La settimana dei commessi dura 8 giorni

settimana lavoro commessidi Francesco Iacovone

da francescoiacovone.com

“Settimane da otto giorni”, fine settimana e feste aboliti, niente progetti sul futuro. Ecco la denuncia dei lavoratori del commercio. Dei commessi.

«Ormai inventeranno la settimana da 8 giorni e aggiungeranno qualche giorno ai 365 dell’anno per poter tenere aperto il negozio», sorride Luisa, laureata in economia alla Sapienza di Roma. «I giorni rossi sul calendario sono diventati tutti neri. Non abbiamo domeniche libere, non abbiamo più niente. Loro ci danno gli orari e noi siamo costretti a subirli. E se protestiamo diventano guai», racconta.

Epifania, 25 aprile, Primo maggio, 2 giugno, ferragosto, Ognissanti, Immacolata e tutte le domeniche del calendario: in Italia ormai non si chiude più. Dall’attuazione del decreto “Salva-Italia” del governo Monti, nel 2012, nel nostro Paese chi lavora nel commercio non riposa più.

E non ce lo chiede l’Europa affatto. Perché nel resto d’Europa una regolamentazione esiste. In Germania si resta aperti massimo dieci domeniche a orario ridotto. In Francia sono solo cinque le domeniche di apertura. In Spagna e Austria le aperture sono previste esclusivamente per le zone turistiche e in Inghilterra sono normate in base alla dimensione degli esercizi commerciali.

Da noi invece non ci sono limiti: in teoria possono tenere aperti questi “carrozzoni commerciali” 365 giorni all’anno, sette giorni su sette, 24 ore su 24. Questo causa enormi problemi ai piccoli esercizi commerciali, che non tengono la concorrenza delle multinazionali, e ai lavoratori, che in molti casi si ritrovano a vivere una settimana infinita fatta di lavoro e di impossibilità di conciliare i tempi di vita. Il tutto al costo di un salario spesso sotto la soglia di povertà. E quando gli altri nel week end o nei giorni di festa partono o si rilassano, magari con la famiglia, commessi e commesse stanno al chiodo. E se hanno dei figli non li vedono mai. Durante la settimana loro sono a scuola e tu hai il tuo unico giorno di riposo e nel week end loro sono a casa e tu al lavoro.

E vaffanculo alle relazioni sociali, a una maternità serena, alla vita in famiglia, ai rapporti con gli amici, ad una giornata per musei o alla prossima visita medica. Il tempo non lo gestisci più, è gestito dal profitto delle multinazionali e delle esigenze del popolo dello shopping. Si vive alla giornata, con gli orari che cambiano con una telefonata all’ultimo momento e l’impossibilità di progettare, anche ciò che si farà domani. Turni decisi dai capi e comunicati di settimana in settimana, parttime che guadagnano pochissimo e fanno una vita lavorativa praticamente full time, negozi con il personale all’osso e lavoratori che vanno a lavorare anche se malati, pena la decurtazione salariale.

Insomma, una vita infernale, senza diritto di scelta, di critica e del riposo festivo. Un far west dove anche le maggiorazioni in busta paga sono random, tra chi applica le maggiorazioni retributive dei festivi al 30%, chi percentuali più basse, chi solo agli straordinari e chi non le applica per niente. Per cui per molti lavorare domenica equivale spesso a lavorare un giorno qualunque della settimana.

Benvenuti nell’era del Jobs Act, forse sarebbe ora di rimboccarci le maniche e ricominciare ad affermare i nostri diritti, cominciando da quello al riposo e al giusto salario.