Le provocazioni e le minacce dei paesi della NATO contro la Russia si intensificano

NATO Russia Councildi “Pravda”, organo del Partito Comunista della Federazione Russa

da kprf.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il Consiglio Russia-NATO, che si è tenuto il 31 maggio a Bruxelles a livello di ambasciatori, era atteso da molti con impazienza. Dopo il 2014, le relazioni di Mosca con l’Alleanza del Nord Atlantico erano state ridotte al minimo. Ciò è avvenuto anche con il formato del Consiglio Russia-NATO. Se in precedenza si tenevano almeno una volta al mese, negli ultimi quattro anni si sono svolti solo pochi incontri. L’attuale incontro è stato il primo dall’ottobre dell’anno scorso. Tuttavia, chi contasse su una svolta si sbaglia. Le parti si sono scambiate solo opinioni sulle questioni più dolorose, compresa l’Ucraina, e hanno anche discusso delle prossime importanti esercitazioni militari.

Un risultato simile era prevedibile. La NATO non si appresta ad abbandonare la politica anti-russa, che assume forme sempre più diversificate e che è sempre più intensa. Per diversi anni, l’alleanza ha violato le disposizioni dell’Atto sulle relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza, che prevede la rinuncia allo “spiegamento permanente di importanti forze di combattimento” sul territorio dell’Europa orientale. Infatti, nei paesi baltici, Polonia e Romania, migliaia di soldati della NATO e centinaia di unità di equipaggiamento sono già stati dislocati, con il pretesto di affrontare la “minaccia russa”. Secondo Bruxelles, i gruppi di combattimento multinazionali che si avvicendano non contraddicono gli accordi. Ma la rotazione delle unità non annulla il fatto di un dispiegamento permanente, e tale meccanismo acquisisce il carattere di una aggressiva dimostrazione di forza. All’inizio di maggio, attraverso la Germania e la Repubblica Ceca, la Polonia e gli Stati baltici è arrivata la Brigata corazzata statunitense composta da 3.300 soldati e 90 carri armati. Entro nove mesi, tra l’altro, “proteggerà” le frontiere orientali dell’alleanza finché altre divisioni non la sostituiranno.

Ma anche queste giustificazioni ipocrite nella NATO, a quanto pare, non vanno prese in considerazione. Sempre più spesso viene sollevata la questione della creazione di basi militari a pieno titolo. All’inizio dell’anno, il Ministero della Difesa polacco ha preparato una “Proposta per una presenza americana permanente”, che contiene un piano per la costruzione di una base per il dispiegamento di una brigata blindata o di un “aggregato equivalente”. Tutti i costi è pronta ad accollarseli Varsavia.

Nonostante il cambio di leadership, il Ministero della Difesa non ha accantonato il piano. Il 28 maggio, il dicastero ha rilasciato una dichiarazione ufficiale “sull’urgente necessità di un impiego permanente della divisione militare statunitense”. Lo stesso giorno, il presidente polacco Andrzej Duda durante una riunione dell’Assemblea parlamentare della NATO ha definito Mosca “la principale minaccia per l’alleanza”. “Dobbiamo ricordare l’importanza della nostra unità transatlantica”, ha detto.

Apparentemente, l’installazione della base statunitense è già stata decisa. Il Congresso degli Stati Uniti ha già chiesto al Pentagono di esaminare nel più breve tempo possibile la fattibilità di un tale passo. La disponibilità di Washington a espandere la sua presenza militare è stata annunciata di recente dal ministro della Difesa James Mattis. Le località più probabili per l’installazione della nuova base sono Torun o Bydgoszcz. Ciò che le unisce è che si trovano nel nord del paese, in relativa prossimità (meno di 200 km) dal confine della regione (russa) di Kaliningrad.

Ma la la previsione di creare basi non riguarda solo la Polonia. Il 16 maggio, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha ricevuto i ministri degli Esteri di Lituania, Lettonia ed Estonia. I ministri non solo hanno chiesto alle unità delle forze navali di aggiungersi ai battaglioni della NATO e hanno creato un potente sistema di difesa aerea sul loro territorio, ma hanno anche sollevato il problema di schierare “filiali di basi militari”. Risultano particolarmente tragicomiche queste richieste, perchè vengono avanzate sullo sfondo delle lamentazioni riguardo a una presunta ‘”occupazione sovietica”!

Un posto importante nella strategia dell’Alleanza del Nord Atlantico è rappresentato dalla costruzione di una presenza navale al largo delle coste della Russia. Il mese scorso, le sue navi guidate dal cacciatorpediniere britannico Duncan sono entrate nel Mar Nero. Per una settimana, due dozzine di navi da guerra, 10 aerei e 2.300 soldati provenienti dai paesi NATO e dall’Ucraina hanno effettuato operazioni difensive e offensive. La Marina degli Stati Uniti sta assumendo una parte sempre più attiva nella dimostrazione di forza. Nel mese di febbraio, le acque del Mar Nero sono state perlustrate dal distruttore “Ross” e dal cacciatorpediniere “Kearny”, armati di missili da crociera “Tomahawk” e “Harpoon”. Come ha affermato il canale statunitense della CNN, è tempo che la Russia si abitui alla presenza militare statunitense nel Mar Nero.

L’Artico è un’altra regione alla quale viene rivolta l’attenzione crescente dell’Alleanza del Nord Atlantico. Recentemente è stato reso noto il ritorno degli Stati Uniti nella base aerea islandese di Keflavik, abbandonata nel 2006. Il Pentagono ha già richiesto finanziamenti di bilancio per l’ampliamento della struttura. Lì si prevede di posizionare gli aerei Poseidon, progettati per rintracciare e distruggere i sottomarini. Di ciò è evidente soprattutto il fatto che nel nord della Norvegia, al confine con la Russia, viene rafforzata la base del Corpo dei Marine degli Stati Uniti, Værnes, e che il paese ha acquistato 52 nuovi caccia-bombardieri americani F-35. Dal 25 ottobre al 23 novembre, la Norvegia ospiterà esercitazioni della NATO senza precedenti: “The Single Trident” con la partecipazione di 40.000 uomini e di tutte le armi.

In generale, la portata delle manovre militari aumenta di anno in anno. Dal 2 al 14 maggio si sono svolte in Estonia le più grandi esercitazioni “Yozh-2018” per l’anniversario della sua indipendenza. Secondo la narrazione diffusa, 15.000 soldati della NATO, compresi i marines statunitensi, hanno resistito agli attacchi aggressivi del vicino orientale contro lo stato immaginario di Murinus. Ancora più soldati partecipano alle esercitazioni “Shot of the Sabre”, iniziate il 3 giugno in Polonia e negli stati baltici. Il loro obiettivo principale è di preparare il trasferimento delle truppe NATO in caso di conflitto con la Russia. Contemporaneamente, lo scatenamento di attacchi aerei è simulato nei poligoni di Lettonia, Lituania e Polonia nell’ambito delle manovre “Quick Response”. Il Mar Baltico è diventato l’arena per i giochi militari, dove le esercitazioni navali di Baltops-2018 sono iniziate qualche giorno fa. Secondo gli esperti, il loro compito è quello di testare lo scenario della conquista di Kaliningrad. Ma non è tutto. Ciò avviene nel bel mezzo delle manovre “Hard cobalt” e “Lightning Perkunas” (Lituania), “Summer Shield” (Lettonia), ecc.

Nel frattempo, come hanno riportato i media europei, la leadership della NATO si appresta a creare una nuova riserva operativa in caso di un “attacco da parte della Russia”. A sua disposizione ci saranno 30.000 militari, centinaia di aerei da combattimento e navi. Pertanto, in totale la forza di reazione rapida dell’alleanza raggiungerà i 50.000 uomini.

Tutto ciò assomiglia molto alla politica di Washington nella penisola coreana, dove sotto l’apparenza delle esercitazioni, l’attuale schieramento di truppe sta avvenendo lungo la linea di demarcazione con la Corea del Nord. In qualsiasi momento, il gioco muscolare può trasformarsi in una vera e propria intrusione. La capacità della Russia di rispondere adeguatamente viene ridotta al minimo, mentre servirebbe l’implementazione del sistema di difesa missilistica. I complessi americani “Aegis Ashore” si trovano già in Romania, lavori simili continuano in Polonia. Inoltre, Varsavia e Washington hanno firmato un accordo per la fornitura del sistema di difesa aerea “Patriot”.

La geografia delle attività ostili della Nato continua a crescere. L’intenzione di aderire all’alleanza è notificata da Kiev e da Tbilisi. Come ha affermato il primo ministro della Georgia Georgy Kvirikashvili, “c’è una grande speranza di farlo entro il 2021”. Una martellante propaganda sommerge il paese, di cui è parte la “Giornata della NATO”. A marzo, le unità della guardia costiera georgiana hanno condotto manovre congiunte con i marines statunitensi. Esercitazioni con la partecipazione di ufficiali della NATO si sono svolte in Azerbaigian a maggio. La presenza dell’alleanza in Moldova, dove l’Ufficio di collegamento NATO è stato aperto sei mesi fa, sta diventando sempre più evidente…

Le minacce contro la Russia, così, sono assolutamente reali. E appare tanto più assurda la continua riduzione del budget della difesa. Se i paesi della NATO hanno aumentato le spese militari in media del 5% nel 2017 (la Polonia del 25% e la Romania del 50%), le spese militari della Russia sono diminuite del 20% in un colpo, il primo calo dal 1998. Ciò mette in discussione l’intero programma di riarmo e la capacità di rispondere alle più gravi sfide alla nostra sicurezza.

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