Clamoroso fiasco dei fascisti a Casal Bruciato

casal bruciato palazziRiceviamo e volentieri pubblichiamo

di Norberto Natali

Noi che viviamo nel casermone di case popolari noto a tutti gli italiani (ed anche al pontefice) per i fatti esageratamente enfatizzati da tutti i media tre settimane fa, da decenni votiamo in un’unica sezione elettorale tutta per noi. Questo seggio è a Casalbruciato, a sua volta il quartiere più noto d’Italia negli ultimi due mesi, perfino più di Torre Maura.

I risultati (delle elezioni europee svoltesi ieri) della suddetta sezione elettorale, si presume, dovrebbero essere più “interessanti” di quelli di qualsiasi altro singolo seggio in cui si è votato. In effetti, il dato elettorale è molto significativo e si presta a valutazioni di interesse generale, nazionale.

Questo luogo, presentato fino a pochi giorni fa come il “feudo” di Casapound, raccoglie 954 elettori, in grandissima maggioranza proletariato puro (molti operai) e piccole minoranze di sottoproletariato e ceto medio; la piccola e media borghesia non esistono.

Ieri sono andati a votare in 460 (meno della metà, il 48,4% del totale) ed hanno espresso 449 voti validi. Casapound ne ha presi 5 (CINQUE!) -l’anno scorso per la Camera ne aveva raccolti 16- e Forza Nuova nessuno.

Sul mio profilo facebook, lo scorso 10 maggio, avevo già difeso (in un certo senso) la “mia” gente, spiegando che non era una massa di odiosi nazifascisti come veniva dipinta da tutta l’informazione e dalla sinistra.

Fino a trent’anni fa, comunisti e socialisti, in questa sezione elettorale, avrebbero raccolto oltre 600 voti validi, più di 500 il solo PCI. Più di tre quarti delle famiglie erano saldamente di sinistra. Nello stesso testo, in particolare, scrivevo: “il mio sforzo (parallelo a quello di pochissimi altri compagni ed organizzazioni di sinistra che hanno capito meglio la situazione) è di “separare” quei diritti e quelle ragioni dalla forma con cui vengono “sfogati” oggi e quindi la nostra gente dai fascisti”.

Nella TABELLA 1 fotografata qui sotto, ho esposto la “storia” elettorale recente di questo particolare seggio affiancando ai voti assoluti la percentuale sul totale degli aventi diritto, non quella tradizionale sui voti validi. Quest’ultima è ormai meno significativa data non solo la crescente astensione ma la grande variabilità -di elezione in elezione- dell’affluenza al voto. Si tratta perciò di percentuali ingannevoli; un solo esempio: il PD (come risultato generale nazionale) vanta oggi un’importante avanzata del 4% (sullo scorso anno) ma in realtà ha preso ancor meno voti.

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In ogni caso, basta considerare che la percentuale tradizionale (almeno per i dati di ieri) è poco superiore al doppio di quella indicata.

Spero che la lettura della TABELLA 1, un “pezzettino” vero della realtà italiana, sia utile a molti -nella sua semplicità- per ricavarne orientamenti o insegnamenti di carattere generale.

2. UN RAFFRONTO PER CHI VUOL CAPIRE.

Roma è suddivisa in quindici Municipi. Il I° comprende tutto il centro ricco ed aristocratico fino alla zona del vaticano. Il II° (se possibile) è ancor più aristocratico poiché è la zona dei Parioli e piazza Bologna; rientra in esso anche il quartiere di san Lorenzo ma la sua popolazione è una piccola minoranza del totale e soprattutto non c’è più quella presenza proletaria che lo rendeva un importante punto di riferimento fino a 30-40 anni fa.

Il IV° riguarda la Tiburtina, la tradizionale zona operaia nella quale vi è il quartiere di Casalbruciato e il VI° (quello di Tor Bella Monaca e Torre Maura) raccoglie le più caratteristiche borgate della periferia.

Casalbruciato e Torre Maura rappresentano una minoranza della popolazione dei rispettivi Municipi, tuttavia questi (come i primi due) sono discretamente omogenei dal punto di vista storico e sociale, quindi i loro dati complessivi sono indicativi della situazione dei due particolari quartieri e viceversa. Casapound, per esempio, ha preso poco più di 400 voti sull’intera Tiburtina a fronte di oltre 70.000 votanti (meno della metà degli aventi diritto).

Nel VI° Municipio (più popoloso e con più votanti del IV°) gli è andata anche peggio: supponendo che i miseri 409 voti che ha raccolto siano tutti concentrati solo a Torre Maura, significherebbe che appena un trentesimo (grosso modo) degli abitanti di quella borgata avrebbe votato per loro. Forza Nuova ha ottenuto risultati umilianti.

Nel I° e II° Municipio, storicamente, il PCI aveva un record negativo di preferenze, spesso inferiori a quelle del Movimento Sociale di Almirante. Negli altri due, invece, riscuoteva la maggioranza assoluta o vi si avvicinava molto.

Nella TABELLA 2 c’è un raffronto di percentuali (quelle tradizionali, ossia sui voti validi) ottenute ieri da alcuni partiti nei suddetti Municipi. Le differenze consolidano una tendenza storica che dura da più di un decennio. Si consideri che nel I° e II° Municipio c’è stato il record di affluenza al voto mentre negli altri due c’è stato quello dell’astensionismo. Questo significa che il divario di risultati, per esempio del PD, tra le due “coppie” di Municipi, è ancor più ampio e grave di quello che risulta dal semplice confronto delle percentuali.

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Non credo che servano ulteriori commenti e spiegazioni riguardo la lettura della TABELLA 2, almeno per chi vuol capire. Chi non vuol capire, invece, è un burattino della borghesia imperialista e da anni sta distruggendo consapevolmente la sinistra e il movimento operaio.

3. UNA CONSIDERAZIONE A MARGINE.

La sinistra italiana è finita. Può dire di esistere ancora (per qualche minuscola percentuale elettorale) con lo stesso diritto per cui i monarchici -negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso- potevano dire che la loro causa era ancora esistente in Italia.

Alla fine dell’800 erano una sinistra e una destra storica (ricorrendo grossolanamente ai parametri attuali) a contendersi il consenso dell’elettorato per il governo del paese: un “centro” politico (in Italia sarebbe soprattutto cattolico) non aveva e non poteva avere lo stesso privilegio. Almeno fin dopo la prima guerra mondiale quando nacque il Partito Popolare di don Sturzo: un periodo di circa mezzo secolo nel quale non ha avuto alcuna importanza, il corpo elettorale non prendeva in considerazione questa “opzione”.

La stessa cosa, per evidenti motivi, è successa alla fine della seconda guerra mondiale; per circa mezzo secolo si sono contesi il governo il centro (DC e “satelliti”) e la sinistra (il movimento operaio) e la destra è rimasta nel suo angoletto, riscuotendo tra il 4 e l’8% dei voti (quindi era perfino più forte della sinistra attuale) senza mai contare nulla. Il popolo si divideva tra i primi due schieramenti ma non prendeva assolutamente in considerazione la possibilità di dare mandato alla destra di governare, anzi nel 1960 fu rovesciato il governo Tambroni.

Oggi abbiamo, invece, un centro ed una destra in competizione (competizione?) mentre nessuno pensa seriamente che questa sinistra possa governare in alternativa agli altri schieramenti. Ciò nonostante mi rimanga molto difficile decidere quali -tra i più noti partiti- inquadrare nel centro e quali nella destra.

Il fatto che la sinistra, quindi, possa continuare ad ottenere il voto di uno o due centesimi dell’elettorato (51 milioni di persone) non contraddice la tesi che essa sia storicamente finita, almeno così com’è e forse (come per gli esempi precedenti) per una cinquantina di anni. Eppure molti fattori (e anche sondaggi) indicavano che una coalizione netta e decisa, seriamente alternativa al PD e al vecchio centrosinistra, composta ad esempio da Italia dei Valori, Verdi, PRC e PdCI, poteva ottenere almeno il 25% dei voti (casualmente un dato simile a quello dei M5S nel 2013) e competere seriamente per la direzione del paese. Ciò, addirittura, fino ad una dozzina di anni fa.

Per quanto risulta a chi scrive (che potrebbe ignorare molti fatti) i responsabili della sinistra e dei movimenti attuali non sembrano minimamente coscienti di tutto ciò, in ogni caso non mostrano di voler dare alcuna risposta in merito. Si notano invece accenti di trionfalismo sconcertante. L’altro anno la responsabile di Potere al Popolo, la notte dei risultati elettorali, si è esibita in tv “zompando” e ballando in un’osteria per la contentezza di aver riscosso… l’1% dei voti!

Nel tempo, qua e là, si sentono annunci di improbabili “riprese” perché qualche corteo o iniziativa avrebbe avuto -secondo chi lo dice- un certo successo. Ancora pochi giorni fa, mi sono permesso di contestare chi sentenziava un presunto “rilancio”, per esempio, della lotta antifascista perché all’università di Roma (come in qualche altra città) alcune centinaia di encomiabili antifascisti erano giustamente scesi in piazza contro delle manifestazioni provocatorie. Qualche ingenuo pensava che ciò facesse presagire chissà quali nuove avanzate.

Spero vivamente che alla luce dei risultati di queste europee 2019, nessun dirigente della sinistra si abbandoni a scellerate manifestazioni di esultanza per qualche insignificante motivo particolare.