“13mila morti nel carcere di Saydnaya”. Tutto quello che non torna del rapporto-propaganda di Amnesty contro la Siria

saydnaya siriadi Francesco Santoianni
da lantidiplomatico.it

“La prigione di Saydnaya è il posto in cui lo stato siriano massacra silenziosamente il proprio popolo.” Comincia così – svaporate le sue ultime bufale – l’ennesima, gigantesca, campagna mediatica di Amnesty International contro la Siria. Questa volta, imperniata sul carcere di Saydnaya: il “mattatoio del popolo siriano”.

Intanto, prima di soffermarci su questa campagna mediatica, una premessa. Non sono certo da escludere – anzi, sono da ritenersi estremamente probabili – atrocità all’interno delle carceri di una Siria aggredita da una guerra che ha già provocato 250.000 morti. Atrocità che dovrebbero essere comunque denunciate anche se colpissero soltanto jihadisti e tagliagole incarcerati in quanto colpevoli (o solo accusati) di crimini abominevoli. Ma è questo che oggi fa Amnesty International? Si direbbe di no. E (al di là di qualche articolo di circostanza) continuando a concentrare le sue campagne mediatiche solo contro i presunti crimini del “tiranno di turno” (MilosevicSaddamGheddafiAssad…) Amnesty – come oggi evidenzia un suo prestigioso ex sostenitore, Tim Hayward – diventa il megafono dei Signori della Guerra Umanitaria.

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