Il discorso che ha messo in allarme l’intero pianeta

trump onudi Wevergton Brito Lima*
da resistencia.cc

Traduzione di Marx21.it

Il 19 settembre, il mondo ha ascoltato, allarmato, il discorso del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all’Assemblea Generale dell’ONU.

La predica del presidente statunitense ha superato tutte quelle già fatte alle Nazioni Unite in termini di minacce, aggressioni e offese contro paesi e popoli. E’ stato un discorso così fuori dalle norme della convivenza tra nazioni da scontrarsi direttamente con quello di apertura pronunciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

All’apertura dell’Assemblea Generale, riferendosi alla tensione nella penisola coreana, Guterres aveva avvertito sui rischi dei discorsi esaltati a proposito della Corea Popolare, chiesto ai governi di scegliere la diplomazia per risolvere la crisi e anche sottolineato che il momento richiede “abilità politica”. “E’ l’ora degli statisti”, ha pure detto Guterres.

Trump non ha solo ignorato i consigli sensati del Segretario Generale, ma “ha violato tutti i principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite, agendo in modo grossolano, irrispettoso e interventista”, come ha affermato il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, dopo il discorso del presidente statunitense.

Trump ha definito il governo della Corea Popolare come “depravato” e ha minacciato di “distruggere completamente” la Corea del Nord, il che comporterebbe assassinare buona parte dei suoi 26 milioni di abitanti, senza pensare alle altre vittime che inevitabilmente sarebbero colpite dalla conflagrazione di una guerra di tale grandezza.

Il magnate statunitense ha accusato l’Iran di essere una “dittatura corrotta, che esporta violenza, sangue e caos”, e ancora una volta ha minacciato di rompere l’accordo firmato con il paese persiano durante la gestione Obama, che ha permesso la sospensione delle sanzioni economiche contro il paese in cambio del monitoraggio internazionale del programma nucleare iraniano.

Trump ha definito criminale il presidente siriano Bashar Al-Assad. Ha attaccato duramente il Venezuela, rinnovando implicitamente la minaccia di intervento contro questa nazione. Siamo pronti ad “azioni aggiuntive”, ha detto Trump nel suo discorso.

Ha anche affermato, con parole dure, che non sospenderà il blocco contro Cuba, decine di volte considerato illegale dalla stessa ONU, e non ha mancato di riferirsi alla Russia e alla Cina, “respingendo le minacce contro la sovranità, dall’Ucraina fino al Mar Cinese Meridionale”; e non ha dimenticato di agitare, ancora una volta, la sua bandiera di “America First”, l’America prima di tutto, consigliando tutti i leaders mondiali a seguire il suo esempio, non spiegando come sarebbe possibile salvaguardare la pace mondiale con tutte le nazioni che cercano, ad ogni costo, di preservare solo i loro interessi particolari in modo unilaterale.

Il discorso causa sgomento e imbarazzo

L’ambasciatore della Corea Popolare, Ja Song Nam, ha abbandonato l’aula all’inizio del discorso del  presidente degli USA e non ha partecipato al clima di sgomento e preoccupazione generale che ha caratterizzato la plenaria dell’ONU. Anche la Reuters, che fa parte dell’apparato mediatico filo-imperialista, ha descritto così l’atmosfera nell’Assemblea Generale, durante l’intervento di Trump:

“ (Trump) ha adottato l’approccio più aggressivo per risolvere le sfide globali che vanno dall’Iran al Venezuela e ha fatto una difesa spudorata della sovranità statunitense (…) Mentre mormorii rumorosi e di sorpresa si alzavano dalla plenaria, Trump ha descritto Kim in tono acido, dicendo che “l’uomo razzo è in missione suicida per lui stesso e il suo regime”. I suoi commenti hanno scosso i leaders mondiali riuniti nel salone di marmo verde dell’Assemblea. Nella plenaria, un uomo si è coperto il volto con le mani poco dopo la menzione della “distruzione globale” di Trump.  Alla prima ministra svedese, Margot Wallstrom, sono cadute le braccia: “E’ stato il discorso sbagliato nel momento sbagliato e alla platea sbagliata”, ha dichiarato più tardi alla rete BBC”.

“Un nuovo Hitler”

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha accusato Trump di essere un nuovo Hitler: “Possiamo classificare (la dichiarazione di Trump) come l’aggressione del nuovo Hitler della politica internazionale. La supremazia razziale, la supremazia imperiale è stato oggi affermata dal magnate che pensa di essere il padrone del mondo”, ha affermato.

L’Iran ha definito le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti vergognose e ignoranti: “I commenti vergognosi e ignoranti di Trump, con cui egli ha ignorato la lotta dell’Iran contro il terrorismo, dimostrano la sua mancanza di conoscenza e la sua incoscienza”, ha detto il ministro iraniano delle Relazioni Estere, Mohammad Jafad Zarif.

Anche Cuba ha respinto in maniera energica il discorso di Trump. Secondo il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, è stato un discorso insolito per la sua aggressività e la posizione apertamente imperialista.

“Mi ha sorpreso la manipolazione che egli ha operato del tema della sovranità, che significa sovranità per gli Stati Uniti e asservimento per tutti gli altri e che ignora totalmente il concetto di uguaglianza sovrana che ispira le Nazioni Unite”, ha dichiarato il diplomatico cubano.

Anche nazioni alleate politicamente hanno reagito al discorso di Trump, come nel caso del presidente della Colombia, il conservatore Manuel Santos, che, in risposta alla richiesta di Trump di un “maggiore impegno” del paese alla lotta al narcotraffico, ha affermato che occorre un “nuovo approccio al problema delle droghe, che deve essere trattato come caso di salute pubblica piuttosto che come caso di polizia”, aggiungendo anche che si assisterà sempre alla produzione di droghe illecite “finché ci sarà domanda di consumo”. Dando così una per nulla sottile stoccata sul fatto che gli Stati Uniti sono il maggiore paese consumatore di droghe del mondo. In precedenza, in una conferenza stampa, Santos aveva dichiarato che avvisava “chiaramente” il presidente statunitense che un intervento militare contro il Venezuela “isolerebbe gli Stati Uniti nella regione”.

Il saldo del discorso di Trump sembra essere quello di avere creato uno scenario di isolamento politico, il che, d’altro canto, può anche accentuare il carattere bellicoso di una figura caratterizzata dall’imprevidibilità, la quale, come fanno notare alcuni analisti, fa parte della sua stessa strategia.

Nell’ambiente diplomatico dopo la Seconda Guerra Mondiale (e talvolta, anche prima) non si ha notizia di un comportamento così aggressivo e irresponsabile in uno spazio (l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) dove dovrebbe prevalere il rispetto reciproco tra nazioni sovrane che trattano le loro divergenze, anche le più acute, nel modo più propizio possibile a lasciare aperta una via di uscita per soluzioni pacifiche e consensuali.

Donald Trump, nel suo discorso, evidenzia che in realtà poco si preoccupa dell’ONU, del rispetto delle norme civili di convivenza tra le nazioni e agisce come un bandito. Un bandito che detiene il controllo del maggiore arsenale nucleare del mondo e che fa approvare nel Congresso statunitense un bilancio militare record di 770 miliardi di dollari.

Un recente articolo di Paul Craig Roberts, 78 anni, accademico di fama, che è stato Segretario Generale del Tesoro statunitense durante la gestione Reagan, e non può, pertanto, essere considerato di sinistra, sostiene:

“Gli Stati Uniti hanno un cavallo, un cavallo imbizzarrito, come proprio diplomatico nel mondo. Anche il Congresso e l’esecutivo sono pieni di cavalli e di escrementi di cavallo. Il governo degli Stati Uniti è completamente privo di comprendonio. Non c’è alcun segnale di comprendonio nel governo degli Stati Uniti. E di moralità”.

Sembrerebbe che Roberts conoscesse già il tenore di questo ormai storico discorso di Trump ed è bene che i popoli amanti della pace prestino molta attenzione a questo passaggio dello stesso articolo:

“L’America è una barzelletta con armi nucleari, il pericolo maggiore per la vita sulla Terra”.

* Giornalista, membro della Commissione Politica e delle Relazioni Internazionali del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)