Il senso di Monti per gli spreads

da www.emilianobrancaccio.it

 

monti testate-w300Presidente Monti, il senso della Sua mission a Palazzo Chigi inizia davvero a sfuggirci

 

” […] sono i fatti a dimostrarlo: a Palazzo Chigi si guardano i grafici dello spread, si nota come il differenziale si gonfia “quando traspare una minore coesione tra forze politiche e scende nei momenti di unità”. È successo con Berlusconi, si sta ripetendo in piccolo con Monti. Un concetto che il premier spiega ad Angelino Alfano in un faccia a faccia improvvisato sulla porta dell’emiciclo della Camera: il professore è amareggiato per il Berlusconi che va dicendo che il governo può cadere in qualsiasi momento. “Non potete continuare con questo atteggiamento – dice freddamente al delfino – non serve a niente e fa danni. I mercati annusano le fragilità interne e attaccano” […] (da Repubblica del 17 dicembre 2011).

 

Che a Repubblica, a Benedetto Della Vedova o a Enrico Letta scappi di dire una sciocchezza sulle determinanti degli spreads, passi. Ma che il Professor Monti assecondi e alimenti simili banalizzazioni per motivi di mera tattica politica, è deprimente. Monti sa bene che la dinamica dei tassi d’interesse europei dipende in larghissima misura dalla possibilità o meno che la BCE sia messa in condizione di agire come prestatore di ultima istanza e, soprattutto, dalla attivazione o meno di un nuovo motore dell’accumulazione europea e di un meccanismo di riequilibrio commerciale tra i membri dell’Unione che non ricada sui soli paesi debitori verso l’estero. Se il prestatore, il motore e il riequilibratore non vedranno la luce, i rischi di cambio cresceranno e gli spreads continueranno ad aumentare. Le politiche di bilancio dei governi nazionali (per non parlare delle risibili politiche di deflazione relativa, che ipocritamente chiamiamo “politiche di crescita”) incidono in misura marginale sull’andamento degli spreads e nel complesso, contribuendo alla recessione, possono provocare effetti esattamente contrari a quelli previsti dalla vulgata.

 

Presidente Monti, anziché agitare anche Lei in modo del tutto fuorviante lo spauracchio degli spreads, ci dica se il nostro paese sta esercitando le pressioni necessarie sulla Germania e sui paesi in surplus per far capire loro che un riequilibrio dal solo lato dei paesi debitori verso l’estero genera “mezzogiornificazione” dei paesi periferici, ci porta dritti in depressione e accresce le probabilità di distruzione della zona euro. Per salvaguardare l’unità europea occorre attivare il prestatore, il motore e il riequilibratore europei. Se dall’alto della Sua autorevolezza in campo internazionale Lei non vuole o non può contribuire a questo scopo, il senso della Sua mission a Palazzo Chigi inizia davvero a sfuggirci.