Strage di Parigi: non solo condannare

Syria Civil Wardi Jorge Cadima | da Avante!, settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it

Oltre alla necessaria e ferma condanna, la criminale carneficina di Parigi obbliga a trarre conclusioni politiche. E’ intollerabile che le stesse forze politiche, economiche e mediatiche che hanno moltiplicato parole di indignazione contro il terrorismo fondamentalista a Parigi, proseguano nel loro criminale appoggio, promozione, finanziamento e armamento di questo stesso terrorismo fondamentalista, quando questo è diretto contro paesi sovrani che non sono sotto il controllo dell’imperialismo, come nel caso della Libia e della Siria. Il caos, la distruzione e la morte a Parigi sono figli del caos, della distruzione e della morte che – su scala incomparabilmente maggiore, e quale risultato di aggressioni dirette o indirette dell’imperialismo – hanno distrutto paesi e regioni intere e generato l’ondata di rifugiati che ora arriva in Europa.

Non è ammissibile che ci sia silenzio o connivenza con gli atti di terrorismo a Beirut, Baghdad e Damasco – commessi dalle stesse forze che ora massacrano a Parigi. E non è ammissibile che si finga che il terrorismo non abbia padrini al più alto livello del potere politico delle grandi potenze imperialiste e dei loro fedeli alleati. Padrini che usano il terrorismo come arma contro paesi e governi che non eseguono gli ordini.

Chi può negare questo fatto, quando sono gli stessi padrini a confessarlo? Zbigniew Brzezinski, ex consigliere della Sicurezza Nazionale degli USA aveva rivendicato in una famosa intervista alla rivista Nouvel Observateur (15.1.98) il patrocinio nordamericano ai fondamentalisti afghani nel 1979. Orgogliosamente, aveva chiarito che al contrario della “versione ufficiale della storia” tale appoggio al terrorismo fondamentalista non fu offerto per combattere l’ingresso delle truppe sovietiche (che avvenne più tardi) ma “per attrarle nella trappola afghana”. Non è stata la prima né l’ultima volta che l’imperialismo ha fatto ricorso al  terrorismo. Esiste un filo conduttore che lega gli attentati terroristici delle “reti Gladio” in Europa occidentale (in particolare in Italia), i “contras” nicaraguensi, le UNITA e Renamo in Africa, la rete delle bombe nel Portogallo del 1975, e le “Al Qaeda”, i ribelli siriani e l’ISIS, senza dimenticare i massacri dei fascisti ucraini. Questo filo conduttore sta negli appoggi aperti o coperti, dell’imperialismo, dei suoi servizi segreti e militari, dei suoi agenti e alleati sul piano nazionale e regionale. Nell’ottobre 2014, il vicepresidente degli USA affermò in pubblico che “i nostri alleati” Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti “hanno consegnato centinaia di milioni di dollari e decine di tonnellate di armi nelle mani di chiunque lottasse contro [il presidente siriano] Assad: solo che a riceverli sono stati il [Fronte] Al Nusra e gli elementi del jihadismo che arrivavano da tutte le parti del mondo […]. Dove si è andati a parare? […] Nell’organizzazione chiamata ISIL, che era la Al Qaeda in Iraq […] E noi non siamo riusciti a convincere i nostri alleati a cessare le forniture” (Washington Post, 6.10.14). Ma gli alleati non hanno cessato di farlo e l’ISIS ha continuato a crescere. Biden è un falso ingenuo. Anche il Generale Wesley Clark, comandante delle truppe della NATO nella guerra contro la Jugoslavia, ha confessato a CNN (18.2.15) che “l’ISIS è stato creato attraverso il finanziamento di nostri amici e alleati, perché come persone della regione  direbbero “se vogliamo che qualcuno combatta fino alla morte contro Hezbollah [..] si deve cercare i fanatici e irregimentare i fondamentalisti religiosi: è così che si combatte Hezbollah”. Ed è pure così che, nello spazio di 24 ore, si sono avuti i massacri terroristi nel Sud di Beirut (43 morti, 239 feriti) – avendo di mira i civili nelle roccaforti di Hezbollah – e i massacri di Parigi.

Ci mancava solo che le potenze imperialiste che hanno alimentato il mostro ora vengano a usare i massacri di Parigi per, con il pretesto della lotta all’ISIS, giustificare la scalata di guerra. E’ stato proprio ciò che è successo dopo l’11 settembre, con le conseguenze drammatiche che oggi abbiamo davanti agli occhi.