Russia, l’Italia agli ordini della Nato. No ai soldati in Lettonia

soldati italiani 675di Fabio Marcelli
da ilfattoquotidiano.it

Mio zio Elia Marcelli, che Tullio De Mauro ebbe a definire il più grande poeta romanesco contemporaneo, descrisse nel suo capolavoro Li Romani in Russia, in 1200 strofe di otto endecasillabi ciascuna, la straziante esperienza di cui fu protagonista con molti altri giovani italiani spediti in Russia a morire dal regime fascista con la criminale spedizione dell’Armir affiancando le orde genocide hitleriane.

Una tragica esperienza che oggi viene riportata alla ribalta dall’inconsulta decisione del governo Renzi di mandare 140 soldati al confine fra Russia e Lettonia. Neanche i peggiori governi democristiani erano mai arrivati a tali livelli di servilismo atlantico. Un prezzo che tutti noi dovremo pagare, oltre che alla mancanza di memoria storica di Renzi e della sua schiera di “nuovisti” privi di radici storiche e culturali, alla sua naturale propensione di svolgere senza alcuna remora il ruolo che più gli si addice, quello di esecutore fedele degli ordini dei poteri forti, in questo caso la Nato.

Nato che, fallito definitivamente il tentativo di ricolonizzare la Russia, destinandola a un ruolo subalterno e trasformandola in terreno di conquista per spregiudicati investitori occidentali e multinazionali finanziarie, sta da tempo agitando lo spauracchio del ritorno dell’Urss per giustificare il proprio riarmo senza precedenti. Del resto è noto come il capitalismo porti la guerra come suo risultato naturale. 

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