Intervista a Marco Rizzo

rizzo pc bandierea cura di Alessandro Pascale

[Milano, 14 settembre 2019. Intervista svolta da Alessandro Pascale a Marco Rizzo, Segretario nazionale del Partito Comunista, a margine dell’iniziativa sull’effetto di sdoppiamento svolta al Centro culturale Concetto Marchesi]

Come procedono i colloqui con le altre organizzazioni comuniste, in particolare facendo riferimento all’incontro avuto con Potere al Popolo. Avete raggiunto accordi?

Il Partito comunista è il partito del Lavoro, della classe operaia e dei lavoratori: dipendenti, pubblici, privati, indipendenti, “autonomo”. Questo è il Partito comunista.

Sulla base di questa idea stiamo costruendo il partito. In Italia ci sono numerosi altri gruppi e partiti che si richiamano a questo nome, e noi crediamo che la migliore forma di relazione con essi non riguardi tanto “le virgole” (che pure per noi sono importanti: intendo il giudizio sul movimento comunista internazionale, sul PCI, sull’eurocomunismo…) quanto piuttosto che il mantenimento delle relazioni debba partire dall’esistente e dalle lotti possibili. C’è un fatto che irrompe in maniera preponderante: la formazione del governo Conte bis; questo è il combinato disposto di un trasformismo eccezionale dei due partiti che lo hanno composto, PD e M5S, che pure si sono insultati fino al giorno prima. Il partito del M5S nell’azione di governo ha fatto esattamente il contrario di quel che aveva promesso: dagli F-35 al TAV, dalle concessioni delle autostrade a Toto (l’hanno fatta loro) all’ILVA, per dirne alcune… Il PD è il partito che ha votato il Jobs Act, l’abolizione dell’articolo 18, la legge Fornero… Entrambi stanno mettendo in atto un’operazione trasformistica bestiale.

C’è una novità: l’appoggio internazionale esplicito – che una volta non c’era, fermandosi all’appoggio internazionale implicito – dei poteri forti del mondo, della globalizzazione: il presidente Trump, Bill Gates, Moscovici, Junker, il FMI, la BCE (queste ultime due sigle incarnate dalla stessa persona, la Lagarde, presidente uscente del primo e ora alla guida del secondo). La differenza è che rispetto al passato lo facevano ma non lo dicevano; adesso invece lo esplicitano anche.

Questo è un governo ostile ai lavoratori e ai loro interessi. È significativo il fatto che riceva il plauso non solo della sinistra impossibile (cioè il PD) ma che addirittura riesca ad arrivare ai “rivoluzionari” no-euro come Fassina, a Fratoianni, a Rifondazione Comunista – che ha una posizione flebile, di fatto di appoggio (vd le dichiarazioni di Acerbo) – al Manifesto che scrive “Fate la cosa giusta” mettendo in prima pagina la foto di Di Maio e Zingaretti…

La cartina di tornasole per una minima unità di opposizione di classe passa dal giudizio e dalla volontà di esplicitare in maniera netta l’alternatività a questo governo, sulla base di un programma che deve avere al suo interno la fuoriuscita dall’Unione Europea, dall’euro e dalla NATO. Se non si passa da questo programma minimo uno non può dirsi comunista.

La nostra azione passa attraverso questa valutazione e questi rapporti che abbiamo cercato di instaurare con PaP e con altri [vd incontro con il PCI del 17 settembre, ndr]. Abbiamo lanciato nel momento giusto la manifestazione del 5 ottobre perché riteniamo che da questa parte ci debba essere un’opposizione. Non possiamo consegnare a Salvini la rappresentanza dei ceti popolari e delle periferie contro questo governo. Salvini è il piano B del Capitale. Adesso usano PD e M5S, poi chissà… Noi vogliamo che non sia per nulla scontato che l’opposizione a questo governo arrivi solo da destra. Queste sono le cose che abbiamo detto anche a Viola Carofalo.

Sulle tre parole d’ordine “fuori dall’UE, dall’euro e dalla NATO” come hanno risposto da PaP?

Con PaP abbiamo avuto un incontro in cui abbiamo chiesto di essere co-autori e co-organizzatori della manifestazione del 5 ottobre. Ci hanno detto che c’è una contrarietà generale a questo governo. Non c’è stata un’esplicitazione dei punti però c’è di fatto una non adesione e anche l’affermazione che non ci sarà una manifestazione nazionale da parte loro contro il governo. Non è che non vengano a quella che abbiamo cercato di lanciare noi per farne altre. Faranno altre azioni evidentemente, ma non hanno in programma un corteo o un comizio nazionale contro questo governo.

Qualche giorno fa è uscita un’importante intervista che hai rilasciato ad organi di informazione cinese; a molti è sembrata un’apertura significativa rispetto alle consuete posizioni del Partito comunista sulla Cina, su cui generalmente avete parlato di “blocco imperialista”. C’è un cambiamento di prospettiva?

Bisogna spiegare come è avvenuta questa intervista, che non è stata cercata. Siamo stati interpellati dalle riviste cinesi dopo le elezioni europee, e credo che il dato sia significativo. Questa intervista è stata costruita con un lavoro importante perché ha impegnato il Segretario e l’Ufficio Politico del nostro partito. Come sempre, quando si fa un’intervista di quel tipo, di quella portata, di quella profondità, mi sembra normale dire che non si aggiunge né si toglie una virgola. L’intervista è quella e il punto di vista del Segretario nazionale del partito è quello ed è condiviso dal partito. Punto.

Puoi darci un giudizio sull’informazione italiana e su quali possano essere i punti di riferimento per un normale lavoratore o uno studente?

Servirebbe un’Unità che non c’è. Noi stiamo facendo quello che possiamo. Abbiamo un organo, La Riscossa, l’organo teorico del partito, che vogliamo sviluppare. Non ci nascondiamo dietro un dito e ammettiamo che c’è una scarsa forza della stampa comunista mentre invece dovrebbe esserci ben altro… una volta si diceva “il giornale è il partito”. Noi probabilmente pecchiamo da questo punto di vista. Ce la stiamo mettendo tutta. Secondo me la vicenda del governo riorienterà anche la stampa cosiddetta “antagonista”.

Il Manifesto lo abbiamo visto… è l’ultimo quotidiano a carta stampata che si definisce ancora “comunista”. Secondo me è un aggettivo che non dovrebbe più avere da molto tempo. Tutte le altre testate purtroppo sono frammentate.

Anche noi siamo una piccola cosa… Servirebbe l’Unità…

Ad esempio che giudizio dai su alcuni siti di informazione online, realtà sempre più importanti come Marx21, L’AntiDiplomatico, Contropiano, La Città Futura?

Credo siano tutte cose utili. Il problema è che manca l’organo dei comunisti. Sono tutti organi di riflessione, di discussione. Utili. Per fortuna che ci sono… Però un operaio, un lavoratore, si sveglia la mattina e vorrebbe leggere qual è il punto di vista del suo partito, che lo rende protagonista e non si limita a rappresentarlo. Purtroppo tale organo non c’è ancora. Lavoreremo anche in questa direzione.

Di recente hai parlato di una dittatura totalitaria che ci governa. 
Si può parlare di un totalitarismo della società attuale?

Beh si. È un totalitarismo che sostanzialmente pare privo di un’ideologia. In realtà c’è un’ideologia dell’esistente, anzi di involuzione dell’esistente, molto accentuata. Credo che la cifra sia il consumo, l’abolizione della parola “lavoro”, con tutto quel che ne consegue: diritti dei lavoratori e strutture di pensiero alternative che non ci sono più. È una dittatura forte. È una dittatura che però ci porterà ad una situazione di crisi, la crisi del capitalismo non è finita, anzi… Le parole che disse Fukuyama quando cadde il muro di Berlino (“è la fine della Storia”) sono false.

Il capitalismo non è la fine della Storia.

Il capitalismo vive una crisi profonda.

Per le prossime presidenziali statunitensi qual è la posizione del Partito Comunista?
C’è qualche candidato interessante o nessuno che meriti simpatia o appoggio?

Ho già grossi dubbi sulla valenza delle elezioni italiane. Figurarsi quelle degli Stati Uniti d’America! [seguono risate, ndr]

Possiamo parlare di crisi dell’imperialismo statunitense?

Gli USA sono in crisi dal punto di vista economico, ma mantengono una coercizione militare non indifferente. Io vorrei che questo non venisse sottovalutato. Se ipotizziamo il mancato utilizzo reciproco di armi nucleari, una portaerei americana distruggerebbero un Paese come la Francia in un conflitto militare. Le forze armate francesi (aerei, navi, ecc.) nella loro totalità verrebbero sconfitte da una sola delle 10 portaerei americane da 100 mila tonnellate presenti nel mondo.

E la Russia?

La Russia ha il PIL della California. Però ha le bombe atomiche.