Il triangolo strategico Iran-Cina-Russia

Putin Jinping Rouhanidi F. William Engdahl* | da rebelion.org

Traduzione di Marx21.it

I legami politici, economici e militari che si sviluppano tra Iran, Cina e Russia rappresentano ciò che considero il triangolo dorato emergente in Eurasia. Ciò accade mentre sembra che la strategia geopolitica degli USA dal punto di vista dell’amministrazione Trump consista nell’allontanamento di Washington da Iran e Cina, evidenziando così una possibile distensione del confronto tra Washington e Mosca. La geopolitica classica, sul modello di Halford Mackinder o di Kissinger, cerca di evitare la guerra su due fronti che era sul punto di rivoltarsi contro una Washington intenta a modificare gli equilibri di potere. Oggi, la dinamica di una più stretta cooperazione, avviata negli ultimi anni, tra i tre Stati del cuore eurasiatico, sta guadagnando slancio strategico. L’ultimo segnale di ciò è la visita del ministro cinese della Difesa e di alti responsabili russi a Teheran.

Il 15 e 16 novembre a Teheran, durante l’incontro ad alto livello tra il ministro cinese della Difesa, generale Chang Wanquan e il presidente iraniano Hassan Rouhani e il ministro della Difesa Hossein Dehghan, i due importanti paesi eurasiatici hanno firmato un accordo per migliorare la loro cooperazione militare.

L’accordo prevede l’intensificazione della formazione militare bilaterale e una cooperazione più stretta per quanto riguarda ciò che l’Iran considera questioni di sicurezza regionale, con il terrorismo in Siria in cima alla lista. Il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, generale Mohammad Hossein Baqeri, ha dichiarato che l’Iran è pronta a condividere con la Cina la sua esperienza nella lotta contro gruppi terroristi in Iraq e in Siria. Dehghan ha aggiunto che tale accordo rappresenta un “miglioramento nella cooperazione militare e della difesa a lungo termine con la Cina”.

Nelle ultime settimane la Cina si è impegnata direttamente, insieme alla Russia, con l’Iran su richiesta del governo del presidente siriano Bashar Al-Assad, nella guerra contro il Califfato Islamico e altri gruppi terroristi, compreso il Fronte Al-Qaeda/Al Nusra e i suoi numerosi associati. L’accordo formale con Teheran, che ha una considerevole esperienza pratica nella lotta in Siria, rappresenta chiaramente un approfondimento delle relazioni bilaterali tra Cina e Iran.

Mentre Cina e Iran si incontravano a Teheran, anche Viktor Ozerov, capo del Comitato della Difesa e Sicurezza del Consiglio della Federazione Russa, la camera alta del Parlamento, si trovava nella capitale iraniana, dove ha dichiarato a RIA-Novosti che la Russia e l’Iran stavano negoziando una vendita di armi per un importo di circa 10 miliardi di dollari. La Russia fornirebbe carri T-90, sistemi di artiglieria, aerei ed elicotteri all’Iran.

In sintesi, abbiamo un approfondimento dei legami militari tra i tre punti del triangolo eurasiatico emergente. Ciò comporterà enormi conseguenze non solo per la stabilizzazione della situazione in Siria, Iraq e Medio Oriente, ma darà anche impulso alle relazioni economiche emergenti tra le tre grandi potenze del Cuore dell’Eurasia.

Halford Mackinder, il padre della geopolitica britannica, ha spesso definito la Russia potenza del Cuore dell’Eurasia e verso la fine della sua vita, in un articolo del 1943 in Foreign Affairs aveva suggerito che anche la Cina avrebbe potuto giocare lo stesso ruolo geografico e politico della Russia nella medesima zona sulle questioni energetiche.

Oggi, data l’enorme crescita dal 1943 dell’importanza geopolitica dei paesi produttori di petrolio e di gas del Golfo Persico per l’economia mondiale, l’avvicinamento dell’Iran a Cina e Russia sta dando forma alla nuova potenza del Cuore dell’Eurasia.

Un elemento aggiunto dal 2013 è l’iniziativa del presidente cinese, Xi Jinping, di far attraversare tutta l’Eurasia e pure il sud dell’Asia da quella che è chiamata “Una cintura, una via”. La Russia ha concordato ufficialmente di collaborare con la Cina in questo vasto progetto di infrastrutture del valore di molti miliardi di dollari, per collegare i mercati emergenti dell’Asia centrale all’Iran, e potenzialmente alla Turchia, grazie a una rete di treni ad alta velocità e infrastrutture portuali collegate che, da ora alla fine del decennio, inizieranno a trasformare il valore economico di tutta l’Eurasia.

Il commercio Cina-Iran

Nonostante le dure sanzioni degli USA e dell’UE contro l’Iran, il commercio sino-iraniano era aumentato ancora prima che l’accordo nucleare del 2015 eliminasse alcune sanzioni. Il commercio bilaterale è passato da 400 milioni di dollari nel 1989 a circa 52 miliardi nel 2014. La Camera di Commercio e Industria Iran-Cina è cresciuta da 65 membri del 2001 a 6.000, il che indica l’intensità della cooperazione economica.

Con l’abolizione delle sanzioni nel gennaio 2016, il presidente cinese Xi Jinping si è recato a Teheran, dove i due paesi hanno firmato importanti accordi economici. A seguito dei colloqui del 23 gennaio, il presidente iraniano Rouhani ha annunciato che “Iran e Cina hanno concordato di aumentare il loro interscambio commerciale fino a 600 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni”, aggiungendo che i due paesi “hanno deciso di stabilire relazioni strategiche come è riflesso in un to documento prospettico riguardante i prossimi 25 anni”. D’altra parte, l’Iran ha accettato la cooperazione nel campo dell’energia nucleare e ha partecipato ufficialmente alla Conferenza organizzata dalla Cina “Una cintura, una via”, un progetto a cui la Russia e i paesi dell’Unione Economica Eurasiatica avevano già accettato formalmente di unirsi nel 2015.

Iran: collegamento chiave

Il progetto cinese “Una cintura, una via”, a volte denominato anche Nuova Via della Seta, è un brillante progetto geopolitico, economico, militare e culturale. Permetterà ai paesi membri di essere molto più protetti contro il potere navale degli USA, che possono bloccare il commercio marittimo  di merci vitali provenienti dall’Europa e dal Medio Oriente, e che devono attraversare lo stretto di Malacca, pattugliato dagli Stati Uniti. Mentre Washington e Bruxelles impongono sanzioni economiche al commercio russo con l’Europa, la crisi ucraina ha costretto la Russia a una seria “svolta verso est”, in particolare verso la Cina.

Ciò che è emerso dopo il colpo di Stato ucraino del 2014 su impulso degli USA per affrontare la Russia è la cooperazione strategica tra le tre grandi potenze, Iran, Cina e Russia; esattamente ciò che Brzezinski aveva descritto nel suo libro “La Grande Scacchiera”, quale rappresentazione della maggiore sfida geopolitica che avrebbe dovuto affrontare la supremazia eccezionalista statunitense, dopo la distruzione dell’Unione Sovietica da parte di Washington tra il 1989 e il 1991.

Brzezinki affermava allora che “il modo con cui gli USA gestiscono l’Eurasia è fondamentale. Una potenza che domini l’Eurasia controllerebbe due delle tre regioni più avanzate ed economicamente più produttive del mondo. Un semplice sguardo alla mappa suggerisce anche che il controllo dell’Eurasia comporterebbe quasi automaticamente la subordinazione dell’Africa, rendendo l’emisfero occidentale e l’Oceania (Australia) geopoliticamente periferici rispetto al continente centrale del mondo. Circa il 75% della popolazione mondiale vive in Eurasia, e anche la maggior parte della ricchezza fisica mondiale si trova lì, sia nelle sue imprese che nel sottosuolo. L’Eurasia rappresenta circa i tre quarti delle risorse energetiche mondiali conosciute”.

L’Iran è strategico per la coesione eurasiatica, nel quadro dello stato di avanzamento dell’infrastruttura “Una cintura, una via” cinese. La Cina non è solo un importante acquirente di petrolio iraniano, ma anche il suo maggiore esportatore. L’Iran è anche vitale per il progetto cinese per la creazione di centri manufatturieri e logistici totalmente nuovi e di nodi strategici in Asia centrale e in Europa. E, come segnala il consulente strategico indiano Debalina Ghoshal, la Cina “ha forte interesse per la situazione geostrategica dell’Iran, sia ai bordi del Mar Caspio che a quelli del Golfo Persico. Il sito permette alla Cina di realizzare il suo progetto “Una cintura, una via”.

L’Iran è già collegato in parte a una sezione recentemente completata di questo progetto, in Cina. Dall’inizio del 2015, il trasporto ferroviario ha cominciato a circolare attraverso la nuova tratta Zhanaozen-Gyzylgaya-Bereket-Kyzyl Atrek-Gorgan, terminata nel dicembre 2014, con la velocità impressionante di soli cinque anni di lavoro.

Questa linea ferroviaria unisce l’Iran con la Cina attraverso il Turkmenistan e il Kazakhistan, membro fondatore del progetto dal momento in cui Xi Jinping lo aveva inaugurato durante la sua visita nel 2013. Il nuovo collegamento ferroviario, noto con il nome di Transnational Rail Corridor, unisce l’Iran al Kazakhistan attraverso il Turkmenistan e la frontiera con la Cina. La nuova linea si estende lungo 908 chilometri, partendo da Uzen in Kazakhistan (120 Km.) passando per Gyzylgaya-Bereket-Etrek, in Turkmenistan (700 Km.) e terminando a Gorgan, in Iran (88 Km.). Grazie a questo nuovo collegamento ferroviario, il traffico delle merci passa dai camion alla ferrovia, perché la linea unisce tutti i porti i terminali chiave dell’intera regione del Mar Caspio.

La ferrovia tra Uzen e Gorgan, recentemente completata nel quadro del progetto “Una cintura, una via” trasforma l’importanza economica di una parte intera dell’Asia Centrale. Modificherà l’intera importanza economica di questa vasta regione. Bereket, in Turkmenistan, nel centro dell’esistente linea Trans-Caspio, che unisce Turkmenbashi sul Mar Caspio con l’Uzbekistan, il Kazakhistan orientale e la Cina, si trasformerà in un grande centro di manutenzione dei locomotori, con un terminale ultramoderno che lo renderà un importante centro di trasporto delle merci.

Inoltre, il governo turkmeno sta costruendo un grande porto a Turkmenbashi che consentirebbe nuovi potenti collegamenti commerciali con la Federazione Russa, via mare. Il collegamento ferroviario a Gorgan in Iran è già collegato con la rete ferroviaria nazionale iraniana e in tal modo permetterà il trasporto ferroviario tra Cina, Asia Centrale e Golfo Persico. Il percorso si riduce di 400 chilometri, e si riduce anche il tempo di trasporto più o meno della metà, passando dagli attuali 40-60 giorni a circa 25-30. E’ un enorme progresso economico.

Mosca e Teheran sono impegnate in negoziati sulla costruzione di un canale marittimo che unisca il Mar Caspio con il Golfo Persico attraverso l’Iran. Russia, Azerbaigian e Iran hanno anche convenuto di accelerare i negoziati su un corridoio per il trasporto Nord-Sud, che in parte transiterebbe al largo della costa occidentale del Mar Caspio dalla Russia verso l’Iran, attraverso l’Azerbaigian. Il corridoio Nord-Sud, una volta terminato, ridurrà il tempo di trasporto dall’India all’Asia Centrale e alla Russia, dagli attuali 40 giorni per unire Mumbay, in India, con Mosca, a 14 giorni, senza passare per il congestionato e costoso Canale di Suez.

In tutti i punti dell’Eurasia che prendiamo in esame, dal Golfo Persico e il Mar Caspio alla Russia, al Kazakhistan, al Turkmenistan e alla Cina, si sta sviluppando il processo in corso, per la prima volta dall’epoca dell’originale Via della Seta, più di duemila anni fa. Si costruisce un nuovo spazio economico, il Cuore dell’Eurasia. Se il governo turco si unisse senza riserve a tale progetto, il potenziale della trasformazione eurasiatica sarebbe enorme. Resta da vedere ciò che gli Stati Uniri, sotto la presidenza Trump, faranno o non faranno per cercare di distruggere questo bellissimo edificio eurasiatico. Se si dimostrasse saggio come aveva promesso, Trump dovrebbe riconoscere che questo tipo di sviluppo rappresenta l’unico avvenire per gli Stati Uniti che non comporti fallimento, depressione economica o guerre di distruzione. In ogni caso, e sempre più, il resto del mondo  sembra deciso a procedere senza l’ “unica superpotenza”.

*Giornalista statunitense, specialista in questioni energetiche e geopolitiche