e CGIL – CISL – UIL!!!!

ROMPIAMO LE CATENE FACCIAMOLI SMETTERE!!!

LA CONFINDUSTRIA HA IL MANDATO DEI PADRONI 

I CONFEDERALI CHE MANDATO HANNO E RILASCIATO DA CHI??? 

Milano, 10 marzo 2018

Sindacato Generale di Base Sede Nazionale- Lombardia – Viale MARCHE 93   20159 Milano