Elezioni europee: populisti e falsi progressisti

eu newUn’interessante analisi sulle elezioni europee

di Vincenzo Brandi 

“Lo scenario peggiore si è concretizzato” è il commento di Mauro Gemma nel suo articolo sull’esito delle ultime elezioni europee apparso sul sito della rivista “Marx21”. Gemma cerca di analizzare le cause del crollo del movimento 5 Stelle, che ha dimezzato la percentuale dei suoi voti rispetto alle precedenti politiche, ed del contemporaneo raddoppio della percentuale della Lega cresciuta fino ad oltre il 35%. Mette sotto accusa le ambiguità e la timidezza del movimento in materia di grandi opere inutili e l’incompetenza e la presunzione del giovane leader Di Maio.

Prevede un possibile ulteriore cedimento dei 5 Stelle in materia di politica estera, anche sui due punti in cui avevano timidamente mostrato una capacità di autonomia: il non riconoscimento del golpista Guaidò quale presidente del Venezuela e l’accordo con la Cina per l’iniziativa Belt&Road. Gemma non è tenero nemmeno con l’autocompiacimento del PD (che in effetti ha leggermente aumentato la sua percentuale, ma senza riuscire ad intercettare i voti in uscita di milioni di elettori di 5 Stelle delusi che – secondo i primi sondaggi – si sono diretti essenzialmente verso l’astensione); e giustamente non considera significativi alcuni piccoli successi limitati di liste di sinistra come quella dei Comunisti di Rizzo, rimasti comunque sotto l’1%.

Gli amici Piero Pagliani, nei suoi interventi in rete, e Fulvio Grimaldi nel suo blog, esprimono concetti simili, ricordando anche l’approvazione del decreto sicurezza voluto dalla Lega che colpisce, non solo l’immigrazione clandestina, ma anche qualsiasi azione di dissenso pubblica. Ribadiscono i cedimenti del movimento in materia di grandi opere (TAP, TAV, Pedemontana, ILVA, ecc.) ed in materia di politica estera (sanzioni confermate a Venezuela, Russia, Siria, Iran; fedeltà alle politiche degli USA ed alla NATO). Denunciano una mancanza di strategia politica e di organizzazione sul territorio, sostituita da un illusorio affidarsi agli effetti taumaturgici della Rete. Prevedono gli effetti negativi di una prossima approvazione della Flat Tax, mentre – potrebbe aggiungersi – il cavallo di battaglia del movimento 5 Stelle, il “reddito di cittadinanza”, è affidato a risorse insufficienti, divorate anche dall’aumento delle spese per la Difesa (acquisto dei costosi ed inutili F-35, conferma del varo di costose navi da guerra come la “Trieste” costata più di un miliardo, conferma di missioni militari all’estero). Critiche simili vengono anche da un apprezzabile documento dei CARC.

Un punto comune a tutte queste analisi – certamente condivisibile – è che l’indubbia avanzata dei partiti “populisti” e “sovranisti”, che usano retoriche di “destra” (non solo in Italia con la Lega, ma anche in Gran Bretagna con Farage, in Francia con la Le Pen, in Ungheria con Orban che ha conquistato la maggioranza assoluta, in Grecia, ecc.) , non può trovare un reale polo alternativo nei partiti liberisti, filocapitalisti, filo-NATO, e sostenitori delle peggiori imposizioni finanziarie ed economiche della UE che soffocano in una morsa i paesi ed i popoli europei. Questi partiti si articolano in Popolari (come i partiti della Merkel o di Berlusconi), Liberali e Socialdemocratici (come il PD e la SPD tedesca), pronti ad allearsi tra loro per cercare di fermare la deriva populista ed anti-europeista. Né c’è da gioire per l’affermazione dei Verdi francesi o tedeschi. Piero e Fulvio ricordano quanto siano fedeli questi partiti alle politiche capitaliste liberiste e alle politiche guerrafondaie di USA e NATO. Basti ricordare il ruolo determinante giocato dai Verdi tedeschi, guidati dal ministro degli Esteri Fisher e dall’ex-sessantottino Cohn-Bendit, nella guerra alla Jugoslavia. Piero ricorda anche come questo partito, fortemente anti-comunista ed anti-russo, lodato dal finanziere Soros, si opponga (naturalmente per ragioni “ecologiche”) alla realizzazione del North Stream che porterebbe l’economico e abbondante gas russo in Europa.

In genere questi partiti pseudo-progressisti si pongono come fiore all’occhiello la loro politica dell’accoglienza dei migranti; ma la strumentalità e l’ipocrisia di questo atteggiamento è ormai smascherato agli occhi di gran parte degli Europei. Non si fa mai un’analisi seria e si tace sui motivi della migrazione, che sono lo sfruttamento neo-coloniale, il ricatto del debito, le guerre di aggressione e le sanzioni economiche (come quelle verso Libia, Siria, Somalia, Costa d’Avorio, Iran, Sudan, Afghanistan, ecc.), azioni di cui sono responsabili quelle stesse forze politiche filo-capitaliste che piangono sulla sorte dei migranti. Né si parla mai della povertà estrema di chi rimane in Africa ed Asia perché non è nemmeno in grado di spostarsi e del feroce sfruttamento di coloro che di fatto sono deportati nei paesi ricchi e sottoposti a ricatto economico, né delle inevitabili tensioni con i lavoratori europei che vedono in pericolo i loro diritti per la presenza di una massa di manovra formata da diseredati. Il risultato è che la questione è sempre più gestita dai movimenti “sovranisti” (Lega, Le Pen, Orban, ecc.) con le loro politiche sulla “sicurezza”.

A parere di chi scrive non bisogna però abbandonarsi allo sconforto. Il successo delle liste sovraniste non significa un generale ritorno del fascismo e del razzismo in Europa. Queste liste usufruiscono della disillusione di vasti settori, anche di proletariato e piccola borghesia, traditi dalle ex liste di sinistra divenute sostenitrici della grande finanza capitalista e delle soffocanti istituzioni liberiste europee. Il problema è come rilanciare il movimento verso il socialismo e la liberazione dei popoli (forte in Cina, Corea ed altri paesi dell’Asia, Africa ed America Latina) anche nei paesi occidentali dove la “sinistra” , salvo qualche modesta eccezione (forse i Comunisti Portoghesi e Cechi? Il KKE? Forse la Linke?), è rappresentata solo da qualche gruppetto autoreferenziale.

Vincenzo Brandi, Roma 29.05.2019