La variabile curda occupa un posto centrale nel conflitto siriano

kurdos gringosdi Alfredo Hurtado
da misionverdad.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

L’ingresso diretto della Russia nel conflitto siriano ha fermato la balcanizzazione della nazione. Dopo l’ipotetica caduta della Siria l’obiettivo successivo era il Libano, tagliando il sostegno storico siriano a Hezbollah e prevedendo anche il taglio delle forniture dall’Iran, che doveva essere l’ultimo paese a cadere, questo era il sogno dello stato terrorista di Israele che aspira al suo “spazio vitale”.

Quello che hanno fatto (finora) è stato di fermare un accordo firmato dalla Siria, dall’Iran e dall’Iraq nel luglio 2011 per stendere un oleodotto che collegasse il deposito iraniano di South Pars, il più grande del mondo, con la Siria ed il Mediterraneo, cosa che avrebbe riaffermato la sua condizione di “pietra angolare” con un ruolo importante nella situazione energetica della regione, risultando quindi un’alternativa ad altri gasdotti che sono sotto il controllo di aziende statunitensi ed europee.

Ma il gasdotto è solo uno dei tanti motivi che hanno guidato l’aggressione contro la Siria, e vanno inclusi temi come religione, territorio, energia ed imperialismo. Ogni forza belligerante persegue i propri obiettivi.

Recentemente è tornata rilevante la questione curda in Siria e sembra che in futuro determinerà gli eventi nella nazione araba. Sfortunatamente il popolo curdo è stato usato per lungo tempo al servizio degli interessi delle diverse potenze coloniali. A volte hanno agito come mercenari per il miglior offerente. Se torniamo indietro di qualche decennio i curdi iracheni sono stati usati dagli Stati Uniti nel nord dell’Iraq contro Saddam Hussein, quest’ultimo rispose in modo criminale per fermare la divisione del paese. Furono lasciati soli e soffrirono anche attacchi con armi chimiche.

Nel 1962 in Siria fu condotto un censimento della popolazione, il quale rilevò che in questa nazione vivevano solo 162 mila curdi. Alla fine del secolo scorso, durante la guerra civile tra la Turchia e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), un milione di curdi turchi cercarono rifugio in Siria, un paese che concedeva loro asilo politico. Attualmente sono 2 milioni e la Repubblica Araba Siriana ha concesso loro la nazionalità nel 2011. All’inizio del conflitto in corso i curdi hanno difeso la Siria con le armi e gli stipendi forniti da Damasco.

Sfortunatamente all’inizio del 2014 gli Stati Uniti offrirono ai capi delle diverse tribù curde installate in Turchia, Iraq e Siria la vecchia promessa della creazione di uno Stato, molti accettarono la proposta. Fu un tradimento brutale che diede loro riparo in un momento critico.

All’inizio la Russia ha sostenuto il progetto di creare una regione autonoma curda in Siria, secondo il modello delle repubbliche autonome russe. Mosca ha preso poi coscienza del fatto che la situazione nella Repubblica araba siriana non ha nulla a che vedere con ciò che esiste nella Federazione russa. Le minoranze siriane sono talmente mescolate che non esiste una regione del paese in cui una di esse sia maggioranza.

Ankara non vuole permettere che un Kurdistan siriano possa servire da retroguardia per il PKK. Non vogliono il mantenimento dell’integrità territoriale della Siria, piuttosto sostengono l’idea di una nazione curda nei territori della Siria e dell’Iraq, ciò avverrebbe deportando milioni di curdi che si trovano nel loro territorio, attraverso una pulizia etnica che sarebbe intollerabile in questo secolo.

Durante i secoli i leader curdi hanno, purtroppo, preferito le alleanze con grandi potenze invece di accordi con i popoli con cui vivevano, così facendo hanno posto i propri interessi al di sopra di quelli che dovrebbero rappresentare. Ci sono anche divisioni e tradimenti tra i diversi partiti curdi. Massud Barzani, leader dei curdi iracheni, ha firmato un patto con Erdogan contro i clan presenti in Turchia e in Siria. Gli Stati Uniti li hanno usati a loro piacimento, concedendo supporto e portandoglielo via quando entrava in conflitto con i propri interessi. Una volta il Segretario di Stato Henry Kissinger fu attaccato dal comitato di senatori rispetto alla mancanza di lealtà verso i curdi, e lui rispose che “la politica estera americana non è una questione di filantropia.”

Israele è interessato alla balcanizzazione della Siria e dell’Iraq perché così gli sarà più facile controllare le piccole repubbliche. Dal tempo della Guerra Fredda Israele mantiene strette relazioni con il clan Barzani attualmente al potere nel Kurdistan iracheno. Inoltre appoggia Turchia e Stati Uniti nell’idea di creare uno stato curdo senza toccare i territori turchi. La creazione del nuovo Stato significherebbe l’espulsione o il massacro delle popolazioni arabe e cristiane assire che vivono nel nord della Siria, che un tempo ospitarono i curdi in fuga dalla repressione turca.

Non va dimenticato che lo stato islamico è una creazione dei servizi di intelligence occidentali, che ne garantiscono il controllo in Turchia. Ecco perché per anni questo paese è stato la base logistica dei gruppi terroristici nel nord della Siria. Dopo l’abbattimento del Sukhoi SU-24 russo il 24 novembre 2015 da parte dei combattenti F-16 dell’Aeronautica Militare turca, la Russia ha iniziato a rivelare con prove inconfutabili quello che era un finto segreto a proposito del saccheggio immorale del petrolio iracheno e siriano con il sostegno della Turchia.

Durante la presa di Yarablus (a nord di Aleppo) da parte dell’esercito turco i jihadisti dello stato islamico che controllavano la città siriana si ritirarono obbedendo agli ordini del loro mentore turco, senza resistere. Erdogan, carico di arroganza per il rapido spiegamento sul territorio siriano, ha cercato di prendere Manbij ma questa zona era la linea rossa che non doveva attraversare secondo i piani degli Stati Uniti. Nel tentativo di oltrepassare la linea le forze corazzate turche sono state vittime dei missili anticarro forniti dai servizi segreti statunitensi ai curdi, ciò fermò bruscamente le ambizioni di Erdogan sul nascere ma lo lasciò carico di molto risentimento ed odio.

A seguito delle minacce turche di attacco imminente contro i curdi alleati degli americani ad Afrin, nel nord della Siria, le Unità di Protezione Popolare (YPG) hanno confermato l’inizio del bombardamento di Ankara nell’area. Il “Free Syrian Army” (ELS) si è unito all’offensiva turca. I curdi subiranno un nuovo tradimento e gli Stati Uniti apparentemente li lasceranno di nuovo soli come è successo in passato. Vale la pena notare che l’ELS non sposterebbe mai un semplice pezzo di artiglieria senza coordinamento con i servizi di intelligence statunitensi.

La Francia ha convocato un incontro urgente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere gli ultimi sviluppi nella regione e, di fronte alla forte protesta ed al ricatto della controparte turca, ha cercato di minimizzare l’invasione della Siria settentrionale affermando che la sua priorità è la situazione dei “diritti umani” a Guta Oriental e Idlib, esattamente due aree in cui l’esercito arabo siriano effettua intense offensive contro i gruppi di terroristi più brutali. La Francia non ha più una politica estera propria e sovrana, da anni oramai segue gli Stati Uniti.

La Repubblica Araba di Siria è uno Stato sovrano e nessuno degli attori esterni ed interni ha il diritto di strapparle parte del suo territorio per creare una nuova entità. Se i leader del YPG rifletteranno e rispetteranno l’integrità del territorio siriano rompendo qualsiasi patto con potenze straniere, la fine del conflitto arriverà prima del previsto. Sfortunatamente non c’è molta speranza che la leadership curda si renda conto di ciò.

La situazione è ulteriormente complicata dai disparati interessi fra le entità belligeranti del conflitto. Gli Stati Uniti sono interessati a mantenerlo vivo ed attivo, per giustificare l’installazione di basi permanenti nel territorio siriano. La Turchia annuncia che Afrin non è per forza un limite territoriale alla sua invasione. I prossimi eventi determineranno l’immediato futuro della Siria e della regione.