Fuori l’Italia dalla NATO

Cosa accade, mentre in Italia i comunisti e la sinistra anticapitalista sono ancora tra loro divisi?

Non solo l’abbattimento della democrazia borghese residua e la fuoriuscita dal quadro istituzionale e politico nato con la Resistenza; non solo le leggi razziali, le ronde parafasciste , lo sciopero virtuale, lo svuotamento del Parlamento, reso “sordo e muto”. Mentre con una mano la destra mette in ginocchio il movimento operaio complessivo e mette in mora la sinistra divisa, con l’altra rafforza il già poderoso sistema militare e di guerra italiano, rendendolo ancor più subordinato ai disegni imperialisti Usa ( che Obama non ha ancora certamente reso diversi da quelli di Bush) e più funzionale agli interessi dell’ “Azienda Italia”, quella del capitale.

Impressionante è infatti l’aumento di risorse, sia umane che economiche, che il governo Berlusconi ( in pochi mesi, in sordina e senza che nemmeno la sinistra, nemmeno le piazze se ne accorgessero) ha spostato sui fronti caldi: Iraq, Afghanistan, Libano, Kosovo. Una attenta analisi dell’ultima Finanziaria ci dice che il governo Berlusconi aumenta del 15 % circa l’investimento militare complessivo rispetto al governo Prodi, che certo non aveva, già di per sé, brillato nel disimpegno militare. Nella stessa Finanziaria, ad esempio, si sottrae alla Cooperazione il 56% di quanto previsto nel 2008 e i fondi “guadagnati” sono tutti stornati verso la militarizzazione.

Per la guerra in Afghanistan la spesa complessiva preventivabile per l’annuo 2009 è enorme : 500 milioni di euro, il 75% in più rispetto al governo Prodi. Nei Balcani si giungerà, a fine anno, a circa 180 milioni di euro, il 30% in più rispetto a Prodi. Ma l’orizzonte militare della destra

( con conseguente crescita della spesa) si allarga ben al di là delle aree già battute. Poco meno di venti milioni di euro solo per il nuovo personale militare negli Emirati Arabi, nel Bahrain e al Pentagono ( USA), dove i militari italiani partecipano al lavoro complessivo che si svolge per le “missioni” in Iraq e Afghanistan. E aumenti anche in Africa ( circa 5 milioni di euro solo per la Guardia di Finanza italiana impegnata in Libia).

Oltre alle ingenti risorse spudoratamente e drammaticamente sottratte al welfare, alla ricerca, allo sviluppo, agli ammortizzatori sociali, siamo poi di fronte ad una pericolosa velocizzazione della militarizzazione del territorio e ad una sempre più profonda subordinazione e svendita del Paese agli USA e alla NATO.

La base USA di Vicenza ( con partecipazione alle spese, da parte del governo italiano, che ormai si avvia a superare quelle americane); il rafforzamento – in termini militari e strutturali – di ognuna delle 140 basi USA e NATO presenti in Italia; la complicità ( economica, militare e politica) del governo italiano nello scudo spaziale USA; l’insediamento dei comandi navali e spionistici USA a Napoli e Sigonella ( qui vi è un radar di guerra non dissimile da quelli collocati nell’Europa dell’ est e di cui nessuno parla. Radar che, tra l’altro, pare possa essere responsabile di diversi e strani casi di leucemia verificatisi negli ultimi tempi nell’area di Sigonella); i cacciabombardieri nucleari USA F35 a Cameri; la compartecipazione alla costruzione degli Eurofighter; la vasta ed inquietante rete spionistica che parte da Niscemi, in Sicilia ( col consenso e i guadagni della mafia?) e che rappresenta una delle quattro stazioni planetarie USA volte a sorvegliare il mondo e collegare tra loro le azioni militari di aerei, navi e forze terrestri USA e NATO dislocate sull’intero pianeta.

La genuflessione del governo italiano verso gli USA e la NATO assume oggi un’inclinazione che così servile forse non era mai stata prima; il pericolo di coinvolgimento nelle guerre americane è sempre più verosimile; lo spostamento di risorse verso la militarizzazione impoverisce ancor più i lavoratori italiani. Dal Forum Sociale Europeo di Stoccarda del 5 ottobre 2008 si è levato l’Appello per una mobilitazione in tutta Europa contro la guerra e contro la NATO. Dal 2 al 5 aprile 2009 partirà, su scala continentale, una mobilitazione che sfocerà, sabato 5 aprile, nelle piazze di Strasburgo.

Si può ripartire da qui per rilanciare anche in Italia una lotta di massa contro le guerre e contro la NATO. La parola d’ordine “ fuori l’Italia dalla NATO” ha più senso oggi che ieri. E occorre che gli stessi comunisti – per risorgere ed unirsi, per riconquistare sia il loro ruolo storico che quei legami di massa ora tanto compromessi per gli errori compiuti – si mettano decisamente alla testa ( come un tempo) della madre di tutte le battaglie: quella contro la guerra, per “ il pane e la pace”. Contro la NATO.

* direzione Nazionale PRC – direttore de l’Ernesto