Pax Americana

emir-sader-professor-originaldi Emir Sader*ALAI, America Latina en Movimiento

Traduzione di Marx21.it

La rivista The Economist annuncia che il prossimo “Stato fallito” sarà la Libia. Prossimo? Se loro stessi confessano che non esiste uno Stato nel paese, che ci sono due governi, due parlamenti, un conflitto per vedere chi deve dirigere la banca centrale, la compagnia del petrolio, che neppure esiste una polizia, né un esercito nazionale, che vari gruppi di milizie si combattono sul territorio nazionale, che la infrastruttura del paese è a pezzi, che i pozzi di petrolio vengono contesi da diverse milizie, che sono sempre a rischio imminente di esplosione, che le torture e le esecuzioni proliferano. Turchia, Qatar e Sudan appoggiano una fazione, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto un’altra. Se questo non è uno Stato fallito, che cosa è ancora necessario perché lo diventi?

Chi è il responsabile della distruzione di un altro paese nella regione? Già non basta ciò che accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria, nello Yemen?

Occorre ricordare che i bombardamenti che hanno avuto come risultato la distruzione della Libia furono autorizzati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per “proteggere la popolazione civile”, quando già si erano scatenati combattimenti generalizzati per il potere nel paese. Valendosi di questa decisione e interpretandola a suo modo, la NATO ha bombardato sistematicamente il paese, non per dare alcun tipo di protezione alla popolazione civile – chi può essere protetto dai bombardamenti della NATO? -, ma per rovesciare il governo di Gheddafi. E’ a tal punto così che, caduto il regime e assassinato in modo vergognoso il fino allora capo di Stato, massacrato pubblicamente per mano delle milizie, la NATO ha dato per conclusa la propria missione di “protezione della popolazione civile” della Libia, ha sospeso i bombardamenti, e a quanto pare anche le Nazioni Unite hanno pensato la stessa cosa, e la Libia è stata coinvolta in una brutale guerra civile tra milizie armate. Mentre altre bande si sono valse degli armamenti in mano a queste milizie, per perpetrare attentati in altri paesi – come quelli realizzati in Algeria e nello Yemen – e organizzare nuovi gruppi fondamentalisti in tutta la regione. Non si è destabilizzata solo la Libia, ma si è anche attizzato un focolaio attivo di destabilizzazione di vari paesi della regione.

Nel periodo della “guerra fredda” esistevano zone di influenza delle due superpotenze, ma quando si verificavano conflitti gravi – come la sanguinosa guerra tra Iraq e Iran -, il conflitto non si estendeva all’insieme della regione, come invece avviene al giorno d’oggi. Terminata la guerra fredda, con la vittoria del campo occidentale sotto la guida degli Stati Uniti, si sono create le condizioni per l’imposizione della Pax Americana, ormai senza limiti. Si passava da un mondo bipolare a un mondo unipolare, sotto l’egemonia imperiale nordamericana.

Da allora si è passati alla modalità della invasione e distruzione di paesi, di cui Afghanistan e Iraq sono i casi iniziali, ma il cui effetto distruttore si è esteso a paesi come Libia, Siria, Yemen, con la possibilità di estendersi all’insieme della regione. Mai il panorama è stato tanto sconfortante e senza controllo in tutta la regione, con la prospettiva di peggiorare, con l’intensificazione dell’azione militare e politica degli USA, con il coinvolgimento dei suoi alleati – europei, dell’America del Nord, dell’Oceania – in nuove avventure militari.

In conseguenza dei disastrosi e bellicisti interventi guidati dagli Stati Uniti, i talebani sono più forti che mai in Afghanistan, Al Qaeda ritorna prepotentemente, lo Stato Islamico avanza in Iraq e Siria. In risposta, gli Stati Uniti spingono i propri alleati ad impegnarsi in una nuova offensiva militare, che ha tra i suoi effetti, attentati terroristici in Canada, in Australia, ora in Francia, facendo in modo di dare fuoco alle polveri in tutto il mondo.

Questa è la Pax Americana, il mondo promesso dagli USA vittoriosi nella guerra fredda, a loro immagine e somiglianza. Un mondo, come mai in precedenza, così vittima dei tentacoli imperiali e così a rischio per la moltiplicazione degli epicentri di guerra.

*Emir Sader è coordinatore del Laboratorio di Politiche Pubbliche dell’Università Statale di San Paolo, Brasile