E’ possibile aprire una fase nuova per una sinistra coerente e non trasformista?

bandierarossaRiceviamo e pubblichiamo

di Aginform

Questa è la domanda che molti (?) di noi si pongono davanti agli sviluppi della situazione in Italia.

Partiamo dalla constatazione non ottimista che nel giro di qualche mese abbiamo avuto il golpe di Draghi e le dimissioni di Zingaretti, che non vanno assolutamente sottovalutate perchè dimostrano che il nemico non fa prigionieri ed ha killer come Renzi a disposizione. Il progetto è quello di radere al suolo ogni ipotesi di fronte di sinistra, seppure molto istituzionale, e proporre brutalmente un governo che per un lungo periodo abbia come base un’Italia euro-atlantista. Ovviamente dobbiamo aggiungere che la responsabilità di quello che è accaduto è anche di chi si è prestato al gioco mattarelliano della ‘unità nazionale’. Beppe Grillo in primis.


In questo contesto molto preoccupante dobbiamo evitare di combattere il tumore con l’aspirina. Questo lo diciamo a tutti quei compagni che sinceramente condividono le nostre stesse preoccupazioni. L’invito è dunque a una riflessione collettiva e autentica sull’argomento, evitando che in epoca di stordimento qualche cattivo maestro continui nei riti e nei proclami che servono solo a dimostrare l’isolamento autistico in cui siamo calati. Trovare una soluzione non è facile e bisogna domandarsi anche se sia oggi possibile. Il dubbio rimane, ma anche la volontà di capire.

Per questo abbozziamo alcune brevi considerazioni.

1) Seppure la situazione è difficile e stiamo assistendo ad una sorta di Caporetto di Conte e della sua maggioranza, i processi politici non sono tutti a senso unico. L’avanzata del nemico produce contraddizioni politiche e anche se ancora non si è delineata una possibile linea del Piave ci sono segnali non negativi come si vede coi 5 Stelle, con sinistra italiana, col Fatto quotidiano e con le stesse modalità delle dimissioni di Zingaretti.

2) Pensare di combattere la guerra in corso con la cerbottana ci porta al ridicolo ed è privo di credibilità. Finchè non si darà vita ad un movimento politico che, passando attraverso le contraddizioni, accetti la sfida e indichi con onestà di intenti e determinatezza una vera prospettiva politica che non sia un libro dei sogni o la saga delle velleità, non usciremo dal tunnel e non si riuscirà a dare un contributo per modificare il corso delle cose. Ciò significa che un nuovo soggetto politico deve entrare in dialettica con tutto quello che si muove e assumersi la responsabilità di unire il fronte delle lotte e della battaglia politica. Con intelligenza, con una tattica attenta, con analisi credibili delle contraddizioni e delle proposte, trasformando le tante chiacchiere in capacità operativa.

3) Si tratta anche di decidere che forma e che caratteristiche dovrebbe assumere un movimento politico nuovo, popolare e di sinistra. Esso dovrebbe raccogliere l’esperienza migliore di quanti, in questi decenni, hanno espresso una esigenza di alternativa politica e sociale e, riproponendola al di fuori dal movimentismo e dell’ideologismo, e dovrebbe saperla coniugare con le esigenze oggettive di milioni di persone.

La prima cosa da fare, in questa direzione, è individuare il nemico politico con cui un nuovo movimento deve fare i conti, creando le condizioni della massima condivisione della battaglia che si vuole intraprendere.

Il nemico non è però rappresentato da un’astrazione teorica, ma da una forza concreta che rappresenta il vero ostacolo alla modifica delle condizioni che le forze popolari e democratiche ritengono necessarie e praticabili. L’alternativa oggi non è perciò tra riforme e rivoluzione, ma trova la sua materializzazione nelle tre questioni che sono il nodo da sciogliere per andare in una direzione o in un’altra: la collocazione dell’Italia nelle relazioni internazionali, l’indirizzo di politica economica e sociale, la tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.

Draghi è arrivato nel momento in cui bisognava decidere su questa alternativa e non ha trovato che una debole resistenza. Ora bisogna riflettere se ci sono le condizioni per reagire e come.

La domanda finale è questa: quanti compagni e quante compagne ritengono necessario opporsi al nuovo potere mafioso dei ras regionali? Quanti ritengono che lo scandalo dei vaccini non solo è il contrario del carattere pubblico della sanità, ma anche un crimine verso la popolazione? Quanti ritengono che il discorso confindustriale sul sussidistan è la premessa di un nuovo massacro sociale? Si potrebbe continuare. Ma la questione preliminare rimane quella di guardarsi allo specchio e capire che cosa vogliamo fare.