Cebrapaz: la vittoria della concezione di lotta e unità

Cartaz paz 1 500x333di José Reinaldo Carvalho*

da resistencia.cc

Il compagno José Reinaldo Carvalho ci ha segnalato un suo articolo – che abbiamo provveduto a tradurre, proponendolo ai nostri lettori – sulla quinta Assemblea Nazionale del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz), prestigiosa organizzazione che fa parte del Consiglio Mondiale della Pace, di cui è stato eletto segretario generale. A lui vanno le nostre congratulazioni e gli auguri di buon lavoro (Marx21.it)

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Il movimento per la pace e la solidarietà con i popoli, minacciati e aggrediti dal bellicismo delle potenze imperialiste, ha appena ottenuto un’importante vittoria politica con lo svolgimento della quinta Assemblea Nazionale di Cebrapaz lo scorso 7 dicembre.

La scelta dello scenario non potrebbe essere più felice: la città di Salvador, dove batte il cuore libertario del popolo brasiliano, la culla della nostra civiltà, il segno distintivo della libertà e dell’indipendenza nazionale e di innumerevoli lotte internazionaliste.

E’ stato significativo avere come sede l’Unione bancaria, dei proletari del capitale finanziario, dove dagli anni ’80, i nuclei della lotta popolare e internazionalista si sono incontrati per organizzare azioni in solidarietà con i popoli in lotta: Timor Est, Palestina, Cuba e altri paesi socialisti. Fu lì che agli inizi degli anni ’90, aveva sede il comitato organizzatore della visita del comandante Fidel Castro a Bahia, diventando il luogo da cui si irradiavano molte battaglie internazionaliste.

In grande misura la sede della quinta Assemblea di Cebrapaz è stata l’occasione di un ricongiungimento con le proprie origini. Il nucleo fondatore di questa organizzazione sociale e politica nazionale, sotto la guida della compagna Socorro Gomes, l’attuale presidente del Consiglio Mondiale della Pace, ha sempre avuto nella sua base bahiana un pilastro fondamentale della sua costruzione nel 2004. Una felice coincidenza vuole che lì si sia tenuto l’atto che ha coronato la gestione vittoriosa del compagno Antonio Barreto, che ha presieduto Cebrapaz nel triennio 2016-2019.

L’Assemblea è stata una riaffermazione degli impegni iniziali di Cebrapaz: lottare per la pace nel mondo, in solidarietà con i popoli minacciati e aggrediti, nella lotta ininterrotta contro l’imperialismo. È una piattaforma a partire da cui verranno organizzate le future lotte con un audace piano d’azione.

La quinta Assemblea di Cebrapaz ha avuto chiarezza e unità attorno al progetto di risoluzione politicahttps://www.resistencia.cc/cebrapaz-lanca-proposta-de-resolucao-politica-de-sua-5a-assembleia-nacional/, che è stato assertivo sull’affermazione del trinomio pace, solidarietà e antimperialismo.

Questa dichiarazione unanime evidenzia la vanità e il proposito divisivo, che riflette una visione metafisica funzionale all’imperialismo – che cerca di separare elementi inseparabili, sostenendo che tra la lotta per la pace, la lotta antimperialista e la solidarietà, Cebrapaz dovrebbe dedicarsi solo a quest’ultima.

Il documento approvato all’unanimità denuncia chiaramente il piano di dominio globale dell’imperialismo, in particolare quello statunitense, l’esercizio dell’egemonia mondiale per mezzo della guerra ad ampio spettro, le cui conseguenze sono le più nefaste per l’umanità. È in questo modo che l’imperialismo cerca di imporre il suo “nuovo ordine”, l’ennesimo “secolo americano”, anche se ora sembrerebbe una chimera.

In nome di questo “ordine”, l’imperialismo USA impiega la forza bruta, mina il diritto internazionale, mostra disprezzo per le istituzioni multilaterali, militarizza la vita del pianeta, calpesta e strumentalizza le Nazioni Unite, tutto in nome del primato dei suoi interessi, a scapito della pace e della sovranità dei popoli.

Il movimento della pace si afferma come tale opponendosi energicamente alla strategia di dominio dell’imperialismo. La sua piattaforma è agli antipodi rispetto a questi piani, è un programma di lotta essenzialmente antimperialista.

La solidarietà internazionale è un elemento essenziale di questa lotta, è l’espressione dell’internazionalismo delle masse, della diplomazia popolare, un tratto di unione tra tutti i momenti della storia delle lotte dei popoli per la loro sovranità e indipendenza, molti dei quali hanno portato a rivoluzioni popolari vittoriose. Questi episodi storici sono sostanziati dalle idee di Simón Bolívar, Jose Martí, Lenin, Stalin, Ho Chi Minh, Mao Tsetung, Fidel Castro e molti altri leader delle lotte anticolonialiste e antimperialiste.

L’internazionalismo e la solidarietà tra i popoli sono intrinsecamente legati alla lotta per la pace e al patriottismo popolare. Solo coloro che combattono per l’emancipazione nazionale e sociale del loro popolo sono internazionalisti. Ed è veramente patriottico solo chi sa che le lotte per l’indipendenza nazionale non avranno effetto se non saranno collegate alle lotte degli altri popoli fratelli.

Non c’è contraddizione tra patriottismo e internazionalismo, tanto meno tra patriottismo e lotta per la pace.

Questa visione ha molto a che fare con gli obiettivi della lotta nazionale. Nell’era dell’imperialismo, le classi dirigenti locali esercitano il loro potere attraverso le stesse cosiddette politiche globali e gli stessi meccanismi sovranazionali rappresentati dai dogmi neoliberali che consistono nell’apertura del mercato, nell’indebolimento dello stato nazionale, nella privatizzazione e così via. Questa è un’altra ragione per essere internazionalisti. Perché queste politiche della borghesia internazionale associata alla borghesia locale si sono in gran parte uniformate, dal momento che sono le uniche corrispondenti all’attuale fase del capitalismo.

Il Brasile ne è un esempio eloquente. Viviamo nel nostro paese un momento in cui le classi dirigenti hanno abbandonato gli interessi nazionali, hanno legato i loro destini a quelli dell’imperialismo e del suo sistema economico internazionalizzato. In tal senso, la borghesia finanziaria monopolista brasiliana ha tradito gli interessi nazionali e non è stata in grado di condurre alcun processo democratico, nazionale e sovrano.

Non è possibile essere nazionalisti se si difendono le politiche che la grande borghesia brasiliana difende.

La politica delle élite nazionali è di umiliazione, debolezza e compromissione della sovranità nazionale. Il nazionalismo della classe dominante è falso. Niente di più falso del discorso “patriottico” del governo di Bolsonaro, di generali come l’ex comandante dell’esercito, che intervenne brutalmente nella vita politica, e i suoi seguaci nella vita politica civile, o il discorso “democratico” dei partiti di destra autoproclamatisi di “centro”. I discorsi di questi settori sono falsi a riguardo della difesa di un progetto di sviluppo nazionale e dello stato di diritto democratico. Ognuno con la sua gradazione, sono agenti politici funzionali all’imperialismo e al regime delle classi dirigenti retrograde.

La quinta Assemblea Nazionale di Cebrapaz è stata contemporaneamente la continuità di una definizione concettuale e il rinnovamento di un impegno di lotta. L’obiettivo principale di Cebrapaz – proclamato ancora una volta in questa Assemblea – è quello di sconfiggere le strategie dell’imperialismo USA, la sua politica di guerra, i suoi dogmi neoliberali, la brutale offensiva che si oppone alla pace, alla sovranità nazionale, alla democrazia e ai diritti dei popoli. E’ questo che emana dalla piattaforma e dal piano d’azione approvati nell’ultima assemblea nazionale.

Per portare avanti queste lotte, è stata eletta una leadership nazionale sotto la guida del compagno Jamil Murad e alla quale ho l’onore di partecipare come segretario generale.

Nei prossimi tre anni del nostro mandato non mancherà il nostro impegno in nome della pace, della solidarietà e dell’antimperialismo.

José Reinaldo Carvalho è editor di Resistência e segretario generale di Cebrapaz