Trenta giorni

di Manuela Palermi | su www.pdci.it

 

berlusconi camera_preoccupatoR400_4ott10Mentre guardava il tabellone aveva gli occhi vitrei e la faccia livida.

308, ha mormorato frastornato, e senza voler credere a se stesso ha chiesto conferma a Maroni che gli sedeva accanto. Poi s’è fatto portare i tabulati per controllare uno ad uno i nomi dei ”traditori”. Alle elezioni si andrà con questa legge elettorale e quelli lì, i traditori, o li candida qualcun altro o lui li terrà fuori dal parlamento come scorie infette.

Berlusconi è un combattente, non va mai sottovalutato. E infatti il frastornamento dura solo pochi minuti. Quando si reca al Quirinale ha già le idee chiare. Il colloquio con Napolitano dura 45 minuti. Non presenta le dimissioni, dice che le darà subito dopo aver fatto approvare dal parlamento le misure economiche che la Ue aspetta. Il cerino resta in mano a lui almeno per un altro mese. Gli altri si scateneranno a leggere “retroscena” più o meno veritieri, ad interpretare battute e comunicati, a spiare le mosse di quello e quell’altro. Nel frattempo, per almeno altri 30 giorni, lui è ancora presidente del Consiglio. E si sa cosa Berlusconi riesce a fare in 30 giorni. Quando ci fu una precedente crisi, Napolitano gli accordò proprio 30 giorni prima di porre la fiducia, e lui riuscì a riavere una maggioranza comprando parlamentari senza farsi alcuno scrupolo. Per alcuni versi manifestando il suo “potere commerciale”, la sua abilità nel dare un prezzo ad ogni cosa.

Non credo che si ripresenterà la stessa storia perché sono refrattaria ai retroscena da soap opera. Verranno approvate le misure e Berlusconi darà le dimissioni. E poi si imbarcherà nella campagna elettorale più forsennata della sua vita. Dice che non sarà candidato, ma l’uomo non ha scrupoli a dire bugie ed a cambiare repentinamente idea. Ha inoltre in mano un argomento micidiale: l’opposizione parlamentare lo ha attaccato perché non realizzava le misure chieste da Bce e Fmi, misure antipopolari, una vera e propria macelleria sociale. Sarà dura per l’opposizione, soprattutto per il Terzo Polo, spiegare perché. Se la caveranno un po’ meglio, ma solo un po’, Pd e Idv, perché lì dentro qualcuno ha resistito ed ha fatto sentire la voce. Non troppo, però, com’è nello stile della politica di Palazzo.

Come non credo che le tentazioni e i tentativi di Napolitano per un governo tecnico o istituzionale che dir si voglia, abbiano una qualche probabilità di realizzarsi. Mettere assieme Pdl, Lega, Pd e Terzo Polo sarebbe dura anche per un prestigiatore. E per quanto Napolitano sia abile, è difficile anche per lui far diventare pane i pesci.

E poi ci siamo noi, i comunisti, la sinistra vera, quelli che Veltroni ha voluto fuori dal Parlamento e che in Parlamento vogliono tornare per ridare voce, in quel Palazzo ormai muto di politica, le masse popolari, quelli che considerano un governo tecnico per quel che è: un abuso democratico, un assemblaggio di padroni del vapore, una corte alle dipendenze dei poteri forti e dei mercati speculativi, un puntello ad un sistema capitalistico che s’è fatto marcio, non più in grado di governare ma semplicemente di ricattare le società. Noi rappresentiamo gli uomini e le donne che vogliono abitare la terra in pace e giustizia. Ci inventeremo di tutto, faremo di tutto perché il governo tecnico – o meglio: il governo del capitale – sia sconfitto, così come ogni giorno vengono sconfitte le politiche capitalistiche, in ogni angolo della terra. Una sconfitta così profonda e irrimediabile, quella del capitalismo, da costringerlo a fare della guerra l’unica politica gestibile con successo, grazie ai miliardi e miliardi investiti in armi e strumenti di morte da usare contro qualsiasi ostacolo.