L’alleanza dei Five Eyes potrebbe espandersi per contrastare la Cina

b61 12 bombadi Patrick Wintour

da https://www.theguardian.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

un interessante articolo del ‘the guardian’ sullo scontro con la Cina visto dalla prospettiva britannica

Sono stati avviati piani per mettere in comune risorse strategiche e ridurre la dipendenza dell’occidente dalla Cina

Secondo i deputati del centro-destra che lavorano a livello internazionale per il decoupling dell’Occidente dalla Cina, l’alleanza di intelligence Five Eyes potrebbe essere ampliata al Giappone, in una relazione economica strategica che riunisce le riserve strategiche chiave come i minerali rari e le forniture mediche.

La crisi del coronavirus ha rivelato le dipendenze strategiche dell’Occidente dalla Cina, sotto l’egida di Five Eyes i piani saranno annunciati a breve per un importante aumento della produzione di minerali rari e semi-rari dall’Australia, dal Canada e dall’America, al fine di ridurre la dipendenza dalle scorte cinesi.

I minerali rari noti come elementi terrestri rari, sono i componenti chiave di una vasta gamma di prodotti di consumo, tra cui telefoni cellulari, computer portatili e televisori ed hanno applicazioni diffuse nei motori dei jet, nei satelliti, nei laser e nei missili. In media la Cina rappresenta oltre il 90% della produzione e della fornitura globale di terre rare nell’ultimo decennio, secondo il Geological Survey degli Stati Uniti.

Il potenziale del ruolo di espansione dell’alleanza Five Eyes, un rapporto di intelligence nato nel 1941, è parte di un crescente interesse da parte dei parlamentari democratici e conservatori per formare un’alleanza politica ed economica coesa per competere con la Cina. Le proposte hanno un ulteriore fascino per i deputati conservatori britannici che cercano relazioni commerciali più profonde al di fuori dell’UE e della Cina. Gli attuali membri del Five Eyes sono Australia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Nuova Zelanda.

L’idea di un blocco di libero scambio fra i Five Eyes ha ottenuto l’appoggio di Andrew Hastie, presidente della commissione mista di intelligence del parlamento australiano e critico da lungo tempo verso la Cina.

Lo ha detto a un seminario della Henry Jackson Society sul decoupling con la Cina: “una volta che avremo esaminato le nostre catene di approvvigionamento e stabilito le vulnerabilità – e confido che gli altri Paesi dei Five Eyes faranno lo stesso – ciò darà le basi per un’intesa in cui potremo attenuare le reciproche debolezze e sì, c’è il potenziale per costruire un libero blocco commerciale”. Dovremmo fare tutto il possibile per costruire quella rete”.

La proposta parallela che il Giappone diventi il sesto partner è stata avanzata dal ministro della Difesa giapponese, Tarō Kōno, in occasione di un seminario del China Research Group la scorsa settimana, ed è stata accolta con favore dal presidente conservatore del comitato per gli affari esteri Tom Tugendhat.

Kōno ha anche detto che avrebbe accolto con favore l’adesione del Regno Unito al nuovo gruppo commerciale regionale del Pacifico il CPTPP.

Tugendhat, che è anche il fondatore del China Research Group, ha affermato che “il Five Eyes è stato il cuore della nostra architettura di intelligence e difesa per decenni. Dovremmo guardare ai partner di cui possiamo fidarci per approfondire le nostre alleanze”. Il Giappone è un partner strategico importante per molte ragioni e dovremmo considerare ogni opportunità di cooperare più strettamente”.

Kōno ha detto che il Giappone gradirebbe un invito ad unirsi al gruppo dei Five Eyes.

Ha avvertito che la crescita dell’economia cinese ha permesso alla Cina di acquistare aziende tecnologiche straniere, aggiungendo: “Questo è uno sviluppo che dobbiamo monitorare da vicino. Le partnership tecnologiche con paesi come il Regno Unito saranno fondamentali per contrastare la Cina, mettendo in comune i nostri investimenti e incoraggiando il nostro personale a studiare le competenze necessarie alla crescita dei nostri settori high-tech”.

Ha aggiunto che la Cina sta cercando di diventare indipendente dall’economia del dollaro statunitense attraverso servizi di invio rapido di denaro, l’introduzione di un proprio Internet, il lancio di un renminbi digitale e l’introduzione di un ordine internazionale cinese.

Kōno nelle sue osservazioni ha sottolineato che non cerca un conflitto militare con la Cina, ma spera invece di fornire al partito comunista cinese lo spazio per tagliare la spesa per la difesa, permettendo alle nazioni democratiche di compiere passi paralleli.

Esortando alla cautela sul decoupling economico, Pascal Lamy, l’ex direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha previsto che una Cina più autonoma e chiusa si sarebbe rivelata più pericolosa. Ma ha avvertito: “L’Occidente non può coesistere in un rapporto di libero scambio con un Paese che sovvenziona il 30% della sua economia. Se la Cina non è disposta ad accettare le discipline globali sugli aiuti di Stato, allora dobbiamo rivedere una serie di impegni commerciali – che si tratti di appalti pubblici o di settori specifici”.

Ha negato che la Cina abbia truffato ma ha invece sfruttato una generale assenza di regole e discipline del WTO, anche in materia di sussidi statali.